Kroenke chiude il portafoglio

Giornata calda, quella di ieri a New York durante il no meeting dei proprietari. Non solo delle e-mail della vicenda WFT che hanno portato alle dimissioni di Gruden si è parlato, ma anche della causa tra NFL e città di St.Louis per lo spostamento dei Rams a Los Angeles, che andrà a dibattimento il prossimo dieci gennaio dopo una lunga fase di indagine.

La causa non sta andando affatto bene, per la NFL ed i Rams. La lega ha perso diverse mozioni e le è anche stata negata la possibilità di un0audizione alla Corte Suprema. L’ultima carta che ha giocato è quella di portare la causa fuori da St.Louis, probabilmente in Florida, per avere un giudizio imparziale.

Tutto questo sta costando decine e decine di milioni in parcelle legali, soldi che finora sono stati pagati in larghissima parte dal proprietario dei Rams Stan Kroenke, in base ad un accordo di indennizzo in caso di azioni legali, che i Rams (ma anche i Chargers ed i Raiders) avevano sottoscritto per poter intraprendere il processo di spostamento della franchigia.

Alla riunione di ieri, però, Robert Goodell, dopo aver chiesto a Kroenke di uscire dalla stanza, ha informato i proprietari NFL che, attraverso i propri legali, Kroenke ha fatto sapere di non volersi più attenere all’accordo firmato, cessando quindi di pagare le parcelle milionarie per la causa in corso. A quanto si apprende, la decisione sarebbe basata sul fatto che il comitato dello stadio di Carson (principale concorrente di Kroenke e sostenuto dalla coppia Chargers-Raiders) avrebbe inviato alla città di St.Louis parecchi messaggi nei quali si insinuava che NFL e Rams stessero violando una serie di regole per lo spostamento della franchigia, con lo scopo di screditare il progetto Kroenke in favore del proprio. Tali mail sarebbero state acquisite dal tribunale di St.Louis che ha istruito la causa e ne avrebbe fatto l’impianto centrale dell’accusa, rendendo precaria la posizione di NFL e Rams, che rischiano seriamente di perdere la causa. Inoltre, Kroenke contesta anche il fatto che, oltre all’accordo di indennizzo, sia successivamente stato praticamente obbligato a concedere ai Chargers l’utilizzo dello stadio alla cifra simbolica di un dollaro l’anno senza ricevere assolutamente nulla in cambio. Infine, la brutta piega che la causa sta prendendo pare sia anche dovuta, oltre alle succitate mail, alla deposizione di un proprietario (di cui non si sa il nome), che non sarebbe stata propriamente impeccabile, inguaiando Rams e NFL.

Tra i proprietari si è scatenato il putiferio, ovviamente, con John Mara (Giants) a tirare le fila degli scontenti, ricordando che l’accordo di indennizzo “è l’unico motivo per cui i Rams hanno potuto spostarsi a Los Angeles, e chiunque fosse presente a Houston il giorno in cui fu firmato, è bene a conoscenza di questo fatto”.

A mettere giù il carico ci ha pensato Robert Kraft, proprietario dei Patriots, uno dei componenti della commissione che valutò lo spostamento delle franchigie nel 2016. Ad ognuno dei componenti è stato chiesto di produrre fino a otto anni di documentazione finanziaria, ma non solo, a riguardo della questione spostamento. Jerry Jones, lo stesso Kraft, Mara e Hunt (Chiefs) sono anche stati pesantemente multati per non aver fornito tutti i documenti richiesti, e Kraft ha cincluso dicendo che se far parte di un commissione significa finire in beghe legali, dover fornire documentazione finanziaria ed essere anche multati, allora non farà più parte di alcuna commissione.

A difesa di Kroenke si è schierato il solo Jerry Jones, innanzitutto ricordando che Kroenke ha fatto moltissimo per la NFL, creando anche “il nostro stadio da 6 miliardi di dollari” ed il nuovo quartier generale sulla costa ovest, ma soprattutto ha ricordato come agli inizi della sua era ai Cowboys, la NFL lo portò in tribunale per questioni di sponsor, e lui controquerelò la NFL, facendogli perdere un sacco di soldi, cosa che potrebbe avvenire anche con Kroenke se dovesse perdere la causa per quelle e-mail arrivate dal comitato dello stadio di Carson.

Una lotta tra miliardari, insomma, per stabilire chi debba pagare le parcelle degli avvocati, ma anche un segnale di come a Park Avenue non tutto stia andando per il verso giusto, ultimamente, e gli animi siano abbastanza agitati.

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