Rookie night: battuti i Buccaneers

Si fa la storia al Raymond James Stadium di Tampa, dove per la prima volta una partita NFL viene diretta da una crew formata interamente da arbitri di colore. Jerome Boger è il referee di questa crew, che indossa il numero 23 in onore di Burl Toler, primo arbitro afroamericano della storia della NFL, e questo sarà l’unico acuto della serata per una crew che, in molte occasioni, ha lasciato un po’ a desiderare.

Si fa la storia anche per tre rookie dei Rams, però. Cam Akers, Van Jefferson e Jordan Fuller, che mettono a segno i primi touchdown ed i primi intercetti della loro carriera in una partita che i Los Angeles Rams vanno a vincere senza discussioni grazie ad un primo tempo fenomenale in attacco ed al solito secondo tempo modello “Lockdown” della difesa che, partita dopo partita, continua a sfidare (e regolarmente vincere) il ranking DVOA di “Football Outsiders”, che ancora si ostina a non considerarla tra le top 3 della lega.

C’era molta attesa da entrambe le parti per questo Monday Night. A Los Angeles si cercava una conferma dopo la bella vittoria con i Seahawks della scorsa settimana, mentre a Tampa Bay si cercava di non perdere terreno nei confronti dei Saints nella corsa al titolo della NFC South. Il 27-24 finale premia infine i Rams, che affiancano Seattle in testa alla division (con il tie break momentaneamente favorevole), mentre per i Buccaneers la battuta d’arresto è di quelle che preoccupano un po’, soprattutto per la prestazione in attacco.

Che sarebbe stata una lunga serata per Tom Brady e compagnia lo si capiva subito dal primo drive, in cui la difesa dei Rams riusciva a fermare i Buccaneers e costringerli al punt. L’attacco dei Rams, invece, marciava per tutto il campo grazie alla splendida intesa tra Goff e Kupp, e trovava il touchdown del vantaggio con un passaggio di Goff per Woods.

Tampa Bay reagiva subito e pareggiava i conti con Evans, che trasformava un passaggio sulle 5 yard in un touchdown grazie ad un second, third ed anche fourth effort che trascinava in end zone il malcapitato Troy Hill.

Grazie a questa azione, Tampa Bay prendeva fiducia e riusciva a bloccare il seguente drive dei Rams ed a portarsi in vantaggio con una breve corsa di Fournette, ma era un classico fuoco di paglia, perché i Rams impattavano immediatamente il punteggio con una pregevole ricezione del rookie Van Jefferson.

Tutto sembrava indicare che le squadre sarebbero andate all’intervallo in parità, ma McVay era in modalità aggressiva, ed invece di giocare in maniera conservativa l’ultimo minuto di gioco come è solito fare, aggrediva il campo, aiutato da un Jared Goff spiritato che completava a raffica fino a riuscire a riunire la squadra sulla linea di scrimmage per uno spike ad un secondo dalla fine, mostrando idee chiare, determinazione e leadership, cioè tutto quello che normalmente si dice gli manchi.

Matt Gay, il terzo kicker diverso per i Rams quest’anno, piazzava la palla tra i pali e portava i Rams in vantaggio a metà tempo: 17-14.

Nel secondo tempo cambiavano gli interpreti, ma la musica restava la medesima. In attacco i Rams sostituivano Kupp con Woods, che diventava il terminale preferito di Goff, ma lo stesso quarterback commetteva qualche errore di troppo, rischiando di consegnare la partita agli avversari. Tampa Bay, però, non ne approfittava, anche perché la difesa di Los Angeles entrava nella sua versione “secondo tempo”, quella, cioè, che ha subito solo trentasei punti in tutta la stagione.

Goff si faceva intercettare alla terza azione del secondo tempo, ma Tampa Bay riusciva a mettere solamente tre punti sul tabellone con un calcio di Succop, mentre dall’altra parte Matt Gay sbagliava il calcio dalle 44, continuando la striscia negativa dei kicker per Los Angeles. L’errore poteva costare caro, ma Jordan Fuller fermava subito Brady mettendo a segno il primo intercetto in carriera. Poche azioni dopo era l’altro rookie Akers a varcare la goal line per la prima volta, portando i Rams sul 24-17.

