Un insolito pareggio tra Rams e 49ers

 

Nel coniare la celebre frase “A tie is like kissing your sister”, il coach di Navy Eddie Erdelatz intendeva sottolineare la sensazione di assoluta indifferenza che l’americano medio ha verso il concetto di pareggio in una partita, tanto da considerarla un’incompiuta. 
Il pareggio per 24-24 tra Rams e 49ers al Candlestick Park, però, è stata tutt’altro che un’incompiuta, perchè al di là della mezza vittoria che va a corroborare la classifica di entrambe, molto di quello che è successo in campo (e fuori) ha avuto ed avrà una grande importanza per entrambe le squadre.
I Rams, reduci dalla disastrosa trasferta europea, avevano l’assoluta necessità di risollevarsi da una sconfitta che avrebbe potuto spaccare in due una stagione tutto sommato positiva. Non aiutava di certo doversi presentare al cospetto dei Niners, odiati rivali storici, una delle migliori difese della lega ed uno dei campi più difficili. A complicare le cose ci si mettevano anche i provvedimenti disciplinari verso i due rookie Jenkins e Givens, sospesi a causa de non meglio precisate infrazioni del codice interno della squadra. Togliendo uno dei cornerback più promettenti dell’ultima infornata ed uno dei ricevitori più esplosivi, l’attacco e la difesa dei Rams sembravano destinati a morte sicura.

