Tutte le favole hanno una fine, spesso lieta, a volte tragica, e quella dei Rams 2017 non fa eccezione, con la sola differenza che il finale è agrodolce, né lieto né tantomeno tragico.
Gli Atlanta Falcons sbancano meritatamente un Los Angeles Coliseum finalmente in gran spolvero (74300 spettatori, la stragrande maggioranza tifosi dei Rams che si son fatti sentire alla grande per tutta la partita) con un 26-13 che dice tutto della partita che l’ha generato.
Le due squadre si sono sostanzialmente equivalse, con i Rams che hanno addirittura superato i Falcons in yard
Gli Atlanta Falcons sbancano meritatamente un Los Angeles Coliseum finalmente in gran spolvero (74300 spettatori, la stragrande maggioranza tifosi dei Rams che si son fatti sentire alla grande per tutta la partita) con un 26-13 che dice tutto della partita che l’ha generato.
Le due squadre si sono sostanzialmente equivalse, con i Rams che hanno addirittura superato i Falcons in yard
conquistate, nonostante gli siano mancati due drive persi per i fumble di Pharoh Cooper nel primo quarto che sono risultati essere la differenza decisiva per l’esito finale dell’incontro.
L’inizio di partita è stato piuttosto contratto, con entrambe le difese a farla da padrone, e l’equilibrio è stato rotto solamente da un episodio, nemmeno tutta colpa di Cooper, tra l’altro. Il pallone calciato da Bosher rimbalzava sul piede di Blake Countess diventando vivo e recuperabile da chiunque. Quel chiunque era Reynolds, che restituiva al proprio attacco la palla in posizione favorevolissima. Nonostante la grande difesa dei Rams forzasse l’ennesimo quarto down, la distanza era tale che anziché un punt ci stava benissimo un field goal per portare i Falcons avanti 3-0.
I Falcons mettevano a segno un altro field goal per il 6-0, ma Pharoh Cooper perdeva la palla sul kickoff successivo, ed erano ancora i Falcons, con Ishmael, a recuperare l’ovale.
L’inizio di partita è stato piuttosto contratto, con entrambe le difese a farla da padrone, e l’equilibrio è stato rotto solamente da un episodio, nemmeno tutta colpa di Cooper, tra l’altro. Il pallone calciato da Bosher rimbalzava sul piede di Blake Countess diventando vivo e recuperabile da chiunque. Quel chiunque era Reynolds, che restituiva al proprio attacco la palla in posizione favorevolissima. Nonostante la grande difesa dei Rams forzasse l’ennesimo quarto down, la distanza era tale che anziché un punt ci stava benissimo un field goal per portare i Falcons avanti 3-0.
I Falcons mettevano a segno un altro field goal per il 6-0, ma Pharoh Cooper perdeva la palla sul kickoff successivo, ed erano ancora i Falcons, con Ishmael, a recuperare l’ovale.
Stavolta il turnover bvaleva il touchdown di Freeman, ed il 13-0 in cui si trovavano i Rams all’inizio del secondo quarto sembrava già difficilmente colmabile.
Cooper Kupp accorciava le distanze e Ficken trasformava il touchdown ed un field goal appena prima del riposo, ma il 13-10 dell’intervallo non lasciava tranquilli i Rams, anche perché i Falcons avrebbero ricevuto il kickoff iniziale del secondo tempo.
Questa volta la magia degli aggiustamenti di metà tempo non aveva effetto ed anzi, sembrava che a beneficiare maggiormente della pausa per riordinare le idee fossero proprio i Falcons, che andavano a segno (anche se solo con un field goal) al termine del primo drive offensivo del terzo quarto, costellato di corse, efficaci quanto brutali, della coppia Coleman / Freeman. Bryant metteva altri tre punti portando lo score sul 19-10, e la partita, per i Rams, si faceva sempre più in salita.
Al field goal di Ficken rispondeva subito Matt Ryan, che metteva a segno un touchdown pass su Julio Jones nell’unica occasione in cui il folletto con il numero 11 in maglia rossa riusciva ad eludere la strettissima guardia del backfield difensivo dei padroni di casa.
C’era ancora tempo per un touchdown di Tyler Higbee che avrebbe potuto riaprire la partita, ma il replay lo annullava per una questione di millimetri, ed i Rams dovevano capitolare.
I Falcons si prendevano l’intera posta grazie ad una partita difensiva molto attenta, senza errori, molto ben preparata tatticamente, imbrigliando l’attacco più prolifico dell’intera lega e limitando i danni di un Todd Gurley che non sembra aver tratto giovamento dal riposo concessogli da McVay, assieme a molti altri titolari, domenica scorsa nell’ultima di regular season.
Goff, dopo un inizio a corrente alternata, è salito in cattedra ed ha disputato una partita più che dignitosa, trovando spesso e volentieri Woods anche con lanci al limite dell’impossibile, come una seam nel terzo periodo in cui ha fatto arrivare la palla negli unici dieci centimetri quadrati dove Woods avrebbe potuto riceverla.
La difesa è stata monumentale davanti e dietro, ma al centro, con Ogletree e Barron, ha avuto più di un problema, ed un paio di placcaggi sbagliati malamente sono costati cari.
La nota dolente sono stati gli special team. O meglio: Pharoh Cooper. Il coronamento di una stagione straordinaria è stato la convocazione al Pro Bowl, ma la sua prima partita di post season si è rivelata un incubo, con due fumble (uno e mezzo, visto che il primo non è completamente colpa sua) che hanno fornito il break decisivo ai FALCONS.
