Super Goff in formato GSOT

Nella narrativa sportiva americana, viene spesso utilizzata l’espressione “A game that defines a season” per descrivere una partita che segna il punto di svolta, in positivo o in negativo, nella stagione di una squadra. Rams – Vikings lo era stato la scorsa stagione soprattutto per i Rams. La sconfitta per 24-7 subita a Minneapolis rappresentò una sorta di presa di coscienza del limite della squadra: playoff sicuri ma non molto di più, come in effetti poi avvenne.
Quest’anno la sfida si è ripetuta, questa volta in casa dei Rams, e probabilmente si è trattato di un nuovo punto di svolta per la stagione dei Rams. Questa volta, però, la partita ha sentenziato che questi Rams sembrano davvero in grado di raggiungere obiettivi che solo fino ad un paio di anni fa sembravano sogni irrealizzabili.
I Rams arrivano dalla partita contro i Chargers, vinta pagando un prezzo altissimo con l’infortunio ad entrambi i cornerback titolari. Perso Talib per almeno due mesi, McVay recupera in extremis Marcus Peters che, anche se non al 100%, stringe i denti e vuole assolutamente essere della partita.
Sull’altra sideline Mike Zimmer cerca di dimenticare una delle peggiori partite dei Vikings da un po’ di tempo a questa parte, la brutta sconfitta subita contro i Buffalo Bills domenica scorsa, e per farlo affida all’offensive coordinato John DeFilippo il compito di cercare di sfruttare l’improvvisa presunta debolezza della secondaria avversaria. DeFilippo non si fa pregare e mette in piedi un gameplan aggressivo, basato sul ricorso continuo a Thielen e successivamente a Diggs, andando anche a sfidare direttamente Marcus Peters e Sam Shields, cercando di sfruttare la condizione precaria di uno e la minore velocità rispetto ai ricevitori dell’altro.
Il drive iniziale è il perfetto esempio di questa tattica, con Cousins che trova i ricevitori con facilità, scaricando la palla in fretta per eludere la pressione della linea di difesa avversaria e cercando tracce medio corte a liberare Thielen nella terra di mezzo tra linebacker e defensive back. Il drive termina con la segnatura di Robinson, perfettamente imbeccato da Cousins in end zone.
La reazione dei Rams è pressochè immediata, ma un po’ più impacciata rispetto all’autoritario drive di apertura dei Vikings. McVay deve infatti ringraziare una penalità di Rhodes che annulla una buona azione difensiva che avrebbe costretto i Rams al punt, consentendo a Los Angeles di andare a pareggiare i conti qualche azione dopo con un passaggio di Goff per Gurley.
I Vikings riprendono il campo continuando con il loro gameplan, all’insegna del “finchè funziona perché cambiare”. Poca palla a terra e molto per aria con la difesa dei Rams sempre a rincorrere fino ad un provvidenziale intervento di Corey Littleton che sventa l’ennesima conversione di terzo down costringendo Minnesota al field goal.
Stavolta la risposta dei Rams è immediata, ed è una di quelle risposte che fanno male. McVay e Goff tirano fuori dal cilindro un gioco provato e riprovato nelle scorse settimane, vedendo finalmente la possibilità di utilizzarlo prendendo in contropiede la difesa dei Vikings. L’incrocio delle tracce dei ricevitori è tale che Cooper Kupp viene preso in consegna da Barr, un linebacker che non ha la velocità per stare dietro al numero diciotto della squadra di casa. Il risultato è una palla lanciata perfettamente sulla corsa di Kupp che riceve, saluta tutti e si invola per un touchdown da 70 yard che sembra rompere la partita.
Ma proprio quando si pensa che i Rams abbiano trovato il break decisivo, Cousins alza il ditino e dice “io non sarei d’accordo”, ed in tre azioni trova Diggs per 34 yard, Rudolph per 24 e di nuovo Robinson per il touchdown da 17 yard (declinata, per buon peso, una interferenza difensiva di Shields) che riporta i Vikings avanti di tre punti.
Ormai è chiaro che questa partita sarà uno shutout, con una sfida all’ultimo lancio tra Goff e Cousins, entrambi in serata straordinaria, e quando succedono partite di questo genere, la vittoria va a chi sa fare gli aggiustamenti migliori nell’intervallo oppure a quella che commette meno errori.
Dopo una pausa di riflessione con un three & out a testa, il bombardamento riprende con Goff che in quattro azioni manda nuovamente a segno Cooper Kupp, questa volta lanciandogli una palla impossibile in uno spazio di pochi centimetri in mezzo alle mani di due difensori.
