Lo sguardo perso nel vuoto di Pat Shurmur, ma ancor più l'espressione affranta e disperata di Ryan Pontbriand dopo aver sbagliato il long snap che ha determinato la sconfitta dei Browns sono il ritratto di una partita dove le due squadre in campo hanno dato il peggio di loro stesse e che non ha sancito un vincitore ma solo uno sconfitto.
Si, alla fine il tabellone dice che i Rams hanno segnato 13 punti ed i Browns solamente 12, ma considerare questo risultato una vittoria per St.Louis sarebbe oltremodo oltraggioso.
Su entrambi gli attacchi hanno decisamente prevalso le difese, e la differenza l'ha fatta, oltre al field goal da 22 yards di Dawson deflettato da Hall a meno di due minuti dalla fine, la capacità dei Rams di varcare la end zone invece di accontentarsi del calcio da tre punti.
Se il touchdown pass di Bradford su Lloyd ha fatto la differenza sul tabellone del punteggio, ciò che invece si è visto in campo è stato un attacco palesemente incapace di trovare soluzioni in red zone, in cui Bradford si trova in chiara difficoltà dando la netta impressione che se al suo posto ci fosse ancora Feeley i Rams avrebbero vinto la partita della scorsa settimana con i Cardinals e portato a casa quella di questa settimana con i Browns in carrozza.
Erano molte le sfide che davano a questa partita un sapore particolare. Bradford e McCoy si affrontavano per la prima volta dopo essere usciti dal college, e l'ex QB di Texas si è disimpegnato decisamente meglio di Bradford. A McCoy è mancato solo il TD pass, trovato invece da Bradford, ma ha tenuto il campo e gestito l'attacco nettamente meglio. Sottoposto ad una costante pressone dlalla linea difensiva dei Rams, McCoy ha spesso trovato comunque il modo di completare passaggi approfittando di ogni spiraglio lasciato dalla secondaria dei Rams, che sappiamo ormai essere tutt'altro che imperforabile. Bradford ha invece sparato diversi palloni fuori misura e, nel complesso, pur mostrando doti di gran combattente è parso spesso non sapere che pesci pigliare e non aver ben chiaro cosa fare.
Buona parte di questa involuzione di Bradford sembra essere dovuta alla scellerata decisione di non ingaggiare un quarterback coach, affidando tale ruolo allo stesso McDaniels, ma l'offensive coordinator sembra essere troppo preso ad installare il suo sistema offensivo con, finora, dubbi risultati, per potersi occupare della crescita di un quarterback che, al secondo anno, avrebbe dovuto consolidare quanto di buono si era visto nella sua stagione d'esordio.
Strettamente legata alla sfida tra quarterback era anche quella tra Shurmur e McDaniels, ovvero l'attacco dei Rams dello scorso anno, spesso accusato di essere troppo conservativo per quanto riguarda il gioco sui passaggi, e quello di quest'anno, presentato come il sistema che avrebbe lanciato Bradford nell'olimpo dei quarterback ed invece, almeno fino ad ora, è sembrato spesso un motore che gira a tre.
Anche in questo caso Shurmur ha oscurato McDaniels con un game plan vario e fantasioso, che è riuscito a tirare fuori il meglio dall'attacco dei Browns per le prime 80 yards, inceppandosi in red zone, è vero, ma dando una chiara sensazione di superiorità rispetto alle chiamate spesso incomprensibili che dall'altra parte del campo faceva McDaniels. C'è da chiedersi dove avesse tenuto nascosto questo playcalling Shurmur negli scorsi anni, ma questa è un'altra faccenda.
Infine c'era la sfida tra i Rams e Chris Ogbonnaya che, pur non essendo in competizione diretta con Steven Jackson per chiara inferiorità iniziale, aveva una certa voglia di rivalsa nei confronti del team che lo aveva tagliato un po' troppo precipitosamente.
Tutto sommato Ogbonnaya ha sostituito degnamente Peyton Hillis, diomostrando che un ruolo da backup di Steven Jackson non era poi così campato per aria.
I Rams possono vantare la solita prestazione quadrata della difesa che ormai, da qualche partita a questa parte, sembra avere trovato la propria dimensione, nonostante i grossi problemi ancora una volta palesati nella secondaria. Non bisogna dimenticare che proprio il reparto difensivo arretrato è stato il più bersagliato dagli infortuni, ed anche questa settimana ha dovuto registrare l'addio per la stagione (e probabilmente per sempre, vista l'ormai non più verde età) da parte di Al Harris. L'ex Packer si è rotto il crociato anteriore del ginocchio destro, ed è il nono (si, avete letto bene: NONO) cornerback a finire in injury reserve dall'inizio del camp.
Sul fronte infortuni registriamo anche la rottura del crociato per il TE Hoomanawanui (stagione finita e futuro con i Rams piuttosto incerto, per lui, vista l'estrema fragilità delle sue articolazioni) ed i colpi alla testa subiti dal DB Stewart e dal tackle Saffold, che però non sembrano destare particolari preoccupazioni.
Questa mancata sconfitta è poco più che un brodino caldo per i Rams, che si preparano ad affrontare quei Seahawks che lo scorso anno li estromisero in extremis dai playoff, ma a Rams Park si raccatta tutto quello che viene, e questa settimana si ringrazia la manina santa di James Hall che è riuscita a toccare il pallone calciato da Dawson di quel tanto che è bastato per fargli cambiare la traiettoria. Domani, poi, si vedrà cosa riserva la prossima partita.