Quando il tuo quarterback fa la migliore prestazione dell’anno e, forse, della sua carriera, stabilendo anche il record della franchigia per completi consecutivi con 19, ma alla fine perdi ugualmente la partita, può significare solo due cose: che il tuo quarterback non ha la fiamma del vincente o che il tuo coaching staff si impegna notevolmente per mandare a carte quarantotto tutto quanto faticosamente costruito sul campo dalla tua squadra.
Ecco, per quanto riguarda i Losa Angeles Rams si tratta di entrambe le cose, come si è potuto verificare al termine della sconfitta per 31-28 a Detroit contro i Lions.
Il tanto bistrattato Case Keenum ha messo insieme la giornata quasi perfetta, lanciando solo quattro incompleti in tutta la partita, guadagnando 321 yard e segnando 3 touchdown pass, ai quali si aggiunge quello messo a segno personalmente su corsa, eppure alla fine è tornato il buon vecchio Keenum che vede i fantasmi, lanciando un pallone in tripla copertura nel drive della disperazione, con l’ovvio risultato di farsi intercettare e chiudere, così, una partita che aveva contribuito quasi a vincere.
Bravo, ottima prestazione, nervi saldi per 59 minuti, ma alla fine della fiera, quando serve il sangue freddo per prendersi carico della squadra e portarla almeno in raggio di field goal per andare ai supplementari, il buon Case non ce la fa proprio, confermando di essere niente più di un buon rincalzo.
Il problema è che il quarterback che potrebbe sostituirlo (Sean Mannion) è inattivo da tempo, e quello che dovrebbe sostituirlo (Jared Goff) tutto sembra essere meno che in grado di entrare in campo in caso di necessità. Lo si vede aggirarsi come un estraneo in panchina con un auricolare, senza guardare mai le azioni al tablet con il compagno o un coach, senza prendere appunti, anche solo mentalmente, senza essere, almeno apparentemente, partecipe di quanto avviene in campo. L’impressione è che se mai Keenum dovesse farsi male e Goff dovesse entrare in campo, ci metterebbe almeno mezz’ora per capire cosa sta succedendo.
La partita contro i Lions era quella ideale per i Rams per solidificare il proprio record positivo. Rientravano tre dei cinque super infortunati, Brockers poteva finalmente dar manforte a Donald alleviandogli un po’ la pressione dei continui raddoppi da parte dei linemen avversari e la difesa poteva approfittare dell’assenza dei primi tre runningback dei Lions, che avevano messo sotto contratto Justin FOrsett in fretta e furia per ovviare all’emergenza nel reparto corse.
E invece la prima corsa di Zenner (non esattamente Barry Sanders) andava liscia per 15 yard, e stabiliva lo standard del gioco di corsa che sarebbe stato adottato per tutta la partita da Detroit.
Con di fronte quella stranissima difesa 4-1-6 che vedremmo meglio in NCAA contro una air raid offense, piuttosto che in NFL dove ogni centimetro di spazio lasciato all’avversario lo paghi pesantemente in termini di yard e completi, i Lions hanno continuato per tutta la sera a bombardare i Rams prendendoli sempre in contropiede, chiudendo dei terzi e lunghissimi, convertendo un secondo e venti in un terzo e uno con una draw banalissima, andando sul profondo con il gioco aereo quando Williams decideva di mettere pressione su Stafford, lanciando sul corto quando i defensive back lasciavano libere le zone a ridosso della linea di scrimmage. Anche per Stafford il numero degli incompleti è stato davvero minimo (8), ed avrebbe potuto essere simile a quello di Keenum se non fosse per i quattro drop dei propri ricevitori che gli hanno “rovinato” le statistiche.
Le due squadre hanno messo in piedi una di quelle classiche partite punto a punto dove l’ultima squadra che segna di solito vince, e dove non bisognerebbe mai lasciare inutilmente dei punti sul terreno di gioco come ha fatto Jeff Fisher alla fine del primo tempo, quando i Rams si sono trovati a giocarsi un quarto e goal dalla una yard, tre secondi da giocare ed il punteggio inchiodato sul 21-21.
Il baffo, bisogna dire coerentemente con altre situazioni simili del passato, ha preferito andare alla mano anziché incamerare i tre punti quasi automatici del field goal, ma lo schema chiamato si è rivelato sbagliatissimo (ovvia palla a Gurley in mezzo alla linea) o come minimo mal eseguito ed i Lions hanno facilmente stoppato il tentativo mantenendo lo score sul pareggio. Ed alla fine i Rams hanno perso per tre punti.
