Tavon Austin schianta i Colts

I Rams interrompono la striscia negativa di tre sconfitte, e lo fanno nel modo più incredibile ed inaspettato, andando a vincere 38-8 al Lucas Oil Stadium di Indianapolis in una maniera che definire perentoria è decisamente riduttivo.
Entrati in campo già con tutti i cilindri a pieno regime, i Rams hanno travolto qualsiasi cosa gli si sia parata davanti fino all’inizio del terso periodo quando, in vantaggio per 35-0, hanno rifiatato ed abbassato il ritmo, senza però permettere al mago delle rimonte Andrew Luck di mettere in piedi un recupero dei suoi. Sarebbe stata comunque un’impresa, perché una sola volta, nella storia NFL, è successo che una squadra vincesse dopo essere stata sotto 35-0, ma per essere sicuri la difesa di St.Louis ha continuato a fare buona guardia, concedendo praterie ai ricevitori finché si era lontani dall’area di meta, ma stringendo i cordoni non appena la palla entrava in red zone, come possono testimoniare i tre intercetti (dei quattro totali) avvenuti quando i Colts si trovavano sulle 9, 13, e 3 yards.

Se poi aggiungiamo il quarto down fermato ad una spanna dalla end zone, è chiaro come il reparto difensivo dei Rams abbia svolto un eccellente lavoro nel tenere gli avversari fuori dalla propria end zone, violata solo alla fine del terzo quarto per gli otto punti “della bandiera” per i Colts.
Una difesa devastante quindi, che ha approfittato delle assenze dei pezzi forti della linea offensiva della squadra di casa per annullare il gioco di corsa (saranno solo 18 le yards conquistate via terra dai Colts), riscattando così le pessime prestazioni delle ultime partite, e dando una caccia spietata ad Andrew Luck, che ha subito una serie impressionante di colpi e pressioni culminate in tre sack, da uno dei quali è scaturito il fumble che, recuperato da Chris Long che lo ha riportato per il primo touchdown in carriera, ha permesso ai Rams di aprire le marcature. Ad un certo punto Luck non faceva altro che scaricare il pallone sul ricevitore vicino, appena oltre la linea di scrimmage, per contrastare la furiosa pass rush dei Rams, accumulando così un buon numero di yards, ma non appena si trattava di lanciare la palla più profonda, i defensive back dei Rams facevano buona guardia negandogli qualsiasi tipo di guadagno.
Il vero protagonista della partita, però, è stato Tavon Austin, il piccolo e veloce ricevitore dei Rams che, all’alba della decima giornata di campionato, ha finalmente potuto esprimersi al meglio, facendo vedere ciò di cui è capace mostrando quelle qualità che avevano convinto il front office della franchigia del Missouri a salire fino all’ottava posizione dello scorso draft per assicurarsene le prestazioni.
Vogliamo dare qualche numero sulla sua prestazione? Cominciamo dai tre touchdown messi a segno, dei quali due su ricezioni da 57 ed 81 yards ed uno su ritorno di punt da 98 yards (terzo più lungo nella storia NFL), per proseguire con le 314 yards conquistate in totale in sole 8 azioni, per una media di quasi 40 yards guadagnate ogni volta che toccava palla.
Sarebbe comunque ingeneroso sostenere che Tavon Austin sia “esploso” solamente ora. Sicuramente nelle prime nove giornate ha avuto qualche problema con le difese a zona e le traiettorie chiamategli da Schottenheimer, che ne hanno contenuto le prestazioni da ricevitore, ma per quanto riguarda i ritorni, Austin aveva già ampiamente dato dimostrazione delle proprie potenzialità. La grossa differenza, ieri, è stata che ad azione finita nessuna flag gialla giaceva sul terreno come succedeva spesso e volentieri in precedenza. Ricordiamo circa 200 yards di ritorni richiamati indietro per falli dello special team, per non parlare dei touchdown su punt return da 84 yards contro Dallas e su ricezione da 63 yards contro Carolina richiamate indietro per  un holding ed un tripping.
Tornando alla partita di domenica, e parlando di Special team, non si può non sottolineare l’eccezionale prestazione del kickoff team, che ha costretto ben quattro volte su sette l’attacco dei Colts a partire all’interno delle proprie 13 yards, con due placcaggi addirittura effettuati sulla linea delle sette yards.
Analizzando la partita, è davvero difficile trovare qualcosa che sia andato male nella prestazione dei Rams, eccetto, forse, per quel fumble tra Clemens e Stacy sulle nove yards offensive sul punteggio di 7-0, che poteva cambiare l’inerzia della partita.
Il punto di svolta, invece, è arrivato nel secondo quarto. I Rams avevano appena portato a 14 i propri punti con un touchdown di Stacy, ed i Colts sembravano riuscire a reagire bene, ma su un terzo tentativo e dieci Luck cercava nel mezzo Fleener, il quale veniva colpito al limite dell’interferenza da Darian Stewart. L’arbitro lanciava la flag, ma il referee, dopo un consulto con la crew, la annullava, ritenendo l’impatto tra Stewart e Fleener contemporaneo alla ricezione. Così, anziché avere un primo e dieci in territorio Rams, i Colts erano costretti a calciare un punt che sembrava destinato ad uscire dal campo poco prima della end zone avversaria. Austin recuperava però il pallone e si inventava un ritorno da 98 yards che spaccava letteralmente in due la partita.
I Rams erano letteralmente padroni del campo sia in difesa che in attacco, dove alternavano sapientemente le portate di Stacy e Cunningham con i passaggi di Clemens, questi ultimi letteralmente spariti una volta raggiunto il vantaggio di 35 punti con l’ovvia intenzione di far correre il cronometro e non dare la minima possibilità di recupero ai Colts.
Giunti alla decima di campionato, solitamente una squadra accoglie di buon grado il turno di riposo, sia per far riposare un po’ i giocatori che per recuperare qualche micro-infortunio, ma nello spogliatoio dei Rams, a fine partita, quasi tutti i giocatori non vedevano l’ora di tornare in campo, galvanizzati da una vittoria che ha dato un enorme incremento al morale.
Per i Colts i nodi sono alla fine venuti al pettine, anche se magari in maniera un po’ troppo esagerata. Le assenze e gli infortuni iniziano a voler riscuotere il loro pedaggio, e se fino ad ora la squadra si era salvata grazie alle fenomenali rimonte targate Luck, la partita di ieri ha riportato Indianapolis alla realtà, con una linea offensiva raffazzonata che non ha retto l’impatto devastante con il front four dei Rams e gli indemoniati Long e Quinn.
Un’ultima nota, di demerito, va al runningback con il numero 24 in maglia bianca: Isiah Pead. Draftato lo scorso anno per sostituire Steven Jackson, Pead ha disputato un anno da rookie piuttosto anonimo, venendo sopravanzato da Daryl Richardson nella depth chart. Iniziata la stagione 2013 con una settimana di sospensione a causa di un arresto per possesso di marijuana avvenuto in primavera, Pead è lentamente scivolato in fondo alla lista dei runner, venendo dichiarato inattivo per un paio di partite e risultando l’unico giocatore a non scendere mai in campo sebbene vestito e disponibile, fino a ieri sera, quando Fisher lo ha schierato nel kickoff team. Durante il kickoff iniziale Pead è riuscito nell’impresa di farsi chiamare una penalità di taunting su un kickoff non ritornato. Ogni commento è superfluo.
 

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