Terza sconfitta, ma i progressi continuano

Terza partita di preseason e terza sconfitta per i Rams, che cedono il passo di misura (27-26) ai Denver Broncos, i quali ottengono a loro volta la prima vittoria in questa preseason. Nonostante la sconfitta, però, i segnali positivi continuano ad essere numerosi, così come i progressi rispetto alle prime due partite sono chiari ed evidenti. Giova inoltre ricordare che la sconfitta arriva per aver tentato una trasformazione da due punti a pochissimo dal termine della partita, una scelta che Fisher non avrebbe mai e poi mai preso in regular season, mandando presumibilmente la partita ai supplementari. E poi ancora, la partita tra i titolari è finita nel èrimo tempo, ed ha visto i Rams prevalere per 20-10, ed è proprio da quel primo tempo che arrivano i maggiori segnali positivi.

Sam Bradford ha sfoderato un’altra prestazione pressochè perfetta. Un paio di lievi imprecisioni su due passaggi e la mancata reazione al blitz in occasione del secondo sack, sono gli unici appunti che si possono sollevare alla sua prestazione, altrimenti decisamente positiva. Non si sono visti grossi cambiamenti rispetto ai playbook provati nelle due partite precedenti, soprattutto in termini di tracce e utilizzo dei ricevitori, enyrambe tenute abbondantemente nascoste. Jared Cook è stato chiamato in causa più spesso, finendo anche con il segnare un touchdown, ma per il resto Austin e Givens hanno corso delle traiettorie piuttosto basilari, riuscendo comunque a catturare qualche pallone interessante.

Un leggero passo ndietro si è avuto sul gioco di corsa, dove Richardson non è riuscito ad esprimersi al meglio, mentre Pead e Cunningham hanno fatto vedere qualcosina nel secondo tempo, ma senza grossi acuti.

Si conferma anche a linea d’attacco, la cui protezione sui passaggi è ottimale. Qualcosa da registrare sul gioco di corsa, ma anche in questo caso Schottenheimer sembra aver tenuto per sè le combinazioni di bloccaggio più complesse, che si sono invece viste più volte durante il training camp.

La difesa è stata nuovamente morbida. Come Fisher ha già puntualizzato più volte, in preseason preferisce mantenere un approccio meno aggressivo per cercare di minimizzare gli infortuni il più possibile. Avendo di fronte un genio dell’audible come Manning, non sorprende il fatto che abbia cercato di ottenere il massimo da ciò che la difesa avversaria gli concedeva. Alla rush dei quattro uomii di linea corrispondeva spesso un drop profondo in copertura di linebacker e defensive back, che lasciata un cuscino di dieci yards proprio oltre  la linea di scrimmage, zona che Manning ha colpito spesso proficuamente per tutto il primo tempo.

Il lato positivo della difesa è arrivato però da due situazioni importanti: i placcaggi ed i turnover. I placcaggi sbagliati che avevano caratterizzato le partite contro i Browns ed i Packers sono decisamente diminuiti, anche se Ogletree ne ha sbagliato più di uno ad inizio partita. Ma è stato lo stesso Ogletree a rifarsi ampiamente, prima causando un fumble e riportandolo in touchdown, poi sfiorando un intercetto che invece gli è pienamente riuscito successivamente, trasformando un inizio di partita zoppicante in una prestazione superba. Il ragazzo è sicuramente ancora molto acerbo, ma il potenziale è davvero notevole, e nel giro di un paio di stagioni Ogletree potrebbe diventare il punto di riferimento di una difesa che aspira a confermarsi tra le migliori della lega.

Nella posizione di Safety McLeod ha fornito una prestazione piuttosto altalenante, in sostituzione dell’infortunato Stewart. L’impressione è che Fisher si affiderà ancora a quest’ultimo, quando recupererà dal problema muscolare che l’ha tenuto fuori da questa partita.

La nota dolente, anzo dolentissima, viene ancora una volta dai rincalzi. Il secondo tempo, giocato dalle seconde e terze linee. è stato ai limiti dell’inguardabile, con rari spunti positivi. Particolarmente preoccupante la situazione della linea d’attacco, che con le riserve in campo ha fatto dieci passi indietro rispetto al primo tempo, e quella del quarterback. Kellen Clemens, entrato solo nel finale per dare spazio al quarto QB Jenkins, sembra oramai destinato al taglio, ma nè Austin Davis nè lo stesso Jenkins hanno mostrato di essere all’altezza, anche se a loro discolpa va detto che, come accennato poche righe fa, la linea d’attacco era un colabrodo, e la protezione era praticamente inesistente.

Abbiamo lasciato per ultimo Tavon Austin. Se Schottenheimer lo sta nascondendo come ricevitore, Fisher ha deciso di mostrare al mondo le sue potenzialità come ritornatore. Finora Austin non aveva avuto grosse possibilità di ritornare decentemente un punt, ma ieri notte  Denver ha potuto farlo ben due volte, ed è stato sensazionale.

Il primo ritorno si è fermato dopo ottantuno yard solo perchè l’uomo davanti a lui non ha assolutamente fatto un buon lavoro in fase di bloccaggio, permettendo all’ultimo uomo di arrivare a placcare Austin sulle tre yards. Nel secondo ritorno, Austin si è inventato letteralmente un varco, ci si è infilato e per poco no se ne fuggiva intoccato in touchdown.

Se Schottenheimer riuscirà a farlo ricevere in campo aperto, con le qualità mostrate Austin sarà davvero difficile da limitare per le difese avversarie.

Prossimo appuntamento a martedì, quando il roster passerà da 100 a 75 giocatori ed avremo le prime sentenze definitive.

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