La mattina di Natale Chip Kelly ha chiamato il GM Trent Baalke e gli ha chiesto un ultimo regalo prima del suo probabile addio a fine stagione: convincere il Commissioner Goodell ad apportare una piccola modifica al calendario delle prossime stagioni dei San Francisco 49ers e fare in modo che le 16 partite della regular season siano suddivise tra otto in casa contro i Los Angeles Rams ed altre otto in trasferta sempre contro i Los Angeles Rams. Dal canto loro, invece, i Los Angeles Rams hanno già inoltrato formale richiesta sempre a Goodell per eliminare dalle proprie partite il quarto periodo di gioco, risultato molto spesso fatale alla squadra guidata prima da Jeff Fisher e poi da John Fassell.
Quella tra Rams e 49ers di sabato scorso al Los Angeles Coliseum è stata una partita che non ha tradito le attese. Ovviamente le attese non erano molto alte, dal momento che si affrontavano il peggior attacco e la peggior difesa della lega e, come spesso accade, ha prevalso la difesa.
I Rams cercavano di “vendicare l’onta” del secco 28-0 con cui avevano perso a San Francisco alla prima giornata, unica vittoria della squadra della baia in tutta la stagione, mentre i Niners erano ovviamente intenzionati a replicare, se non nel dominio in campo almeno sul tabellone, soprattutto dopo che Cleveland aveva vinto la sua prima partita nel pomeriggio lasciando a San Francisco il dubbio onore di essere la peggiore squadra della lega che, se porta qualche beneficio in termini di posizione al draft, non è mai un bel titolo da mettere nella propria bacheca, soprattutto quando questa bacheca è impreziosita da cinque Vince Lombardi Trophy.
Curiosamente, rispetto alla partita di settembre, entrambi i quarterback titolari erano inattivi. In campo andavano infatti Colin Kaepernick e Jared Goff che, chi prima chi dopo, avevano scalzato durante la stagione Blaine Gabbert e Case Keenum.
Per i Rams tra i titolari in difesa spiccava anche il nome di Blake Countess, promosso dalla practice squad lo scorso fine novembre e catapultato in campo come titolare per la contemporanea assenza di Maurice Alexander e Lamarcus Joyner, che andavano a fare compagnia a Greg Robinson, nuovamente inattivo.
Il primo quarto della partita lasciava intendere che avremmo potuto anche vedere una partita piacevole, con due squadre che non avevano nulla da chiedere alla stagione ed erano quindi libere di giocare senza particolari patemi d’animo.
Il primo drive offensivo dei Niners era stroncato da un sack di Sims ai danni di Kaepernick, ma quello dei Rams andava peggio, terminando con un brutto intercetto subito da Goff, che lanciava un pallone troppo arretrato a Kenny Britt, sul quale si avventava Tramaine Brock, che agguantava l’ovale e lo riportava fino alle 17 yard offensive. Un paio di azioni bastavano a Kaepernick per lanciare a Carlos Hyde il pallone del 7-0.
I Rams rispondevano immediatamente con un drive ben orchestrato da Goff, che trovava anche Lance Kendricks per 24 yard con una bella play action su Gurley che prendeva in contropiede la difesa di San Francisco su un quarto e due. Gurley si incaricava di mettere il pallone in end zone dalla una yard, e sul drive successivo i Rams guadagnavano un break che sembrava portare il momentum della partita dalla loro parte.
Kaepernick, dopo essersi esibito in una serie di passaggi laterali veloci per controbattere la pressione della linea di difea di Los Angeles, provava a lanciare sul profondo ma, come già ben sappiamo ormai, le sue capacità sul lancio sono decisamente inferiori a quelle di scrambler, ed il pallone superava di buone quattro yard il ricevitore inteso Garrett Celek per finire nelle mani di Cody Davis, che lo riportava fino alle 30 yard avversarie.
Da lì Tavon Austin correva la sua reverse, che solitamente termina con una perdita di terreno tra le due e le cinque yard, riuscendo a seguire degli ottimi blocchi che gli permettevano di ritrovrsi in touchdown praticamente intoccato.
Sul 14-7 per i Rams, la partita improvvisamente si spegneva. Nè i Nners, né tantomeno i Rams sembravano in grado di produrre qualcosa in attacco.
