Questa volta è vero, soprattutto perchè lo ha confermato direttamente Chip Rosenbloom: i Rams sono in vendita. Lo sono da tempo, in realtà, cioè da poco dopo la morte di Georgia Frontiere, ma sembrava una cosa destinata ad avverarsi a lungo termine, anche perchè Chip Rosenbloom e la sorella Lucia Rodriguez avevano più volte dichiarato che avrebbero continuato a gestire la squadra senza lasciare intendere che la loro priorità fosse venderla.
Ora invece, complice anche l’investitura ufficiale di un colosso come Goldman & Sachs per la ricerca di un potenziale acquirente, i tifosi degli arieti possono mettersi l’anima in pace: il cambio di proprietà è imminente.
Imminente non vuol dire che venderanno domani mattina, ma se si è passati dal “vediamo se si fa avanti qualcuno” al “cerchiamo qualcuno” l’accelerazione è notevole ed evidente a tutti.
La preoccupazione maggiore, infatti, non è tanto se la squadra verrà venduta o meno, quanto se il nuovo proprietario la manterrà a St.Louis oppure se, per la quarta volta nella storia, si faranno armi e bagagli verso una nuova destinazione, probabilmente di nuovo a Los Angeles.
Forbes ha recentemente valutato la squadra intorno ai 920 milioni di dollari, per cui l’acquirente dovrebbe sborsare tra i 450 ed i 500 milioni, dal momento che i Rosenbloom venderanno la loro quota pari al 60% del totale.
Nella vicenda ci sono alcune cose da tenere in considerazione. Rosenbloom ha sempre dichiarato che la sua intenzione era di far si’ che la squadra rimanesse a St.Louis, città natale della madre, ma in realtà sembra che nessun investitore locale si sia fatto avanti. E non potrebbe essere diversamente, dal momento che St.Louis è una delle città americane in cui la recessione mondiale si sta facendo più sentire, se è vero, come è vero, che anche un colosso come la Anheuser-Busch ha ridimensionato lo storico stabilimento della Budweiser in città, che era rimasto l’ultimo grosso baluardo contro la crisi.
Sulla città pesa anche l’accordo tra i Rams e l’amministrazione locale, secondo il quale se lo stadio non sarà considerato tra i migliori otto della NFL i Rams saranno liberi di cercarsi un’altra città nel 2014, e non si vede come ciò possa accadere.
L’Ed Jones Dome, infatti, nonostante sia stato costruito solamente 15 anni fa e nonostante una ristrutturazione in atto dal costo di 30 milioni di dollari, è uno degli stadi peggiori di tutta la lega, anche perchè nel frattempo i due terzi delle squadre hanno rinnovato o ristrutturato il proprio stadio o addirittura ne hanno costruito uno nuovo.
Una buona soluzione sarebbe che l’attuale socio di minoranza Stan Kroenke, acquistasse il necessario per diventare proprietario di maggioranza, ma il fatto di possedere già i Nuggets in NBA e gli Avalanche in NHL lo mette fuori dai giochi per una regola NFL che impedisce ai proprietari NFL di possedere altre franchigie in città dove la NFL ha una squadra.
Ultimamente pare si sia fatto avanti Dave Checketts, che un paio di anni fa acquisì la squadra di Hockey di St.Louis (i Blues). Checketts sostiene di essere a capo di un gruppo di investitori pronti a rilevare il 60% dei Rams posseduto dai Rosenbloom, ma al momento nessuno degli investitori sembra in grado di garantire l’acquisizione del 30% secco, come richiesto dalle regole NFL, che obbligano le cordate ad avere al loro interno una singola persona che si faccia carico come minimo del 30% del pacchetto azionario della franchigia.
Poco seguito hanno le voci che vorrebbero il multimiliardario Roski interessato all’acquisto, forte del suo piano per un nuovo stadio a Los Angeles. Roski non ha l’appoggio nè della città di Los Angeles nè, tantomeno, della NFL, per cui l’acquisizione da parte sua sembra davvero impossibile, ad oggi, anche se ci ricordiamo tutti come nella NFL il vento cambi repentinamente quando ci sono di messo i presidenti morti.
Sembra anche difficile fare appello ai tifosi, che sembrano essere sempre meno affezionati alla squadra, dopo averla supportata alla grande nei primi anni di miseria dopo lo spostamento da Los Angeles ed ovviamente durante i fasti dei Superbowl e playoff a ripetizione. Negli ultimi due anni almeno in tre partite (Washington, Pittsburgh e Green Bay) i tifosi avversari erano di più rispetto ai locali, ed in molte occasioni il Dome si svuotava alla fine del terzo quarto, quando le partite erano oramai perse. Le ultime due disgraziate stagioni hanno dato il colpo di grazia ad una tifoseria forse passata troppo repentinamente dalla polvere agli allori e ben abituatasi in un batter d’occhio.