Dopo un lungo girovagare tra costa est e Regno Unito, i Los Angeles Rams tornano al Coliseum e trovano una vittoria importante e sofferta contro gli Houston Texans per mantenere ad una partita di distanza i Seattle Seahawks nella corsa al titolo divisionale della NFC West.
Ad accoglierli la solita desolazione di un Coliseum pieno solo a metà, e se ad inizio stagione si potevano capire le defezioni dei tifosi dopo una stagione che definire deludente è poco, ora proprio non si capisce come il Coliseum non sia gremito in ogni ordine di posti, con la squadra che gioca un buon football su entrambi i fronti e la stagione sia fin qui sicuramente positiva, essendo pienamente in corsa per un posto ai playoff che manca da 13 anni.
A cercare di rovinare i piani di McVay ci pensava Bill O’Brien, che portava i suoi Texans reduci dalla sconfitta di domenica scorsa contro i Colts determinati a vendere cara la pelle e dimostrare che, nonostante gli infortuni eccellenti (watt e Watson su tutti) erano una squadra in grado di dare filo da torcere a tutti, Rams compresi.
Bisogna dire che, guardando il primo tempo della partita, almeno fino al primo intercetto subito da Tom Savage, O’Brien sembrava aver trovato la chiave giusta sia per fermare la macchina da punti guidata da Jared Goff, sia per scardinare la difesa che, dopo lo strip-sack di Donald ad inizio gara, stava soffrendo più del dovuto l’attacco di Houston.
I Texans vincevano entrambe le battaglie sulla linea di scrimmage, ed era soprattutto la mossa di spostare Jadeveon Clowney da destra a sinistra a fare i maggiori danni e portare i migliori risultati. Tutti si aspettavano un fiero duello tra Clowney e Whitworth, ma O’Brien (o meglio il defensive coordinator Mike Vrabel) pensava bene di piazzare il suo linebacker esterno di fronte a Rob Havenstein, il quale sin da subito mostrava di trovarsi in grandissima difficoltà a contenerlo. McVay cercava di correre ai ripari lasciando il tight end Tyler Higbee a bloccare in aiuto ad Havenstein, ma anche così Clowney sembrava inarrestabile, e costringeva Goff a disfarsi in fretta del pallone, quando non piazzava il sack, o addirittura placcava Gurley dietro la linea quando i Rams provavano a corrergli contro.
Così imbrigliato e pressato, l’attacco dei Rams era capace di produrre solamente sei punti con l’infallibile Zuerlein, mentre in difesa i padroni di casa rispolveravano la vecchia tattica “bend but don’t break” tanto cara a Gregg Williams, concedendo corse e ricezioni all’attacco avversario, che in una sola occasione riusciva a varcare la end zone avversaria con un passaggio di Savage per Ellington che mandava i Texans in vantaggio un po’ a sorpresa a metà del secondo quarto.
I Rams provavano anche una finta di punt con un passaggio di Hekker per Cooper, ma la difesa texana faceva ottima guardia e placcava il ricevitore dei Rams una yard corto dal primo down.
Tom Savage, disastroso domenica scorsa, teneva ottimamente il campo e sembrava in giornata di grazia, ma proprio sul più bello si ricordava di essere… Tom Savage, e lanciava un pallone incomprensibile in mezzo al campo dove c’erano ben tre difensori. Dopo un rapido consulto su “la prendo io, la prendi tu”, Mark Barron vinceva il ballottaggio e catturava il pallone, ritornandolo fino alle proprie 25 yard, da dove l’attacco dei Rams ripartiva con un minuto e quarantaquattro secondi sul cronometro e tutti e tre i timeout a disposizione.
Come se si fossero improvvisamente svegliati dal torpore dei primi 28 minuti, i Rams orchestravano un “two-minute drill” pressochè perfetto, arrivando in raggio da field goal per permettere a Zuerlein di calciare dalle 50 yard il field goal che riportava i padroni di casa avanti nel punteggio a metà tempo.
Al rientro in campo i Rams apparivano immediatamente trasformati. Sebbene il primo drive offensivo si fermasse sulle proprie 37, era la difesa a dare il primo segnale di risveglio. Ogletree intercettava Savage e ritornava l’ovale in touchdown per una segnatura che veniva vanificata dalla sua penalità di defensive holding, ma era chiaro che la linea d’attacco dei Texans non riusciva più a gestire quella di difesa avversaria come aveva fatto per tutto il primo tempo.
