Ad un anno esatto di distanza, Rams e Saints incrociano nuovamente i caschi (questa volta al Coliseum di Los Angeles), nella replica di una sfida che lo scorso anno vide Sean Payton battere uno degli ultimi colpi di martello sulla bara di Jeff Fisher, che sarebbe stato licenziato da lì ad un paio di settimane, oltre a prendersi una sonora rivincita sul suo ex defensive coordinator Greg Williams macinando yard e punti anche a punteggio ampiamente acquisito.
Questa volta i Rams non sono la vittima sacrificale, non ci sono rivincite ulteriori per i Sanits e la partita è di quelle di cartello, con
Questa volta i Rams non sono la vittima sacrificale, non ci sono rivincite ulteriori per i Sanits e la partita è di quelle di cartello, con
i Rams lanciati come sorpresa del 2017 ed i Saints che, derisi da tutti dopo una pessima partenza con due sconfitte, hanno inanellato otto successi consceutivi, arrivando ad essere una delle più accreditate contendenti dei lanciatissimi Philadelphia Eagles nella NFC.
Scontro al vertice, dunque, come la scorsa settimana per i Rams, e secondo esame dei californiani per vedere a che punto sono arrivati nella crescita esponenziale sotto la guida di Sean McVay. Inutile dire che una sconfitta, dopo quella di settimana scorsa, starebbe a significare che la squadra di Los Angeles, nonostante i progressi evidenti, mancherebbe ancora di quel quid in più che le squadre che vogliono fare strada in post season debbono possedere. La risposta del campo è stata chiara ed inequivocabile: questi Rams non saranno forse attrezzati per arrivare sino in fondo, ma bisogna prenderli con le molle perché possono fare male. Lo sa bene Drew Brees, che subisce due sack consecutivi, il secondo con fumble, nel primo drive offensivo, e lo sano benissimo anche i due runningback Ingram e Kamara. Il primo viene praticamente neutralizzato dalla difesa di Los Angeles, mentre il secondo, dopo essersi esibito in uno sprint da 74 yard con annessa sagra dell’orrore per quanto riguarda i placcaggi da parte della difesa dei Rams, viene tenuto a bada negli altri tentativi di corsa, e solo quando viene innescato con la palla in aria riesce a portare ancora un po’ di scompiglio nella secondaria avversaria. Il reparto difensivo di Los Angeles se la cava tutto sommato discretamente contro un attacco potenzialmente esplosivo, che però viene limitato a sole 171 yard di passaggio prima che la prevent di fine partita conceda a Brees 75 yard facili facili in 42 secondi per il touchdown del 26-20 finale che riaccende qualche speranza in New Orleans, memore della mega rimonta di domenica scorsa contro i Redskins.
I Rams, però, non si scompongono, e portano a casa una partita amministrata con oculatezza, sempre condotta in vantaggio, nonostante un attacco a corrente alternata soprattutto a causa della pessima idea di McVay di insistere un po’ troppo con Tavon Austin come running back e con un paio di trick play del genere “hook-and-ladder” dietro la linea di scrimmage che non sorprendono la difesa avversaria e non ottengono il risultato sperato.
In assenza di Woods sono Watkins (4 ricezioni per 82 yard e 1 touchdown) e Kupp (8 ricezioni per 116 yard) a portare la carretta in attacco nel gioco aereo, senza dimenticare il tight end Higbee (3 ricezioni per 48 yard) autore di una bella ricezione da 38 yard nella quale non ne voleva sapere di cadere e farsi placcare.
Ottima la prestazione di Goff, ancora una volta oltre le 300 yard (27/43 per 354 yard, 2 TD e 1 intercetto) che vede sporcata la sua prestazione da un intercetto abbastanza casuale e da quattro sack subiti figli della grossa difficolta di Andre Whitworth a tenere a bada Cameron Jordan.
Ottimo attacco, difesa tutto sommato positiva e special team affidabili come sempre. Oltre ai quattro field goal di Zuerlein (più uno sbagliato dalle 63 yard, e va bene così), arrivano anche gli ottimi ritorni di Pharoh Cooper su punt e kickoff ed anche i punt di Johnny Hekker, che riesce a piazzare tutti quanti i suoi calci dentro le 20 yard avversarie.
Se i Rams ridono, i Saints non piangono più di tanto. L’attacco ha sofferto più del previsto una difesa sempre molto attenta e precisa, subendo anche qualche placcaggio di troppo dietro la linea di scrimmage, ma soprattutto dando l’impressione di non avere alternative che potessero sorprendere il reparto difensivo avversario.
In difesa Payton già sapeva che la mancanza di entrambi i cornerback titolari avrebbe fatto gola al quarterback dei Rams, ed in effetti Goff ha colpito spesso e volentieri nelle posizioni dove Bell e Williams hanno dovuto sostituire Lattimer e Crawley.
Per i Saints è una sconfitta che non fa malissimo, a parte interrompere l’esaltante striscia di otto vittorie consecutive, dal punto di vista del morale, ma pesa come un macigno dal punto di vista della classifica, perché ora i Saints sono appaiati ai Panthers ed hanno una sola partita di vantaggio sui Falcons. La corsa alla NFC South si fa particolarmente bollente in queste ultime cinque giornate dove saranno anche previsti gli scontro diretti che saranno probabilmente decisivi per l’esito finale. Proprio domenica prossima New Orleans affronterà Carolina nel primo di questi showdown.