Pinnion e Hekker si scambiavano la bellezza di 14 punt consecutivi, e sebbene Hekker, nel frattempo, arrivasse a stabilire il record NFL di maggior numero di punt terminati nelle 20 yard offensive stabilito da Dave Zastudil nel 2012 con gli Arizona Cardinals, le emozioni erano davvero poche e la partita si candidava come una delle più brutte di quest’anno assieme a molte altre con protagonisti i Rams (vorrà forse dire qualcosa?).
Così come si era spenta nel primo quarto, la partita si riaccendeva improvvisamente nell’ultimo periodo.
Inizialmente si pensava che i Rams l’avessero definitivamente chiusa quando, a 10:32 dalla fine, Tyler Higbee segnava il primo touchdown della carriera su un lancio di Goff da 2 yard. I Rams avevano approfittato di un fumble di Carlos Hyde, che nell’occasione si infortunava anche ad un ginocchio, recuperato da Morgan Fox sulle 25 offensive.
Avanti di 14 punti a 10 minuti dalla fine, con il miglior runningback dei Niners fuori per infortunio, tutti pensavano che la partita fosse oramai indirizzata verso una vittoria di Los Angeles.
Invece accadeva il solito rilassamento difensivo del quarto quarto già sperimentato diverse volte in stagione, soprattutto contro i Dolphins. Il finale di partita, infatti, era una fotocopia di quello della partita con Miami di qualche settimana fa.
La difesa dei Rams, che aveva ben contenuto i tentativi di scramble di Kaepernick per tutta la partita, non riuscivano più a rispondere adeguatamente alle corse del numero sette in maglia bianca, il quale estendeva azioni a tutta randa sia riuscendo a trovare qualche ricevitore libero dop avergli dato il tempo di seminare i defensive back avversari, sia andando personalmente a conquistare yard e primi down.
Lo stesso Kaepernick si infilava in mezzo alla difesa avversaria, momentaneamente impegnata in altre parti del campo, per il touchdown del 21-14 a cinque minuti dalla fine.
I Rams avrebbero potuto tranquillamente gestire bene il tempo e far finire la partita conquistando un paio di primi down, ma un irritante Todd Gurley non riusciva a sfondare la difesa avversaria e Goff si faceva placcare al terzo down costringendo Hekker a restituire palla ai Niners.
Con 73 yard da percorrere in poco più di tre minuti, i Niners non si perdevano d’animo e, poco a poco ma inesorabilmente, si avvicinavano all’end zone avversaria. Dalla linea delle 10 yard Kaepernick trovava Rod Straeter per il touchdown del possibile pareggio.
Era chiaro fin da subito, però, che Chip Kelly ne aveva abbastanza di questa partita, e decideva di andare da due: niente overtime nemmeno per sbaglio.
Sulla trasformazione da due era lo stesso Kaepernick d portare la palla in end zone con una corsa laterale in cui manteneva a distanza i difensori con un paio di finte di lancio che bastavano quel tanto da dargli lo spazio necessario a segnare i due punti della vittoria.
I Rams avrebbero anche avuto la possibilità di vincere con un fueld goal, del resto mancavano ancora 16 secondi alla fine e Los Angeles aveva ancora tutti e tre i timeout, ma Goff sparava un intercetto per chiudere la sua opaca prestazione (11/24 per 90 yd 1 TD e 2 intercetti) e consegnare la seconda vittoria stagionale ai San Francisco 49ers.
Manca ancora una partita al termine della stagione, nella quale i Rams incontreranno i Cardinals cercando di fare ad Arizona quel che i Niners han fatto a loro, cioè vincere entrambe le partite stagionali, ma al di là di quello, sarà difficile trovare delle motivazioni per invogliare questa squadra, che sembra letteralmente non ne possa più di questa stagione, a terminare dignitosamente un’annata che sembrava non essere partita poi così male.
Il prossimo anno cambierà molto sia in campo che in sideline, ma se qualcuno vuole garantirsi un posto in California anche nel 2017 domenica sarà l’ultima occasione per fare bene.
Per i Niners vale un po’ il medesimo discorso. Domenica prossima saranno impegnati in casa contro i Seahawks, che presumibilmente saranno imbottiti di riserve per preservare i titolari per i playoff, quindi una ghiotta occasione per San Francisco per mettere un punto esclamativo su una stagione balorda e dimostrare che possono vincere anche contro squadre serie e non solo contro una banda di scoppiati come quella di Los Angeles.