Hill lancia via una possibile vittoria

Rams e Chargers non si incontrano spesso, nonostante le comuni origini. I Chargers erano di base a Los Angeles quando, nel 1960, diedero vita alla AFL con altre squadre, ed i Rams hanno trascorso nella città degli angeli ben 52 dei 77 anni di attività della franchigia. Quello di domenica era solo l’undicesimo confronto tra le due franchigie ma, come da tradizione, è stato intenso e non ha fatto mancare agli spettatori ed ai tifosi delle due squadre né spettacolo, né emozioni.
Dopo la vittoria a sorpresa contro i Broncos, i Rams arrivavano a San Diego senza i favori del pronostico ma con la legittima aspirazione a ripetere almeno la buona prestazione offerta contro i vicecampioni del mondo, ma i Chargers dimostravano di aver studiato e preparato la partita in maniera da minimizzare i danni derivanti da una difesa, quella dei Rams, che nelle ultime partite era stata davvero devastante.
La chiave per Philip Rivers era la pazienza. Non mettere subito e spesso la palla per aria, come le caratteristiche dell’attacco dei californiani avrebbe potuto far supporre, ma aggredire l’avversario sulle corse, usando spesso e volentieri draw e corse ritardate per sfruttare l’enorme aggressività del front seven avversario. La difficoltà più grossa, però, veniva dalle penalità. Infatti i Chargers si facevano male da soli già fin dal primo drive, costringendo Rivers a giocare un secondo e ventisei e poi un terzo e quindici che portavano al primo punt della partita.
Quello che aveva funzionato tanto bene in attacco contro Denver, oltre al gioco di corsa di Tre Mason, era stata l’assoluta sicurezza con cui Shaun Hill aveva condotto la partita, senza prendersi rischio inutili e senza provocare quei turnover che sarebbero stati letali contro una squadra dall’alto potenziale come i Broncos. Chiamato a replicare quell’approccio alla partita e quella perfetta esecuzione, Shaun Hill sembrava sin da subito troppo nervoso ed impreciso, e questa poca tranquillità si trasformava immediatamente in un intercetto lanciato nelle mani di Flowers, che perdeva a sua volta il pallone sul placcaggio di Bailey, ma riusciva comunque a recuperarlo.
I Chargers si trovavano avanti 3-0 in men che non si dica grazie al field goal di Novak.
La reazione dei Rams era immediata, e nonostante un drive punteggiato da una selva di penalità, Zuerlein riusciva a pareggiare il conto verso la fine del primo quarto.
La tattica dei Chargers pareva funzionare alla perfezione, ma Rivers non aveva fatto i conti con Janoris Jenkins, che si materializzava di fronte a Keenan Allen intercettando il lancio a lui diretto in end zone per poi riportarlo per tutto il campo per un touchdown tanto spettacolare quanto imprevisto. Dopo aver concesso agli avversari dei facili touchdown per degli erroracci in fase di copertura, Jenkins regalava ai suoi questa perla che, oltre a portare avanti i Rams, aveva il pregio di gasare a dismisura i propri compagni di squadra che, al rientro in campo, costringevano Rivers ad un rapido three and out mettendo anche a segno il secondo sack della partita.
I Rams sembravano in grado di poter capitalizzare il momento positivo, ma Zuerlein si faceva bloccare un field goal, perdendo così l’occasione di allungare nel punteggio.
La difesa degli ospiti era ancora su di giri, e stoppava nuovamente i Chargers, dando la palla all’attacco intorno all’avviso dei due minuti con la possibilità di piazzare quello che sarebbe stato un break decisivo, dal momento che alla ripresa del gioco nel terzo periodo i Rams sarebbero stati nuovamente in attacco.
Una provvidenziale interferenza su Austin portava i Rams in una buona posizione di campo, e Shaun Hill sembrava poter finalmente mettere il suo marchio sulla partita. Hill trovava infatti una bomba per Kenny Britt, che riceveva con al punta delle dita e metteva a segno un touchdown da 51 yard, ma il rookie Greg Robinson pensava bene di fare un face mask tanto stupido quanto inutile, annullando così la bella azione dei propri compagni.
Con un secondo e ventinove ed un terzo e ventisei, Shottenheimer chiamava due corse per Cunningham piuttosto incomprensibili, ed i Rams andavano al punt. Il minuto e pochi secondi restanti alla fine del tempo erano abbastanza per Rivers per portare i Chargers in raggio da field goal e portare il punteggio sul 10-6.
Il secondo tempo si apre con un primo down mancato per un soffio dai Rams, che sono costretti ad andare al punt, preludio di quel che sarà la seconda frazione di gioco.
L’Offensive Coordinator di San Diego Frank Reich decide che è ora di sciogliere le briglie a Rivers, dandogli più libertà di mettere il pallone per aria con lanci corti e veloci per evitare la grossa pressione che continua ad arrivare dalla linea difensiva di St.Louis. Il risultato è un drive rapido, in cui la difesa dei Rams viene sempre presa in contropiede e termina con una splendida cavalcata di Ryan Mathews per 32 yard che porta di nuovo in vantaggio i Chargers.
