La dodicesima sconfitta stagionale per i Rams, 20-13 contro i Bengals nella giornata in cui cadono gli imbattuti Packers e vincono i sempre sconfitti Colts, porta con sè qualche piccola nota positiva, nonostante tutto.
Dopo 14 partite, ed eccettuata quella con i Saints che, ormai è assodato, è stata giocata da un’altra squadra sotto mentite spoglie, abbiamo finalmente visto un po’ di vita in cabina di regia. C’è voluto il carneade di turno, quel Kellen Clemens che aveva lanciato l’ultimo TD pass nel 2007, quando militava nei NY Jets, per rivedere un gioco decente da parte di un quarterback in maglia bluoro (anzi, in maglia gialloblù, dal momento che i Rams vestivano la divisa del 1999 in onore della nomina di Marshall Faulk nel Ring of Fame di St.Louis). Intendiamoci, nulla per cui valga la pena di strapparsi i capelli, niente di fenomenale, solo un gioco tranquillo, senza lanci sparacchiati a casaccio dieci yards più corti o più laterali rispetto al ricevitore, ma quasi mai in affanno, sempre abbastanza rapido nelle letture e nelle decisioni. Sicuramente Clemens avrà avuto a disposizione un playbook limitato e, soprattutto, si sarà limitato a una, più raramente due letture oltre al ricevitore primario, ma in fin dei conti si è disimpegnato benino, trovando anche Lloyd e Pettis in posizioni non semplici e prendendo spesso la decisione migliore, come quando ha cercato Jackson come valvola di sicurezza per tre volte consecutive nel secondo tempo.
Ovviamente tutto ciò non è bastato ai Rams per evitare la dodicesima sconfitta su quattordici partite, perchè in fin dei conti l’attacco è quel che è, e McDaniels è riuscito a chiamare dei giochi incredibili anche con il playbook assottigliato a disposizione di Clemens.
Come classificare, infatti, il tentativo di end around per Lloyd, non certo un fulmine di guerra in quanto ad accelerazione per girare l’angolo, oppure la sweep con un piotch laterale goffissimo per Jackson o ancora una flip-90 ancora su Lloyd, sempre in situazioni di terzo e corto?
Quello di McDaniels è in effetti un mistero che si va infittendo sempre più, man mano che passano le giornate. Ci si chiede dove sia finito il genio offensivo visto in opera ai Patriots, e la risposta non può essere solo che è facile essere un OC quando hai Brady e compagnia cantante a disposizione. Sembra quasi, anche se non è possibile che sia così, che McDaniels non prepari la partita durante la settimana, limitandosi a chiamare degli schemi a caso scartabellando il playbook come si fa con Madden alla console o sul PC.
Per il resto, si è trattato di ordinaria amministrazione. La solita difesa che ha retto finchè ha potuto per poi collassare nel quarto periodo, il solito attacco che si incarta in sè stesso e nelle proprie penalità (anche se, questa volta, è stato necessario fare i conti con una delle peggiori prestazioni da parte di una crew arbitrale da molti anni a questa parte), il solito show di incompetenza mista a mancanza di coraggio sulla sideline.
Esauriti i cornerback la settimana scorsa, Spagnuolo per questa partita ha optato per schierare quattro safety di ruolo, con due di esse, ovviamente, spostate all’esterno. Il risultato è stato abbastanza positivo, considerate le premesse, e solo in un paio di occasioni i Bengals sono riusciti a bruciare nel profondo il backfield difensivo.
In linea d’attacco abbiamo assistito ad una prestazione altalenante, soprattutto in fase di protezione sulle corse. Bajema, Goldberg e Brown hanno alternato blocchi efficaci, che hanno permesso a Jackson di correre qualche yard, ad amnesie totali, costate un paio di sack a Clemens, e tutto sommato il voto alla linea offensiva rimane appena appena sotto la sufficienza.
Una nota di merito la guadagna sicuramente il pubblico. Molti i posti vuoti, e moltissima la gente presente solo per il tributo a Marshall Faulk nell’intervallo, ma a livello vocale credo sia stata la miglior partita dell’anno all’Ed Jones Dome, riuscendo anche a far commettere un paio di offside all’attacco dei Bengals manco fosse l’Arrowhead Stadium. Sono tempi difficili per essere tifosi dei Rams, soprattutto a St.Louis, con le continue voci di ritorno a Los Angeles della franchigia, ma lo zoccolo duro dell’Ed Jones Dome non molla, e continua a dare il suo supporto a questa squadra anche se non è del tutto meritato.