“Quei” tre punti? Beh, sulla carta, a bocce ferme, si. Quella decisione è probabilmente costata la partita ancor più dell’intercetto finale di Keenum, ma sono quelle situazioni in cui qualsiasi cosa fai sei destinato a sentirti rinfacciare la scelta in base alla riuscita o meno dell’azione o al risultato finale della partita. Sono scelte, anche se il fatto che i Rams avrebbero iniziato in attacco il secondo tempo poteva consigliare a Fisher una via più conservativa e tradizionale, non essendo i Rams la classica squadra ammazzapartite.
Oltre a Keenum, sugli scudi anche Kenny Britt, per Los Angeles, autore di una presa acrobatica ad una mano e due caviglie ma anche di due pregevolissimi touchdown cercati e trovati con determinazione dopo la ricezione. Ancora in ombra Todd Gurley, anche se il rientro di Jamon Brown nel ruolo di guardia destra al posto di Cody Wichmann è stato decisamente positivo, almeno ad inizio partita, quando il runner californiano ha piazzato un paio di corse eccellenti dietro ai blocchi della guardia destra.
Ancora una volta Golden Tate si è rivelato la bestia nera della secondaria dei Rams in una sfida infinita che affonda le sue radici negli anni di militanza di Tate a Seattle. Non c’era più Janoris Jenkins con cui ingaggiare battaglie di trash talking (sempre vinte dal ricevitore, peraltro), ma l’assenza di Trumaine Johnson ha aperto delle vere e proprie autostrade nelle quali Tate (ed assieme a lui Anquain Boldin, un altro che non si fa certo pregare) si è infilato con costanza, ammassando alla fine ben 165 yard in otto ricezioni, una delle quali per un touchdown.
Per la seconda volta consecutiva la domenica si chiude per i Lions con un field goal di Prater a meno di due minuti dalla fine che li porta avanti nel punteggio ed un susseguente intercetto della difesa. Domenica scorsa Slay su Wentz per la vittoria di un punto su Philadelphia, questa settimana Bush su Keenum per la vittoria di tre punti sui Rams.
Rams che sono ora attesi alla trasferta a Londra dove incontreranno i New York Giants che sembrano aver ritrovato Odell Beckham Junior in piena forma, proprio quel che ci voleva per la disastrata secondaria di Los Angeles.
Ecco, per quanto riguarda i Losa Angeles Rams si tratta di entrambe le cose, come si è potuto verificare al termine della sconfitta per 31-28 a Detroit contro i Lions.
Il tanto bistrattato Case Keenum ha messo insieme la giornata quasi perfetta, lanciando solo quattro incompleti in tutta la partita, guadagnando 321 yard e segnando 3 touchdown pass, ai quali si aggiunge quello messo a segno personalmente su corsa, eppure alla fine è tornato il buon vecchio Keenum che vede i fantasmi, lanciando un pallone in tripla copertura nel drive della disperazione, con l’ovvio risultato di farsi intercettare e chiudere, così, una partita che aveva contribuito quasi a vincere.
Bravo, ottima prestazione, nervi saldi per 59 minuti, ma alla fine della fiera, quando serve il sangue freddo per prendersi carico della squadra e portarla almeno in raggio di field goal per andare ai supplementari, il buon Case non ce la fa proprio, confermando di essere niente più di un buon rincalzo.
Il problema è che il quarterback che potrebbe sostituirlo (Sean Mannion) è inattivo da tempo, e quello che dovrebbe sostituirlo (Jared Goff) tutto sembra essere meno che in grado di entrare in campo in caso di necessità. Lo si vede aggirarsi come un estraneo in panchina con un auricolare, senza guardare mai le azioni al tablet con il compagno o un coach, senza prendere appunti, anche solo mentalmente, senza essere, almeno apparentemente, partecipe di quanto avviene in campo. L’impressione è che se mai Keenum dovesse farsi male e Goff dovesse entrare in campo, ci metterebbe almeno mezz’ora per capire cosa sta succedendo.
La partita contro i Lions era quella ideale per i Rams per solidificare il proprio record positivo. Rientravano tre dei cinque super infortunati, Brockers poteva finalmente dar manforte a Donald alleviandogli un po’ la pressione dei continui raddoppi da parte dei linemen avversari e la difesa poteva approfittare dell’assenza dei primi tre runningback dei Lions, che avevano messo sotto contratto Justin FOrsett in fretta e furia per ovviare all’emergenza nel reparto corse.
