La testardaggine di un’Ariete

Avevo deciso di non scrivere nulla dopo la partita con i Panthers. In fondo che rimane da dire? Cadiamo nella trappola del nervosismo e finiamo all'asilo con Jenkins che fa battute sulla moglie di Smith, ed invece di arrabbiarsi il Wr di Carolina si mette a giocare più forte e gli fa un Td in faccia, come fanno i professionisti; passiamo da un Chris Long che viene espulso, ad un Dahl che continua a litigare con tutti, anche con chi dà una spintina, regolarissima, a Bradford che cadendo chiude la sua stagione e forse, speriamo di no, la carriera. 
Che dire di una partita che si poteva vincere serenamente, visto come si muovevano i nostri, ed invece è finita con una sconfitta pesante, un espulso e il nostro leader e Qb fuori per almeno tutta la stagione? Frustrazione. 
Potevamo presentarci al Monday Night con i Seahawks con un 4-3 e invece ci andremo con un 3-4 e con Clemens a lanciare la palla. 

Bradford era in un buon momento, alla faccia di tutti i suoi detrattori: 1687 yard lanciate, 14 Td, 4 intercetti, con un rateo da 90.9. Mica male. 
Ad inizio partita sembrava che anche Brian Quick, Tavon Austin e Jared Cook fossero rientrati negli schemi offensivi; certo mancava ancora qualcosa, ma sembravano dettagli da sistemare durante la partita. Piccoli aggiustamenti da fare "su misura" per i Panthers in quella serata specifica. 
A fine primo tempo, eravamo 17 a 5 per loro ma ancora con un'ottimo piglio. Certo c'erano sempre le marcature larghe della secondaria ma c'eravamo. Poi il delirio. 
Ora cosa possiamo aspettarci dai nostri arietini? Fisher ha suonato la carica con qualcosa che in italiano suona circa così "E' il momento che tutti gli altri, allenatori compresi, facciano un passo avanti"; insomma bisogna andare avanti e impegnarsi di più senza Sammy e ognuno deve prendersi il proprio fardello di responsabilità in più. 
Tutti sperano in un secondo miracolo alla Kurt Warner e all'improvviso si fa strada un risvolto che coinvolge il vero Kurt: su Twitter salta fuori una frase sibillina della leggenda vivente di tutti noi, Kurt Warner, che dice circa: "A volte una parte di me vorrebbe chiamare una squadra che ha bisogno di un QB per vedere se sono ancora capace, ma l'altra parte di me urla: – Idiota, goditi la pensione! -". Boom. 
Ci guardiamo allo specchio, tutti sudati, una rinfrescata e ritorno improvviso ad una realtà fatta di un Salary Cap che tuttalpiù ci permetterà di ambire al ritorno di Austin Davis. Un Davis diverso da quello che due anni fa, aveva fatto sperare molti: quest'anno in preseason ha abbondantemente deluso. 
Non volevo scrivere nulla questa settimana, ma poi un istinto mi ha portato a scrivere proprio in quella che, salvo ulteriori disastri, sarà ricordata come la nostra settimana decisiva. In negativo, ovviamente. 
E' difficile essere tifosi adesso, ma è proprio questo il senso del sostegno ad una squadra, credo. Tiferemo per Clemens, continueremo a guardare gli sviluppi di Tavon Austin, sperando che finisca questa usanza di fare fallo quando lui fa qualcosa di vagamente decente, tiferemo per Long, sia Chris che Jake, ameremo Dahl, Cook, Pettis, Kendricks, impazziremo di gioia per ogni segnatura di Quick o di Stacy, e ci arrabbieremo ogni volta che fallirà un'intervento Johnson, o Stewart. Ameremo Ogletree, quello scemo di Jenkins, Finnegan e tutti gli altri. Li sosterremo con o senza Bradford, con le maglie blu oro o quelle (più belle) giallo blu. Se l'occasione lo richiederà saremo pronti anche a lanciare degli "Urrà" per Schottenheimer. 
Certo ci piacerebbe ogni tanto anche provare anche dei piaceri, così tanto per variare, ma siamo o non siamo la squadra più sorprendente del globo terraqueo? Spero proprio di si.

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