I Rams si congedano dal proprio pubblico con una bella vittoria sui Tampa Bay Buccaneers, portando il loro record casalingo a 5-3 e quello generale a 7-8, ad una sola vittoria dalla prima stagione non perdente dal 2006.
Il 23-13 con cui i Rams chiudono la loro stagione casalinga porta la firma di una grandissima difesa che, dopo un avvio un po’ incerto in cui concede qualcosa di troppo agli avversari, che segnano per primi con una corsa di Rainey, sale in cattedra a partire dal secondo quarto e mette insieme un vero e proprio clinic difensivo su come portare pressione al quarterback avversario (sette sack ed altrettanti QB Hits), come fermare il gioco di corsa (solo 59 yards via terra per l’attacco di Tampa Bay) e come marcare i ricevitori (con Trumaine Johnson e Janoris Jenkins a negare praticamente qualsiasi ricezione agli avversari).
Un’altra prestazione “monstre” da parte di un reparto che può essere considerato a pieno titolo la spina dorsale del team, e non sembra sia un caso che ancora una volta, come già successo la scorsa settimana, a chiamare gli schemi fosse Jeff Fisher in persona.
Il grande eroe della serata è certamente Robert “Black Lightning” Quinn, il defensive end che con un sack su Glennon nell’ultima azione della partita ha stabilito il nuovo record di sack in una stagione per i Rams con diciotto (e con l’ultima partita ancora da giocare, chissà che non arrivi qualche altra bella sorpresa). Quinn è stato raddoppiato e addirittura triplicato per tutta la partita, ma è comunque riuscito a mettere le mani su Glennon ben tre volte, e quando è stato bloccato ha comunque permesso a qualche compagno di squadra di mettere a segno delle ottime azioni difensive. Ci riferiamo al sack quasi safety di McDonald, azione che vale la pena di rivedere (se ne avete la possibilità), per notare come la linea offensiva sembri spostarsi nella sua totalità verso il lato di Quinn, lasciando libera una voragine a sinistra nella quale si fionda McDonald che atterra Glennon senza nemmeno dargli il tempo di capire cosa stia succedendo.
La partita è stata contwenuta nel punteggio grazie ad una buona difesa dei Buccaneers e qualche errore di troppo in attacco da parte dei padroni di casa, che dopo l’uno-due con cui hanno recuperato il touchdown iniziale di svantaggio, si sono dovuti accontentare di tre field goal di Zuerlein, non trovando più lo spunto necessario per violare la end zone avversaria e addirittura regalando due palloni consecutivi con due inopportuni fumble di Clemens e Stacy. Mentre il turnover di Stacy può essere addebitato alla bravura del difensore che, da dietro, causa il fumble con un colpo al pallone da manuale durante il placcaggio, quello di Clemens ha fatto storcere più di un naso per come è avvenuto.
Con i Rams sulle due yards offensive ed un terzo tentativo da giocare, Schottenheimer chiamava una quarterback draw. Con cinque ricevitori fuori e Clemens in shotgun la chiamata sembrava ardita ma con buone probabilità di riuscita, non fosse stato per lo sciagurato motion con cui un ricevitore si posizionava a fianco di Clemens, portando così un difensore a riempire il vuoto che si era creato nel mezzo e che ben lasciava sperare sull’esito finale. A quel punto l’errore di Clemens, vista chiusa la soluzione centrale, era di non accontentarsi del field goal proteggendo il pallone, andando a cercare la soluzione personale con la palla tra le mani portata come fosse un’offerta al banchetto degli Dei. Inutile dire che per Clayborn era un gioco da ragazzi far saltare la palla per aria e salvare la propria end zone.
E dire che Schottenheimer aveva stupito tutti ad inizio partita, chiamando una rischiosissima reverse splendidamente eseguita da Givens e Bailey che permetteva al rookie da West Virginia di emulare il suo “gemello” Tavon Austin segnando un favoloso touchdown da 27 yards. Erano secoli che non vedevamo una reverse funzionare così alla perfezione in NFL.
Per tutto il resto della partita, il playcalling della mente offensiva dei Rams è stato piuttosto discutibile, soprattutto per aver ostinatamente continuato a mandare Zac Stacy a correre tra i tackle quando linea e linebacker avversari continuavano a dimostrare che in mezzo c’era poco spazio ed ogni yard veniva conquistata a caro prezzo. E’ vero, alla fine della partita Stacy avrà ammassato 104 yards, ma con ben 33 tentativi, dei quali ben sette fermati dietro la linea di scrimmage, uno con zero guadagno e quindici con guadagni inferiori o pari a tre yards.
E’ probabile, comunque, che la decisione di non ricorrere alle corse esterne che così bene avevano funzionato contro i Saints sia anche da imputare all’infortunio occorso a Jake Long, che ha riportato Saffold alla sua posizione originale di tackle sinistro costringendo i Rams a fare a meno della velocità e versatilità che aveva mostrato nel ruolo di guardia.
L’infortunio di Long, in effetti, è la sola nota stonata di una serata altrimenti decisamente positiva. L’offensive tackle si è fatto male da solo durante una normalissima tasca passaggio, e si teme una lesione al legamento crociato anteriore, esattamente il medesimo infortunio di Bradford. Oltre al quarterback col numero 8, un altro fondamentale tassello del gioco aereo dei Rams dovrà dimostrare un pieno recupero per la prossima stagione per poter puntare in alto.
I Rams vanno a giocarsi l’ultima partita della stagione a Seattle, come ormai tradizione da qualche anno a questa parte. Nel 2010 i Rams che si presentarono a Seattle con un record di 7-8 perdendo partita e titolo divisionale, mentre lo scorso anno St.Louis mancò la possibilità di avere un record vincente soccombendo 20-13 e finendo la stagione 7-8-1. Obiettivo di Fisher sarà, ovviamente, invertire la tendenza e portarsi a casa una vittoria, anche se non sarà per nulla semplice.