L'immagine che riassume alla perfezione la partita di domenica sera all'Ed Jones Dome è quella di Steven Jackson che urla e strepita in huddle facendo un mostruoso cazziatone a Roger Saffold che ha appena commesso una delle sue stupide penalità di offside in un momento topico della partita. L'intensità di Jackson, che è stato il vero trascinatore della squadra domenica sera, è stata davvero contagiosa, tanto che tutta la squadra di St.Louis ha giocato come gli era accaduto solamente nelle quattro vittorie in preseason.
Già, la squadra della preseason. In molti si sono chiesti in queste settimane dove fosse finita la squadra che aveva saputo tenere il campo e giocare con intensità e costanza per tutte le partite di Agosto, facendo ben sperare per la stagione regolare sia i tifosi che i giornalisti e, più, in generale, tutti gli addetti ai lavori che davano i Rams come la squadra dell'anno. Una parziale risposta la si è avuta durante la partita contro i Saints, che persino i bookmakers più spregiudicati davano alla stratosferica quota di 1.08 tanto era scontata la vittoria di New Orleans, reduce dall 62-7 con cui avevano seppellito quel che resta degli Indianapolis Colts.
Che la partita sarebbe stata totalmente diversa da come ci si aspettava, lo si capiva fin dalle prime battute. Con Bradford ancora fuori, McDaniels doveva nuovamente fare affidamento su Feeley per il ruolo di quarterback, ma al posto delle chiamate conservative della scorsa settimana, che avevano fatto metter su buoni numeri per il quarterback di riserva ma avevano prodotto pochi punti, McDaniels decideva di giocarsi il tutto per tutto con un playcalling aggressivo e spregiudicato.
Feeley iniziava a sparare profondo sin dall'inizio, e sebbene i risultati fossero i soliti incompleti, c'era la netta sensazione che fosse solo quetione di tempo, come poi in effetti è stato.
La presenza di un ricevitore come Brandon Lloyd, un tipo di giocatore che mancava terribilmente, senza nulla togliere al buon Amendola che quest'anno e lo scorso si era ritrovato ricevitore numero uno per cause di forza maggiore, si faceva immediatamente sentire, e permetteva a McDaniels di combinare meglio le chiamate, lasciando sempre la difesa sul chi va là e dando un po' di respiro per uno Steven Jackson indemoniato al punto di guadagnare, alla fine, quasi 160 yards e segnare due touchdown.
Dove si fosse nascosto Lloyd per le prime otto giornate, lo si sapeva: a Denver. Quello che ancora non si sa, invece, è dove si fosse nascosta la difesa che ha giocato domenica sera. Una pass rush devastante, con Chris Long finalmente decisivo ed un Robert Quinn anch'egli sugli scudi, capace anche di boccare un punt. Un pacchetto di linebacker che ha concesso qualche yard a Pierre Thomas solo nell'occasione del touchdown, contenendo il gioco di corsa per il rsto della partita in maniera egregia. Erano davvero gli stessi che hanno permesso ad un rookie dei Cowboys di correre quasi trecento yards? E la secondaria difensiva che addirittura intercetta Brees e riporta la palla in end zone proprio quando i Saints stavano cercando di rimontare i 24 punti di svantaggio con cui avevano incredibilmente finito il primo tempo?
Ma, permettetemelo, il mistero più profondo è quello di Spagnuolo. Un coach che si gioca un quarto tentativo al primo quarto? Un coach che approva un gameplan spavaldo come quello di McDaniels? E' questo lo Spagnuolo vero? Oppure quello che in questi anni ha più volte dimostrato di tirarsi indietro nel momento in cui bisogna rischiare ed affondare il piede sull'acceleratore?
Sicuramente la vittoria 31-21 di domenica contro i Saints si candida come l'upset dell'anno, viste le premesse, ma potrebbe anche costituire il punto di ripartenza degli arieti, che ora hanno di fronte a loro un calendario decisamente più agevole e che avranno nella doppia sfida con i Niners l'occasione per effettuare una rimonta, proprio ai danni di San Francisco, che avrebbe dell'incredibile.
Non è finita finchè non è finita, e a San Francisco lo sanno bene!