E invece la prima corsa di Zenner (non esattamente Barry Sanders) andava liscia per 15 yard, e stabiliva lo standard del gioco di corsa che sarebbe stato adottato per tutta la partita da Detroit.
Con di fronte quella stranissima difesa 4-1-6 che vedremmo meglio in NCAA contro una air raid offense, piuttosto che in NFL dove ogni centimetro di spazio lasciato all’avversario lo paghi pesantemente in termini di yard e completi, i Lions hanno continuato per tutta la sera a bombardare i Rams prendendoli sempre in contropiede, chiudendo dei terzi e lunghissimi, convertendo un secondo e venti in un terzo e uno con una draw banalissima, andando sul profondo con il gioco aereo quando Williams decideva di mettere pressione su Stafford, lanciando sul corto quando i defensive back lasciavano libere le zone a ridosso della linea di scrimmage. Anche per Stafford il numero degli incompleti è stato davvero minimo (8), ed avrebbe potuto essere simile a quello di Keenum se non fosse per i quattro drop dei propri ricevitori che gli hanno “rovinato” le statistiche.
Le due squadre hanno messo in piedi una di quelle classiche partite punto a punto dove l’ultima squadra che segna di solito vince, e dove non bisognerebbe mai lasciare inutilmente dei punti sul terreno di gioco come ha fatto Jeff Fisher alla fine del primo tempo, quando i Rams si sono trovati a giocarsi un quarto e goal dalla una yard, tre secondi da giocare ed il punteggio inchiodato sul 21-21.
Il baffo, bisogna dire coerentemente con altre situazioni simili del passato, ha preferito andare alla mano anziché incamerare i tre punti quasi automatici del field goal, ma lo schema chiamato si è rivelato sbagliatissimo (ovvia palla a Gurley in mezzo alla linea) o come minimo mal eseguito ed i Lions hanno facilmente stoppato il tentativo mantenendo lo score sul pareggio. Ed alla fine i Rams hanno perso per tre punti.
“Quei” tre punti? Beh, sulla carta, a bocce ferme, si. Quella decisione è probabilmente costata la partita ancor più dell’intercetto finale di Keenum, ma sono quelle situazioni in cui qualsiasi cosa fai sei destinato a sentirti rinfacciare la scelta in base alla riuscita o meno dell’azione o al risultato finale della partita. Sono scelte, anche se il fatto che i Rams avrebbero iniziato in attacco il secondo tempo poteva consigliare a Fisher una via più conservativa e tradizionale, non essendo i Rams la classica squadra ammazzapartite.
Oltre a Keenum, sugli scudi anche Kenny Britt, per Los Angeles, autore di una presa acrobatica ad una mano e due caviglie ma anche di due pregevolissimi touchdown cercati e trovati con determinazione dopo la ricezione. Ancora in ombra Todd Gurley, anche se il rientro di Jamon Brown nel ruolo di guardia destra al posto di Cody Wichmann è stato decisamente positivo, almeno ad inizio partita, quando il runner californiano ha piazzato un paio di corse eccellenti dietro ai blocchi della guardia destra.
Ancora una volta Golden Tate si è rivelato la bestia nera della secondaria dei Rams in una sfida infinita che affonda le sue radici negli anni di militanza di Tate a Seattle. Non c’era più Janoris Jenkins con cui ingaggiare battaglie di trash talking (sempre vinte dal ricevitore, peraltro), ma l’assenza di Trumaine Johnson ha aperto delle vere e proprie autostrade nelle quali Tate (ed assieme a lui Anquain Boldin, un altro che non si fa certo pregare) si è infilato con costanza, ammassando alla fine ben 165 yard in otto ricezioni, una delle quali per un touchdown.
Per la seconda volta consecutiva la domenica si chiude per i Lions con un field goal di Prater a meno di due minuti dalla fine che li porta avanti nel punteggio ed un susseguente intercetto della difesa. Domenica scorsa Slay su Wentz per la vittoria di un punto su Philadelphia, questa settimana Bush su Keenum per la vittoria di tre punti sui Rams.
Rams che sono ora attesi alla trasferta a Londra dove incontreranno i New York Giants che sembrano aver ritrovato Odell Beckham Junior in piena forma, proprio quel che ci voleva per la disastrata secondaria di Los Angeles.