Esordio vincente ad Oakland

Da buoni ultimi, Rams e Raiders aprono la stagione NFL 2018 con una partita decisamente interessante composta di due tempi completamente opposti tra di loro.
Nel classico scenario del Black Hole di Oakland in versione settembrina, con la terra rossa del campo da baseball ancora visibile, Los Angeles rende la visita che Oakland ha fatto al Coliseum qualche settimana fa, durante la preseason. Stavolta, però, è tutta un’altra musica: la partita vale per la classifica, e l’indizio più evidente che qualcosa è cambiato è proprio il lineup dei Rams.  A differenza di quanto accaduto per tutta la preseason, in campo ci vanno i titolari, ed i vari Goff, Gurley, Cooks, Kupp, Woods, Suh, Donald, Brockers, Peters e Talib possono finalmente dare prova delle loro qualità.
L’inizio non è dei migliori, per i Rams, che prendono un touchdown al primo drive offensivo dei Raiders e poi si vedono obbligati al three and out nel drive successivo. La ruggine che solitamente si smaltisce con qualche drive in preseason è chiaramente ancora accumulata su gambe, spalle e, soprattutto, testa dei nostri prodi, e sarà così per tutto il primo tempo.
Dall’altra parte i Raiders sembrano avere il gameplan giusto per fermare l’attacco losangelino e mettere in difficoltà la tanto decantata difesa, il cui punto debole è chiaramente nello schieramento dei linebackers.
E proprio nel mezzo colpisce come un martello Jared Cook, che riceve palloni su palloni da un Derek Carr particolarmente ispirato. Già, Jared Cook. Quello visto stasera era quello che i Rams speravano di aver preso dai Packers qualche anno fa. Lasciato andare per la disperazione dei suoi continui drop, Cook sembra aver trovato ad Oakland un metodo particolare per tornare a ricevere il pallone, dato che non ne manca uno nemmeno a pagarlo.
E i Rams? Mettono in piedi un drive spettacolare che si chiude con un touchdown di Gurley, ma le cose si fermano lì. Del resto 21 minuti e rotti di possesso palla dei Raiders contro i poco meno di nove dei Rams vorranno pur dire qualcosa. La strategia di tenere fuori l’attacco dei Rams è perfetta, e per tutto il primo tempo contribuisce a tenere la partita in equilibrio. La prima frazione si chiude sul 13-10 per i Raiders, e gli unici guadagni consistenti per Los Angeles provengono da due interferenze su Cooks su due tracce profonde. Aggiungiamo anche che Zuerlein sbaglia un field goal che solitamente mette in mezzo ai pali senza grosse difficoltà, ed il gioco è fatto.
Con queste prospettive, la partita si riduce a chi fa gli aggiustamenti migliori durante l’intervallo, perché se i Rams non trovano un correttivo alle cose che non vanno, ed i Raiders non trovano un qualcosa per rendere inefficaci le sicure correzioni di Wade Phillips e Sean McVay, la partita si svolgerà sul medesimo binario che vede i Raiders portare a casa il risultato seppur con immenso sforzo.
Dallo spogliatoio i Rams che rientrano per il secondo tempo sono letteralmente trasformati, mentre i Raiders paiono adagiarsi sul gameplan già sviluppato.
Gruden non si azzarda più di tanto a testare la secondaria difensiva dei Rams, e continua a martellare in mezzo con Lynch e Martin ma soprattutto con Cook (9 ricezioni per 180 yard per lui alla fine), però, a differenza del primo tempo, Wade Phillips ha chiuso le porte, ed i risultati non sono i medesimi della prima frazione di gioco.
In attacco McVay si ricorda di avere un certo Gurley, relegato a sole quattro portate nel primo tempo, e comincia a dargli la palla, stabilendo un gioco di corsa che i Raiders devono forzatamente rispettare. La conseguenza è che le playaction riescono molto meglio ed i corridoi per i ricevitori sono più ampi. Goff inizia a colpire con precisione Kupp e Cooks, che finiranno con cinque ricezioni  a testa, continuando anche a testare il profondo con Woods e lo stesso Cooks.
Dopo aver messo a segno 3 punti con Zuerlein ed aver pareggiato i conti, tocca infine a Cooper Kupp ricevere il secondo TD pass della partita da parte di Goff, e nel quarto periodo è ancora Zuerlein a mettere i Rams a distanza di sicurezza con altri due calci (uno da 55 yard), prima che Marcus Peters metta la parola fine all’incontro con un pick six su Carr da 50 yard che sigilla il risultato sul 33-13 finale.
Il parziale del secondo tempo dice 23-0 per i Rams, e tanto dovrebbe bastare per far capire come dopo l’intervallo le contromisure prese dai Rams siano state efficaci.
Prima dell’inizio della stagione la nostra preoccupazione principale erano la mancanza di snap per i titolari e la bassa qualità del reparto linebacker.
Se per la prima siamo stati tranquillizzati da un secondo tempo che ha mostrato una squadra abbastanza in palla, per la seconda ci permettiamo di avere ancora qualche dubbio. Subire 180 yard da Cook non è un buon segnale, anche se sulle corse il pacchetto di secondo livello si è mosso abbastanza bene. Da rivedere anche la secondaria, chiamata poco in causa dal gameplan di Gruden. Innegabile, però, che se i soli nomi che la compongono invitano il coach avversario a cambiare un gameplan evitando di solleticare i defensive back avversari, il reparto ha già portato una grande vittoria alla propria squadra.
Tre intercetti della difesa, uno o due sack (dipende da come gli scorer ufficiali conteggeranno un placcaggio di Ebukam su Carr), fanno passare in secondo piano le quasi 400 yard subite, ma in difesa crediamo ci sia molto da lavorare.
Ottimo, invece, l’attacco del secondo tempo. Soluzioni creative e schemi ben disegnati (funzionano addirittura gli end around, non si sa se perché i blocchi siano disegnati meglio o perché non li corre Tavon Austin…), un Goff che non può che migliorare nell’intesa con i ricevitori, un Gurley già in midseason form ed un Brandin Cooks già pienamente entrato nell’offense dei Rams come non fu, purtroppo, per Watkins lo scorso anno.
Il futuro è radioso, godiamoci il momento e poi sotto con i Cardinals la prossima settimana!
 

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