E’ davvero difficile trovare le parole adatte per raccontare quello che è andato in scena domenica sera all’Ed Jones Dome di St.Louis, dove si affrontavano i Rams padroni di casa e gli arcirivali 49ers. La rivalità che da sempre divide queste due franchigie era una garanzia abbastanza solida di poter assistere almeno ad un incontro combattuto, anche solo nell’intensità del gioco se non proprio nel punteggio.
Ed invece ci è toccato assistere alla sagra del punt, alla fiera del three-and-out, con una squadra che non riusciva a produrre nulla dal punto di vista offensivo e l’altra che, forse per non sfigurare nel confronto, si aseguava e mostrava un gioco asfittico, senza mordente e soprattutto prevedibile e telefonato, tanto che anche la disastrata difesa dei Rams riusciva a mettere a segno un paio di sack contro un attacco che nelle ultime partite ne aveva subiti solo quattro.
Più delle parole, però, i numeri della partita dopo la fine del primo tempo possono rendere meglio l’idea.
9 primi down totali, 139 yards di total offense complessivo (52 yards per i 49ers ed 87 per i Rams), 8 yards di yards su passaggio per i 49ers, 36 per i Rams, ma soprattutto ben dieci punt, cinque a testa, con Donnie Jones costretto a ripetere lo stesso punt per ben tre volte nel secondo quarto a causa di continue penalità.
E se lo spettacolo delle squadre in campo era pessimo, la crew arbitrale non era da meno, con continue flag girate, chiamate un po’ cervellotiche e addirittura un blocco nella schiena su un ritorno di punt prima chiamato, poi annullato dal referee e poi riassestato dopo le proteste di Spagnuolo durante il time out pubblicitario, per finire con un surreale dialogo a microfono aperto del referee con i suoi collaboratori, ripresi a gran voce per aver sbagliato il posizionamento della palla dopo un punt (con tanto di minaccioso “who made that mistake?” urlato due volte a beneficio di tutto lo stadio a microfono aperto).
Unica luce in questo buio profondo, era il field goal di Josh Brown, che piazzava la palla tra i pali dalle 54 yards (ma poi, allo scadere del secondo quarto, ne falliva uno piu’ semplice dalle 45, tanto per non stonare nel piattume generale).
Sullo splendido risultato di 3-0 per i Rams le squadre andavano al riposo. In una partita normale ci si aspetterebbero degli aggiustamenti, delle contromosse per cercare di uscire dall’impasse offensivo da parte di entrambe le formazioni, anche perchè, parliamoci chiaro, la poca produttività degli attacchi non era data dalla supremazia delle difese, ma proprio dall’incapacità di far funzionare uno schema qualsiasi da parte delle due squadre. Invece Rams e Niners ricominciavano da dove avevano lasciato: un three and put a testa, e via andare.
Improvvisamente, l’attacco di San Francisco trovava la luce. Smith completava per 17 yards, e Gore ne aggiungeva altre 34 su corsa e 22 su passaggio, prima che il fullback Norris trovasse la via dell’end zone avversaria per il primo touchdown in carriera.
Era solo un lampo, però. Boller rimpiazzava Null, colpito duro nel drive precedente, ma la musica non cambiava, e le due squadre tornavano a scambiarsi vicendevolmente i punt fino al quarto periodo, quando un’altra fiammata illuminava la partita.
Brown aveva appena portato i Rams sul 7-6 dopo uno strepitoso ritorno di punt di Amendola da 56 yards, quando Smith trovava in profondità Vernon Davis, che salutava la maldestra copertura di Bartell e si involava per 73 yards ed il touchdown che gli permetteva di eguagliare il record di Antonio gates per il maggior numero di ricezioni in TD per un tight end.
Per i Rams era il colpo finale. Costretti anche a sostituire l’ultima guardia di ruolo dopo l’ennesimo infortunio che questa volta toccava al rookie Allen III, i Rams presentavano una linea d’attacco composta dal venditore di hot dogs, due maschere dello stadio e due addetti alla sicurezza interna, il che significava sack a ripetizione (saranno 8 alla fine per i Niners)e totale impossibilità di guadagnare terreno.
I niners colpivano ancora due volte con Gore e finalmente lo scempio aveva fine. Ai Niners la prima stagione non perdente da sei anni a questa parte, ai Rams la prima scelta nel draft del prossimo Aprile, al pubblico una sensazione di nausea poco rassicurante per l’indegno spettacolo a cui avevano appena assistito.
Nota a margine: la partita di domenica è stata quasi sicuramente l’ultima in carriera per Isaac Bruce, uno degli eroi della magica stagione 1999 in quello stesso Ed Jones Dome che l’ha lungamente applaudito, nonostante i Rams abbiano aspettato fino alla fine della partita per inquadrarlo sul jumbotron e riservargli il giusto tributo da parte dei fans.