Nel drive successivo i Vikings si fanno male da soli con un holding che rende difficoltosa la conversione del terzo down, e con meno di due minuti da giocare rendono la palla ai Rams. Con un Goff così ci vuol poco a segnare un altro touchdown, questa volta con un altro lancio da 47 yard sulla corsa (e nelle mani) di Brandin Cooks, che segna così i suoi primi sei punti in maglia Rams.
I Vikings riescono a mettere ancora tre punti sul tabellone prima della fine del primo tempo, ma l’inerzia della partita è tutte in favore dei Rams.
I numeri del primo tempo sono incredibili: 20 minuti e rotti di possesso per i Vikings, 281 yard di total offense per i Rams, 279 per i Vikings, con i due quarterback sugli scudi (Goff 13/17 per 251 yard e 4 TD, Cousins 25/32 per 255 yard e 2 TD).
Il terzo quarto inizia un po’ in sordina, con le due squadre che si scambiano i punt ed i Rams che aggiungono altri tre punti con un field goal di Ficken. L’assenza di Zuerlein si fa sentire, perché in occasione del primo drive i Rams si fermano sulle 36 avversarie, da dove il kicker titolare potrebbe agevolmente piazzare un field goal da 53 yard, distanza impossibile per Ficken.
 Il field goal che porta ad 11 punti il distacco dei Rams sui Vikings ha un effetto dirompente, e la pioggia di punti riprende. Cousins trova Thielen in end zone dopo aver magistralmente “spostato” la safety con una finta di lancio a destra per poi imbeccare il proprio ricevitore sulla traccia profonda e la susseguente trasformazione da due punti su un redivivo Latavius Murray riporta i Vikings a distanza di un solo field goal.
Goff allunga immediatamente con il quinto touchdown pass di giornata (l’ultimo QB dei Rams a lanciare 5 TD in una partita fu un certo Kurt Warner…) mandando a segno Robert Woods e la partita entrava nel quarto finale con i Rams in vantaggio 38-28.
Ficken sbagliava malamente un field goal da 28 yard che avrebbe messo gli ultimi chiodi sulla bara dei Vikings, che prendevano nuovo vigore e cercavano di recuperare il doppio svantaggio.
Dopo che due sack di Donald avevano fermato il drive precedente, arrivava anche quello di Suh a fermare il tentativo dei Vikings, che si accontentavano del field goal, restituendo palla ai Rams  con 3:46 sul cronometro e la speranza di riavere la palla indietro con abbastanza tempo per cercare il miracolo dei supplementari.
I Rams quasi riuscivano a mettere in ghiaccio la partita, ma Cooks veniva placcato a millimetri dal primo down su un terzo tentativo cruciale, e Minnesota vedeva realizzarsi le proprie speranze.
La tensione in un Coliseum pieno e finalmente elettrizzato ed elettrizzante, si tagliava con un coltello, ma a mettere la parola fine ci pensava, con un pregevole strip-sack, uno degli ultimi arrivati: il rookie Franklin-Myers. Il defensive end arrivava su Cousins da dietro e lo placcava facendogli perdere la palla, che veniva recuperata da Suh.
Rams ancora imbattuti, dunque, ma i Vikings hanno mostrato ai prossimi avversari dei californiani qual è la strada per intrufolarsi nella difesa-monstre dei Rams: rilascio rapido da parte del quarterback per eludere la pressione e minimizzare la possibilità di holding della linea, tracce medio corte a colpire le zone subito dietro ai linebacker, cercare il mismatch con i sostituti di Talib. Per loro ha funzionato a metà, perché hanno trovato sulla loro strada un Jared Goff letteralmente indemoniato, che ha distribuito palloni ai quattro ricevitori principali (Cooks, Woods, Kuppe Gurley) mandando tutti in touchdown e ben tre in tripla cifra per yard guadagnate. Molto difficile il lavoro del defensive coordinator, che durante la partita ha provato di tutti, dal mandare in rush solo tre uomini concedendo però a Goff giorni interi per trovare i ricevitori, al mandare dentro anche tre blitz contemporaneamente, venendo però infilati dagli screen su Gurley, al portare traffico nel medio corto, lasciando il profondo scoperto e vulnerabile alla palla lunga di Goff.
I Rams si godranno ora dieci giorni di riposo prima di andare a rendere visita ai Seahawks, una partita sempre molto sentita da ambo le parti e con un paio di “questioni” da risolvere, strascichi delle partite passate, anche se molti giocatori ora non sono più a Seattle.
I Vikings si leccano le ferite e si preparano alla trasferta di Philadelphia. C’è un championship da vendicare.

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