Si proseguiva scambiandosi punt fino a metà del quarto quarto, quando Goff rimetteva in gioco i Buccaneers facendosi intercettare un passaggio da Whitehead. Stavolta Brady ne approfittava ed il passaggio per Godwin pareggiava lo score sul tabellone.

Tutto da rifare per Los Angeles, dunque, ma questa volta Goff era nuovamente in palla. McVay forse era un po’ troppo conservativo, ed i Rams arrivavano sulle 24 avversarie per poi ingolfarsi con due giochi di corsa senza senso. Stavolta Gay non sbagliava, e piazzava tra i pali la palla del 27-24.

Due minuti e spiccioli sul cronometro sono una vita e mezza, se dall’altra parte della linea hai Tom Brady, che di rimonte negli ultimi due minuti ne ha fatto un vero e proprio manuale d’uso per l’utente.

Per sua sfortuna, però, Jordan Fuller non aveva ancora fatto in tempo a leggere il manuale, per cui si intrometteva nei piani del numero dodici, intercettandolo per la seconda volta e consegnando, di fatto, la partita ai Rams, che restituivano la palla a Tampa Bay con un punt ma con zero secondi sul cronometro.

Vittoria importante, quindi, per Los Angeles e sconfitta un po’ dura da digerire per Tampa Bay, non tanto per come si è sviluppata, perché tutto sommato i Rams hanno tenuto il pallino in mano quasi sempre, ma per le ramificazioni che si porta dietro in chiave playoff. Domenica, infatti, al Raymond James Stadium arriveranno i Kansas City Chiefs, uno degli ossi più duri che potesse capitare dopo una sconfitta del genere. Riuscirà Tom Brady a mantenere viva la statistica che non lo vede sconfitto per due settimane di fila con troppa facilità?

I Rams, invece, ospiteranno i San Francisco 49ers nel primo dei quattro scontri divisionali previsti nelle ultime cinque giornate che modelleranno la classifica di una NFC West che ha ancora tutto da giocarsi.

I rookie, finalmente – Ci sono volute undici giornate, ma finalmente anche per i Rams sono arrivate buone notizie dai rookie. In realtà, soprattutto per Fuller, le buone notizie erano arrivate fin da subito. Jefferson ed Akerrs hanno trovato il primo touchdown, Fuller i primi due intercetti, risultando nuovamente decisivo come già gli era successo (intercetti a parte) nelle prime giornate. Ridendo e scherzando si sono portati a casa quattro palloni ricordo e, soprattutto per quanto riguarda Jefferson ed Akers, hanno confermato di poter essere utili alla squadra già ora. Jefferson ha involontariamente elevato le prestazioni di Reynolds che, probabilmente spinto dalla concorrenza per il ruolo di ricevitore numero tre, sta producendo la sua miglior stagione da quando è ai Rams, ed anche Akers ha messo un po’ di pepe nella lotta tra i running back, con il risultato di avere una buona produzione da tutto il comitato.

Passing offense – Di fronte alla miglior difesa contro le corse, McVay ha dovuto ripiegare sul gioco aereo (non che la scelta gli sia costata chissà quanto…), ed il reparto aereo ha risposto alla grande. Con Goff che guadagna 376 yard (terza partita consecutiva oltre le trecento) e la coppia Kupp/Woods sopra le 10 ricezioni (prima volta nella storia della franchigia) e sopra le 100 yard, i Rams hanno sfruttato tutto quello che la difesa a zona dei Buccaneers gli ha lasciato. Goff ha giocato bene in ogni occasione, risultando particolarmente efficace nella conversione dei terzi down e nelle giocate sotto pressione grazie anche ad una grande prestazione della linea, che non ha fatto sentire più di tanto l’assenza di Whitworth, ottimamente sostituito da Noteboom.

Una difesa da secondo tempo – Ormai è un motivo ricorrente: nel primo tempo la difesa dei Rams prende le misure all’avversario e poi, nella seconda frazione di gioco, tira giù la saracinesca e non ce n’è più per nessuno. A farne le spese, stavolta, nientemeno che Tom Brady, pressato, asfissiato ed intercettato in un secondo tempo da incubo per il sei volte campione del mondo. Molto del merito va a Brandon Staley che, a dispetto dello scetticismo che ne aveva circondato la nomina a defensive coordinator, è riuscito anche là dove un guru come Wade Phillips aveva fallito: essere un muro contro le corse senza per questo concedere più di tanto sui passaggi.

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