I Niners apparivano in piena salute, con i due Smith (a guidare i rispettivi reparti e Patrick Willis pronto a far scrocchiare le ossa di qualche back avversario.
Sul campo, però, le cose apparivano totalmente differenti. I Rams, beneficiando del ritorno del ricevitore Amendola e soprattutto dell’offensive tackle Saffold, mostravano di essere giunti a San Francisco determinati a giocarsi tutte le proprie chances, e dopo un solo quarto si trovavano in vantaggio per 14-0, lasciando il pubblico di casa incredulo ed ammutolito.
Una buona dose di Steven Jackson, davvero in “beast mode”, spianava la strada alla play action di Bradford che, con una protezione della linea finalmente all’altezza, riusciva a completare una buona serie di passaggi, ritrovando in Amendola le due mani sicure nelle quali far finire il pallone in caso di necessità.
Oltre a Jackson, trovava gloria verso il touchdown anche quel Brian Quick che, in sede di draft, avrebbe dovuto essere il ricevitore di punta di questa stagione ma che, fino ad ora, ha ampiamente deluso, al punto che anche contro i Niners, nonostante il touchdown e soprattutto nonostante l’assenza di Givens., ha partecipato a soli sette giochi offensivi in tutta la partita.
Dall’altra parte Gore non trovava varchi, stretto nella morsa di Brockers e Langford in linea di difesa, mentre Alex Smith doveva fare i conti con Long e Quinn ma soprattutto con una secondaria che marcava attentamente i ricevitori in maglia rossa.
Quando poi nel secondo quarto, dopo aver accorciato le distanze, i Niners perdevano Smith per una durissimo, ma legale, colpo di Jo-Lonn Dunbar, la quasi totalità dei tifosi di San Francisco si rassegnava a dover assistere ad una sconfitta dei propri beniamini, considerando che il backup Colin Kaepernick non sembrava assolutamente all’altezza della partita.
Dopo un field goal di Zuerlein che chiudeva il primo tempo sil 17-7 per i Rams, la musica cambiava, e nel terzo periodo erano i Niners ad uscire prepotentemente grazie alle sorprendenti giocate di Kaepernick.
Il sostituto di Smith trovava il touchdown personale dopo una cervellotica decisione di Fisher che accettava una penalità facendo giocare ai Niners un terzo e sette anziché declinarla e metterli di fronte alla scelta tra accontentarsi di tre punti e convertire un quarto e due non proprio agevolissimo.
La partita sembrava girare definitivamente a favore dei padroni di casa quando, sul kickoff successivo, Isiah Pead perdeva la palla che, per la terza volta nella partita, finiva direttamente nelle mani di un giocatore di San Francisco. Nell’azione immediatamente successiva Gore portava palla all’esterno e, grazie ai magistrali blocchi della propria linea e di Vernon Davis, metteva a segno il touchdown del 21-17.
I Rams recuperavano la calma e, con un bellissimo drive da 80 yard, e grazie anche ad una splendida finta di punt di Hekker (la seconda della giornata), Bradford trovava Austin Pettis in end zone a un minuto dalla fine, riportando avanti i blu oro 24-21.
In questo ultimo minuto di partita Kaepernik compiva il suo capolavoro. I Rams mettevano in campo la solita, odiosa prevent defense che, ormai da anni, tutti hanno capito che l’unica cosa che previene è la vittoria per chi la utilizza, lasciando un ampio spazio tra i tre/quattro rusher ed il resto dei giocatori, risucchiati nel profondo in copertura da tracce molto verticali dei ricevitori dei Niners. Uno scramble dopo l’altro, Kaepernik portava Akers a portata di calcio, e la partita andava così in overtime.
Qui succedeva di tutto. Il primo gioco del tempo extra era una bomba di Bradford per Amendola, che riceveva e veniva placcato sulle tre yard avversarie. E’ quasi fatta, se proprio va male ci si accontenta di un field goal e si cerca di fermare i Niners sul loro drive successivo. E invece no. Un ricevitore non si era allineato bene, incorrendo così nella penalità di formazione illegale. Amendola si vedeva così annullare per la seconda volta (l’altra era stato un punt return terminato sulle due avversarie) un guadagno consistente che avrebbe messo i Rams in posizione ottima.
I Niners riuscivano quindi a fermare l’attacco dei Rams e, dopo aver ricevuto il punt conseguente, andavano per vincere la partita. La difesa dei Rams era ormai scollata e sfilacciata, e cadeva sotto le corse di Gore e Kaepernik ed i lanci di quest’ultimo, ma riusciva comunque a costringere San Francisco a tentare un field goal.
Figurarsi se qualcuno si preoccupava, in casa Niners. 40 yard di calcio per Akers sono un nulla. Da quella distanza piazzerebbe la palla tra i pali anche bendato, una mano legata e calciando di tacco.
Ed invece il calcio di Akers va largo a sinistra, lasciando i Rams in vita.
Bradford corre a riprendere il casco che aveva ormai lasciato in panchina, convinto come tutti che la partita sarebbe finita sul calcio di Akers, e porta, sebbene con qualche difficoltà, Zuerlein in raggio da field goal. Meno di due minuti al termine dell’overtime e field goal da 53 yards. Non facilissimo, ma anche per Zuerlein i calci da oltre le 50 yards non destano particolari preoccupazioni.
Parte lo snap, Zuerlein calcia e la palla finisce dritta in mezzo ai pali. I Rams vincono e, per la terza volta, esultano. Ma bisogna rifare tutto. Lo snap è avvenuto una frazione di secondo dopo che il play clock aveva raggiunto lo zero, quindi si ricalcia da cinque yard indietro.
Al secondo tentativo il calcio di Zuerlein è totalmente fuori bersaglio, così, incredibilmente, la partita resta in pareggio, nonostante qualche giocatore, come Amendola e Gholston, si chieda dove diavolo vadano tutti, una volta finito il tempo, perché pensavano che bisognasse giocare un altro tempo supplementare.
In definitiva a Rams Park possono essere moderatamente soddisfatti per la prestazione offerta, anche se le troppe penalità e le disattenzioni dovranno essere in qualche modo risolte, perché continuano ad essere uno dei principali motivi per cui i Rams non riescono a vincere le partite.
Nella rabbia per la mancata vittoria, invece, a San Francisco possono comunque tirare un sospiro di sollievo perché, per come si era messa la partita, si è rischiato una sconfitta inattesa, ma soprattutto perché Kaepernik ha dimostrato che, con opportuni accorgimenti soprattutto sul gioco aereo, può essere una più che valida alternativa ad Alex Smith, in caso di necessità.
L’appuntamento per la prosecuzione della sfida è per il 3 dicembre all’Ed Jones Dome. Non mancate!

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