Fino a quel momento, al difesa dei Chargers non si era fatta notare, limitandosi a qualche bella giocata sporadica, limitando bene l’attacco avversario ma senza quell’acuto in grado di indirizzare a proprio favore una partita così equilibrata. Non c’era da aspettare molto, però, perché l’acuto arrivava sotto forma di fumble provocato da Liuget, che smanacciava la palla che Hill stava per lanciare facendogli perdere il possesso. In molti pensavano che gli arbitri avrebbero fischiato l’incompleto, ma Gachkar, per sicurezza, si avventava sul pallone e lo riportava in touchdown. Come avviene per ogni segnatura e per ogni cambio di possesso, gli arbitri rivedevano l’azione, ma confermavano la chiamata fatta in campo: fumble e non incompleto.
Nel breve volgere di ventuno secondi San Diego si trovava non solo in vantaggio, ma anche in fuga dopo la doppia segnatura.
I Rams sembravano accusare il colpo, ma ci pensavano i Chargers a rimetterli in carreggiata grazie ad un muff su un punt, che restituiva la palla ai Rams sulle 21 yard in attacco.
Era il momento di Tavon Austin, che prima guadagnava 15 yards con un end around a sinistra, e poi si ripeteva dall’altro lato mettendo a segno il touchdown del 20-17.
I Rams avevano un’altra opportunità sul finire del quarto quando McLeod recuperava un fumble di Keenan Allen, ma l’attacco non riusciva a sfruttare l’occasione, ed i Chargers iniziavano il quarto ed ultimo periodo in attacco ed in vantaggio di tre punti.
Rivers completava passaggi a go-go, e undici azioni e novantatre yards dopo l’inizio del drive, il quarterback di San Diego riportava i Chargers a due segnature di vantaggio con un bel lancio su Keenan Allen, che si faceva largo tra la secondaria difensiva dei Rams e segnava con una ricezione di ventinove yard.
Hill trascinava i Rams con un ottimo drive, durante il quale doveva lanciare ben due touchdown pass per Stedman Bailey, solo il secondo dei quali era valido per sette punti, ma la vera perla arrivava dall’ennesima finta di punt messa a segno dal punter Hekker, che trovava Bailey liberissimo per un agile primo down. Ancora una volta Fisher si giocava il tutto per tutto con un trick play sulle proprie 26 yard ed ancora una volta il suo coraggio (o la sua incoscienza, scegliete voi) veniva premiato da una perfetta esecuzione.
Si arrivava così al finale thrilling di questa partita. Fisher dava fiducia al proprio defensive coordinator e faceva calciare un kickoff profondo. La difesa faceva il proprio dovere costringendo i Chargers al punt, a seguito del quale Tavon Austin quasi riportava il calcio in touchdown dopo uno splendido slalom tra di giocatori avversari. Arrivava però, puntuale come la morte e le tasse, la flag per una penalità che, al replay, sembrava assolutamente inesistente.
In ogni caso Shaun Hill trovava un altro lancio perfetto per Kenny Britt, che riceveva sulle sei yard avversarie.
Primo e goal con un minuto e nove secondi sul cronometro e tre punti da recuperare. Il manuale, in queste occasioni, dice: corri, poi corri e poi corri ancora, facendo passare il tempo o, almeno, costringendo l’avversario a bruciarsi tutti i timeout rimanenti. Nella peggiore delle ipotesi calci il field goal e te la giochi in overtime. Fisher, però, ha dimostrato più volte che con il manuale ci litiga volentieri, e dopo una corsa centrale di Cunningham che guadagna due yard, dice a Shottenheimer di essere più aggressivo. Il baffo vuole portarsi la vittoria a casa senza supplementari.
La traccia ad incrociare di Kenny Britt è perfetta e la copertura rivedibile, ma dal nulla, in controflusso, arriva Gilchrist che arpiona il pallone strappandolo dalle mani di Britt, dando la vittoria ai Chargers 27-24.
Perdere in questa maniera non fa mai piacere (beh, perdere, in generale, non fa piacere), ma non ci sentiamo di incolpare Fisher o Shottenheimer per una chiamata tanto poco convenzionale quanto plausibile. Probabilmente andando sulla terra il touchdown sarebbe arrivato ugualmente, perché Mason e Cunningham sembravano in grado di guadagnare terreno abbastanza agevolmente, ma la tentazione di chiudere la partita sbattendo la porta in faccia ai Chargers era forse troppo forte per essere accantonata in favore di un approccio più conservativo.
Col senno di poi Fisher ha avuto torto, ma a conti fatti la chiamata è stata in linea con il drive precedente, aggressivo e senza troppi ripensamenti.
I Rams si confermano dopo le buone prestazioni delle ultime settimane e, terminata la serie delle otto partite terribili, possono ancora togliersi qualche soddisfazione da qui a fine campionato.
Per i Chargers un buon passo avanti che sfrutta la sconfitta dei Chiefs di giovedì scorso. Se solo i Broncos non avessero recuperato in extremis la partita con i Dolphins, la AFC West avrebbe ora tre squadre a pari merito al primo posto, ma anche così, la lotta per la division si fa davero interessante.

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