I Rams, invece, registrano la matematica certezza di non avere una stagione negativa, fremono perché arrivi già domenica prossima contro i Cardinals il timbro per la prima stagione vincente dal 2003 e si scrollano definitivamente l’etichetta di “squadra da 7-9” guadagnata nelle ultime stagioni con Jeff Fisher.
Dopo la sfida divisionale con Arizona di domenica prossima, per i Rams si prospetta un altro esame di quelli belli tosti: i Philadelphia Eagles. Starà a Los Angeles trasformare quella partita in un anticipo di quello che potrebbe riproporsi nella post season. Le possibilità ci sono, e la vittoria contro i Saints l’ha dimostrato.
Scontro al vertice, dunque, come la scorsa settimana per i Rams, e secondo esame dei californiani per vedere a che punto sono arrivati nella crescita esponenziale sotto la guida di Sean McVay. Inutile dire che una sconfitta, dopo quella di settimana scorsa, starebbe a significare che la squadra di Los Angeles, nonostante i progressi evidenti, mancherebbe ancora di quel quid in più che le squadre che vogliono fare strada in post season debbono possedere. La risposta del campo è stata chiara ed inequivocabile: questi Rams non saranno forse attrezzati per arrivare sino in fondo, ma bisogna prenderli con le molle perché possono fare male. Lo sa bene Drew Brees, che subisce due sack consecutivi, il secondo con fumble, nel primo drive offensivo, e lo sano benissimo anche i due runningback Ingram e Kamara. Il primo viene praticamente neutralizzato dalla difesa di Los Angeles, mentre il secondo, dopo essersi esibito in uno sprint da 74 yard con annessa sagra dell’orrore per quanto riguarda i placcaggi da parte della difesa dei Rams, viene tenuto a bada negli altri tentativi di corsa, e solo quando viene innescato con la palla in aria riesce a portare ancora un po’ di scompiglio nella secondaria avversaria. Il reparto difensivo di Los Angeles se la cava tutto sommato discretamente contro un attacco potenzialmente esplosivo, che però viene limitato a sole 171 yard di passaggio prima che la prevent di fine partita conceda a Brees 75 yard facili facili in 42 secondi per il touchdown del 26-20 finale che riaccende qualche speranza in New Orleans, memore della mega rimonta di domenica scorsa contro i Redskins.
I Rams, però, non si scompongono, e portano a casa una partita amministrata con oculatezza, sempre condotta in vantaggio, nonostante un attacco a corrente alternata soprattutto a causa della pessima idea di McVay di insistere un po’ troppo con Tavon Austin come running back e con un paio di trick play del genere “hook-and-ladder” dietro la linea di scrimmage che non sorprendono la difesa avversaria e non ottengono il risultato sperato.
In assenza di Woods sono Watkins (4 ricezioni per 82 yard e 1 touchdown) e Kupp (8 ricezioni per 116 yard) a portare la carretta in attacco nel gioco aereo, senza dimenticare il tight end Higbee (3 ricezioni per 48 yard) autore di una bella ricezione da 38 yard nella quale non ne voleva sapere di cadere e farsi placcare.
Ottima la prestazione di Goff, ancora una volta oltre le 300 yard (27/43 per 354 yard, 2 TD e 1 intercetto) che vede sporcata la sua prestazione da un intercetto abbastanza casuale e da quattro sack subiti figli della grossa difficolta di Andre Whitworth a tenere a bada Cameron Jordan.
Ottimo attacco, difesa tutto sommato positiva e special team affidabili come sempre. Oltre ai quattro field goal di Zuerlein (più uno sbagliato dalle 63 yard, e va bene così), arrivano anche gli ottimi ritorni di Pharoh Cooper su punt e kickoff ed anche i punt di Johnny Hekker, che riesce a piazzare tutti quanti i suoi calci dentro le 20 yard avversarie.
Se i Rams ridono, i Saints non piangono più di tanto. L’attacco ha sofferto più del previsto una difesa sempre molto attenta e precisa, subendo anche qualche placcaggio di troppo dietro la linea di scrimmage, ma soprattutto dando l’impressione di non avere alternative che potessero sorprendere il reparto difensivo avversario.
In difesa Payton già sapeva che la mancanza di entrambi i cornerback titolari avrebbe fatto gola al quarterback dei Rams, ed in effetti Goff ha colpito spesso e volentieri nelle posizioni dove Bell e Williams hanno dovuto sostituire Lattimer e Crawley.
Per i Saints è una sconfitta che non fa malissimo, a parte interrompere l’esaltante striscia di otto vittorie consecutive, dal punto di vista del morale, ma pesa come un macigno dal punto di vista della classifica, perché ora i Saints sono appaiati ai Panthers ed hanno una sola partita di vantaggio sui Falcons. La corsa alla NFC South si fa particolarmente bollente in queste ultime cinque giornate dove saranno anche previsti gli scontro diretti che saranno probabilmente decisivi per l’esito finale. Proprio domenica prossima New Orleans affronterà Carolina nel primo di questi showdown.
I Rams, invece, registrano la matematica certezza di non avere una stagione negativa, fremono perché arrivi già domenica prossima contro i Cardinals il timbro per la prima stagione vincente dal 2003 e si scrollano definitivamente l’etichetta di “squadra da 7-9” guadagnata nelle ultime stagioni con Jeff Fisher.
Dopo la sfida divisionale con Arizona di domenica prossima, per i Rams si prospetta un altro esame di quelli belli tosti: i Philadelphia Eagles. Starà a Los Angeles trasformare quella partita in un anticipo di quello che potrebbe riproporsi nella post season. Le possibilità ci sono, e la vittoria contro i Saints l’ha dimostrato.