La firma del contratto di Janoris Jenkins, il problematico cornerback draftato lo scorso aprile, comincia a diventare un caso molto particolare. Uno dei due giocatori rimasti ancora da mettere sotto cntratto tra quelli draftati, Jenkins ha iniziato a causare ai rams proprio quel tipo di problemi che la maggior parte degli addetti ai lavori aveva previsto: quelli fuori dal campo. La disputa sul suo contratto si è arenata su uno scoglio del tutto particolare e, se vogliamo dirla tutta, irregolare. Pare infatti che Jeff Fisher abbia stretto un accordo con Jenkins prima di decidere di draftarlo. Questo accordo prevedeva che Jenkins si affidasse ad un consulente finanziario per gestire il futuro ingente patrimonio derivante dalla firma del contratto con i Rams.
La richiesta di Fisher appariva sensata, in quanto la situazione di Jenkins non è delle più promettenti. Poco più che ventenne ha già quattro figli da tre donne diverse ed un’altra probabile paternità in arrivo. È facile immaginare, qui di, che il ragazzo non sia proprio la persona più cosciente ed accorta rispetto al proprio futuro, e l’ingaggio di un consulente finanziario non potrebbe fargli che bene. Ovviamente tutto ciò non è dettato da un particolare spirito caritatevole da parte di Fisher, ma il su intento è quello di togliere al ragazzo eventuali preoccupazioni esterne per permettergli di concentrarsi unicamente sul gioco, sulla squadra e sulla sua carriera.
Purtroppo per Fisher, tale tipo di accordo è espressamente vietato dal nuovo CBA, e l’agente di Jenkins ha tirato in mezzo la NFLPA per cercare di risolvere la questione che, tuttavia, non appare risolvibile in breve tempo.
A volte chi cerca trova, e andare a mettersi deliberatamente dei potenziali problemi in casa non è mai la mossa migliore da fare.