Finalmente una vittoria a Londra

Dopo la scoppola rimediata a Wembley contro i Patriots nel 2012 e la rimonta dei Giants lo scorso anno a Twickenham, i Rams tornano finalmente dalla trasferta oltreoceano con una vittoria. E che vittoria!
Il 33-0 con cui si conclude la sfida divisionale contro gli Arizona Cardinals dice molto ma non tutto dell’assoluto dominio che i Rams hanno esercitato sull’incontro, soprattutto dopo l’uscita per infortunio del quarterback di Arizona Carson Palmer, che ha fatto cadere nel baratro i Cardinals, già aggrappati, a quel punto, al bordo del burrone con la punta delle dita.
Nelle scorse settimane i Rams avevano vinto con l’attacco, la difesa o gli special team, e la domanda ricorrente era: “cosa succederà quando tutti e tre i reparti funzioneranno bene contemporaneamente”?
Domenica a Londra l’abbiamo visto, e la dimostrazione di superiorità esibita dalla squadra di Los Angeles li ha definitivamente consacrati nel novero delle squadre che possono aspirare ad un posto ai playoff, tanto per cominciare. Bruce Arians e Sean McVay avevano un compito simile, per preparare la partita di Londra: fermare il gioco di corsa avversario, con Todd Gurley da una parte ed il ritrovato Adrian Peterson dall’altra a fare da spauracchio per le difese avversarie. A conti fatti la tattica di Arians non ha funzionato per nulla, con Todd Gurley (22 corse per 106 yard e 1 TD a cui si aggiungono quattro ricezioni per 35 yard) assoluto protagonista per tre quarti e un terzo, prima di lasciare spazio al backup Malcolm Brown.
E’ andata meglio, invece, a McVay, che ha completamente neutralizzato Peterson (11 corse per 21 yard) e contemporaneamente ha ottimamente contenuto il gioco aereo con la coppia Palmer/Stanton limitata ad un 15/32 per 184 yd complessivo con un intercetto a testa. Il tutto senza mai discostarsi dalla propria 3-4 base, diversamente da domenica scorsa quando, per contenere Fournette, Wade Phillips aveva dovuto tirare fuori tutto quel che aveva nella borsa magica, passando dalla 3-4 alla 4-4 per arrivare anche alla mitica 46 dei Bears 1985.
Non è stato Gurley, tuttavia, il solo protagonista della serata londinese dei Rams. Oltre a Greg Zuerlein, nuovamente decisivo sia con le sue trasformazioni che con i suoi quattro field goal (di cui uno dalle 53 calciato di fretta e furia allo scadere del primo tempo), si è visto un Jared Goff che piano piano sta facendo ricredere tutti coloro che, troppo frettolosamente, gli avevano affibbiato l’etichetta di “Draft Bust” dopo la scorsa stagione.
Oltre ad un’ottima prestazione aerea (22/37 per 235 yard, 1 touchdown ed 1 intercetto per un rating di 75.8), Goff si è anche preso lo sfizio di segnare il suo secondo touchdown in carriera con una read option da manuale, andandosi a guadagnare di forza le nove yard che lo separavano dalla end zone avversaria. Deve crescere ancora ed evitare errori di piazzamento del pallone che lo affliggono ancora, ma in fase di progressione delle letture e di decisione tra il Goff 2016 e quello versione 2017 c’è davvero unabisso. Anche l’intercetto  di Bucannonn è arrivato più per un intervento ai limiti della regolarità su Gurley che gli ha impedito di trovarsi al posto giusto in una traccia interna automatica, che per un vero e proprio errore di Goff.
Preoccupano un po’ le condizioni di John Sullivan, il centro dei Rams uscito per un colpo al ginocchio e sostituito egregiamente da Blythe, ma i primi esami sembrano aver escluso danni grossi, e Sullivan potrebbe riprendere il suo posto al centro della linea già tra due settimane, dopo il bye.
Chi ha invece probabilmente finito la stagione è il quarterback dei Cardinals Carson Palmer, che per la seconda volta esce da una partita contro i Rams con un infortunio grave. Il braccio rotto in occasione del sack di Ogletree che ha causato l’intercetto di Joyner, terrà Palmer fuori dal campo almeno otto settimane, per cui difficilmente lo vedremo nuovamente dietro il centro prima del 2018. Come detto in apertura, l’infortunio di Palmer ha spianato la strada ai Rams, che hanno saldamente preso in mano le redini di una partita che stavano già controllando senza soverchi problemi. La difesa californiana non ha nemmeno dovuto mettere troppa pressione su Stanton, continuando a fare buona guardia sulle corse e prendendo in consegna i ricevitori senza permettergli troppi guadagni.
L’attacco dei Cardinals, comunque, ha avuto davvero poche occasioni per farsi vedere, dal momento che nella seconda metà di gioco i Rams hanno operato un lunghissimo ball control grazie a due drive eterni, tra cui uno, nel quarto quarto, da ben dieci minuti e diciannove secondi, lasciando il possesso agli avversari per un totale di soli sei minuti e dieci sui trenta totali del secondo tempo.
Anche in difesa i “cardellini” non hanno saputo, o potuto, limitare il gioco di corsa subendo prima le sfuriate di Gurley e poi quelle di Brown (11 corse per 48 yd), facendosi spesso trovare fuori posizione anche durante le azioni di passaggio, con Woods (5 ricezioni per 59 yd) e Kupp (4 ricezioni per 51 yd ed 1 TD) ad approfittarne per mettere a segno qualche bella presa. Senza un paio di drop da parte del rookie dei Rams, i californiani avrebbero forse potuto mettere a segno anche qualche punto in più, ma in occasioni come queste non si sta a sottilizzare.
Ora i Rams non possono più nascondersi, e dopo il bye della prossima settimana vedremo come reagiranno all’essere sotto i riflettori e non essere più considerati una “sorpresa”. Molte cose vanno verificate con squadre che possano offrire un banco di prova più probante dei Cardinals di domenica scorsa, prima fra tutte la reazione di Goff alla pressione, situazione in cui non si è praticamente trovato contro i Cardinals e che altre difese, a partire da quella di Houston tra due settimane, potranno invece rendere improvvisamente reale.
Dal canto loro i Cardinals, a meno di sorpresoni nelle prossime settimane, hanno confermato che la loro finestra sul successo si è definitivamente chiusa. Al di là del verificare se l’Adrian Peterson dell’esordio in maglia rossa è stata l’eccezione o la regola, la perdita di Palmer è una mazzata piuttosto difficile da assorbire, visti anche i backup a disposizione.
Potrebbe aprirsi uno spazio per Kaepernick in Arizona? La vediamo molto difficile…

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