Forse McVay avrebbe potuto insistere un po’ di più su Gurley, invece di virare verso il gioco aereo, ma questa è una recriminazione che abbiamo fatto spesso quest’anno in occasione delle sconfitte stagionali.
Dicevamo di finale agrodolce. E’ indubbio che perdere non fa mai piacere, soprattutto ai playoff, e siamo tutti d’accordo che, per quanto visto in stagione, questi Rams avrebbero meritato di andare più avanti. Però bisogna considerare alcuni fattori. La squadra è giovane e, sotto la sapiente guida di McVay, non può che migliorare. I p’layoffs sono per gente con esperienza, ed i Rams questa esperienza se la stanno facendo poco a poco.
Ad inizio stagione i più ottimisti tra gli analisti davano un record finale di 6-11: I Rams hanno vinto 11 partite, vinto il titolo divisionale e riportato la franchigia ai playoff dopo 13 anni.
Ecco, ripartiamo da questi punti fermi, da una free agency che si prevede interessante, ora che i Rams sono diventati una squadra appetibile, da un draft che vediamo già in salita (23esima posizione, senza la seconda scelta), da un gruppo di giocatori attorno al quale si può costruire una squadra serie per gli anni a venire, dalla necessità assoluta di dare ad Aaron Donald il contrattone che si merita, dalla necessità assoluta di liberarsi del peso morto rappresentato da Tavon Austin, possibilmente cercando di avere qualcosa in cambio.
Si, sarà una offseason interessante, per i Rams. Iniziamo a contare i giorni per l’apertura del training camp 2018.
Cooper Kupp accorciava le distanze e Ficken trasformava il touchdown ed un field goal appena prima del riposo, ma il 13-10 dell’intervallo non lasciava tranquilli i Rams, anche perché i Falcons avrebbero ricevuto il kickoff iniziale del secondo tempo.
Questa volta la magia degli aggiustamenti di metà tempo non aveva effetto ed anzi, sembrava che a beneficiare maggiormente della pausa per riordinare le idee fossero proprio i Falcons, che andavano a segno (anche se solo con un field goal) al termine del primo drive offensivo del terzo quarto, costellato di corse, efficaci quanto brutali, della coppia Coleman / Freeman. Bryant metteva altri tre punti portando lo score sul 19-10, e la partita, per i Rams, si faceva sempre più in salita.
Al field goal di Ficken rispondeva subito Matt Ryan, che metteva a segno un touchdown pass su Julio Jones nell’unica occasione in cui il folletto con il numero 11 in maglia rossa riusciva ad eludere la strettissima guardia del backfield difensivo dei padroni di casa.
C’era ancora tempo per un touchdown di Tyler Higbee che avrebbe potuto riaprire la partita, ma il replay lo annullava per una questione di millimetri, ed i Rams dovevano capitolare.
I Falcons si prendevano l’intera posta grazie ad una partita difensiva molto attenta, senza errori, molto ben preparata tatticamente, imbrigliando l’attacco più prolifico dell’intera lega e limitando i danni di un Todd Gurley che non sembra aver tratto giovamento dal riposo concessogli da McVay, assieme a molti altri titolari, domenica scorsa nell’ultima di regular season.
Goff, dopo un inizio a corrente alternata, è salito in cattedra ed ha disputato una partita più che dignitosa, trovando spesso e volentieri Woods anche con lanci al limite dell’impossibile, come una seam nel terzo periodo in cui ha fatto arrivare la palla negli unici dieci centimetri quadrati dove Woods avrebbe potuto riceverla.
La difesa è stata monumentale davanti e dietro, ma al centro, con Ogletree e Barron, ha avuto più di un problema, ed un paio di placcaggi sbagliati malamente sono costati cari.
La nota dolente sono stati gli special team. O meglio: Pharoh Cooper. Il coronamento di una stagione straordinaria è stato la convocazione al Pro Bowl, ma la sua prima partita di post season si è rivelata un incubo, con due fumble (uno e mezzo, visto che il primo non è completamente colpa sua) che hanno fornito il break decisivo ai FALCONS.
Forse McVay avrebbe potuto insistere un po’ di più su Gurley, invece di virare verso il gioco aereo, ma questa è una recriminazione che abbiamo fatto spesso quest’anno in occasione delle sconfitte stagionali.
Dicevamo di finale agrodolce. E’ indubbio che perdere non fa mai piacere, soprattutto ai playoff, e siamo tutti d’accordo che, per quanto visto in stagione, questi Rams avrebbero meritato di andare più avanti. Però bisogna considerare alcuni fattori. La squadra è giovane e, sotto la sapiente guida di McVay, non può che migliorare. I p’layoffs sono per gente con esperienza, ed i Rams questa esperienza se la stanno facendo poco a poco.
Ad inizio stagione i più ottimisti tra gli analisti davano un record finale di 6-11: I Rams hanno vinto 11 partite, vinto il titolo divisionale e riportato la franchigia ai playoff dopo 13 anni.
Ecco, ripartiamo da questi punti fermi, da una free agency che si prevede interessante, ora che i Rams sono diventati una squadra appetibile, da un draft che vediamo già in salita (23esima posizione, senza la seconda scelta), da un gruppo di giocatori attorno al quale si può costruire una squadra serie per gli anni a venire, dalla necessità assoluta di dare ad Aaron Donald il contrattone che si merita, dalla necessità assoluta di liberarsi del peso morto rappresentato da Tavon Austin, possibilmente cercando di avere qualcosa in cambio.
Si, sarà una offseason interessante, per i Rams. Iniziamo a contare i giorni per l’apertura del training camp 2018.