Le corse non andavano più, Savage non aveva più tempo per lanciare ed in generale l’attacco dei Texans non riusciva più a muovere palla in maniera consistente come nel primo tempo. Era questione di poco ed anche i Texans erano costretti al punt, e Lechler trovava un bel calcio che costringeva i Rams a partire dalle proprie 4 yard. Una corsa in mezzo di Gurley portava la palla sulle sei e poi BOOM, la partita si rompeva in due grazie alla perfetta play action di Goff su Gurley che risucchiava tutta la difesa verso la linea di scrimmage, permettendo a Robert Woods di prendere le tre yard necessarie a farsi trovare solo soletto sul profondo. Parabola perfetta di Goff e ricezione in touchdown da novantaquattro yard.
I Rams prendevano fiducia, e dopo un rapido three and out tornavano in attacco cercando di trovare il ritmo della no huddle offense che nelle scorse partite aveva spesso messo in difficoltà le difese avversarie, ma Goff subiva un sack su un terzo e sei che fermava i Rams a metà campo.
Era solo un rinvio, però, perché dopo un altro three and out forzato ai Texans, Goff piazzava due palloni perfetti nelle mani di Sammy Watkins, fin lì inoperoso spettatore, il secondo dei quali valeva il touchdown del 23-7 grazie anche al perfetto blocco di Andre Whitworth, sganciatosi dalla linea con precisione cronometrica.
Il rientro in campo di Savage era piuttosto traumatico: Samson Ekuban lo sackava causando un fumble ricoperto dalla difesa dei Rams. Nemmeno il tempo di rimettersi il casco in testa e Robert Woods era di nuovo in end zone per il terzo touchdown pass di giornata per Goff.
I 14 punti segnati in 9 secondi chiudevano definitivamente la partita. I Texans scomparivano lentamente dal campo ed i Rams piazzavano ancora 3 punti con Zuerlein per il 33-7 finale, lasciando anche in panchina Gurley per l’ultimo periodo, mandando in campo il redivivo Lance Dunbar, appena riattivato dalla injured reserve list. C’era ancora tempo per un altro intercetto, stavolta ad opera di Countess, ed i Rams si aggiudicavano la quarta vittoria consecutiva in stagione.
La vittoria dei Rams è importante sotto molti aspetti. Fino all’intercetto di Barron la paura serpeggiava chiaramente tra i tifosi di Los Angeles. Era la paura di tornare ad essere quelli delle ultime stagioni, la paura che la magia della macchina da punti si fosse inceppata e davanti alle prime difficoltà si sciogliesse come neve al sole, la paura di vedere la squadra in difficoltà e non percepire alcuna reazione, né in campo né in panchina.
Invece la reazione c’è stata. Il coaching staff ha analizzato la situazione e trovato delle contromisure efficaci, come già era accaduto altre volte in stagione, ed una partita in bilico si è trasformata di nuovo in un dominio assoluto nel secondo tempo. I giocatori non si sono scoraggiati, hanno continuato a combattere azione dopo azione pieni di una consapevolezza inedita, da queste parti. La consapevolezza di essere una squadra in grado di superare gli ostacoli che via via si delineano sul percorso.
Come abbiamo avuto occasione di sottolineare più volte, la cosa più importante che è cambiata in questa squadra è l’atteggiamento, la mentalità, la convinzione che ci sia una soluzione positiva per qualsiasi situazione.
I Texans hanno messo in grossa difficoltà i Rams nel primo tempo, sia in attacco che in difesa, e sicuramente se al posto di Savage ci fosse stato Deshaun Watson forse oggi staremmo commentando una partita diversa, un risultato diverso, ma siamo ragionevolmente sicuri che i Rams avrebbero comunque fronteggiato la sfida offerta da Watson in maniera razionale e costruttiva, cercando di ottenere il miglior risultato possibile, senza lasciarsi andare a pessimismi cosmici né tirare i remi in barca a metà del secondo quarto come si è visto speso negli ultimi anni.
Questo è il grande lavoro svolto fin qui da McVay.
Domenica i Rams tornano verso est, dove incontreranno i Vikings che potrebbero schierare ancora Case Keenum, che avrà sicuramente il dente avvelenato per essere stato scartato prima da Fisher e poi da McVay. Sarà un incontro interessante.
I Texans ospiteranno invece i Cardinals, sperando di ritornare alla vittoria anche grazie ad un avversario sulla carta più abbordabile, ripartendo da quel primo quarto e mezzo in cui sono davvero sembrati in grado di uscire da Los Angeles con la posta intera.