Fumble per la vittoria

I Los Angeles Rams restano la sola squadra imbattuta nella NFL dopo aver strappato (letteralmente) una vittoria ai Green Bay Packers in quella che possiamo tranquillamente considerare la partita più difficile sin qui giocata dai californiani in questa stagione 2018.
Che i Packers fossero un brutto cliente, e che il record di 3-2-1 non rispecchiasse in pieno la qualità e la forza della squadra,  lo si sapeva, ed il coaching staff aveva già messo in conto di dover disputare una partita perfetta per cercare di uscire indenni da quello che Rodgers, Matthews e compagni potevano mettere in campo. I Rams, invece, hanno giocato una partita tutt’altro che perfetta, subendo come non mai l’aggressività della difesa dei Packers, come testimoniano i cinque sack ed i molti colpi subiti da Goff, anche a causa della peggior partita sin qui disputata dalla linea offensiva, che era finora stata il perno centrale dell’attacco di Los Angeles,
Con Sullivan in grossa difficoltà contro il nose tackle avversario Kenny Clark, ed in generale tutto il reparto in grossa difficoltà contro il front five dei Packers, Gurley non ha trovato i soliti buchi aperti sulle corse, mentre Goff è stato sotto costante pressione come mai gli era capitato in questo inizio di campionato, diventando di conseguenza molto meno preciso sui passaggi. Questo ha fatto sì che l’attacco stellare di Los Angeles si sia trasformato in un reparto offensivo poco più che ordinario, che si affidava più all’episodio singolo piuttosto che al solito gioco corale. Mettiamoci anche un paio di drop da parte di Cooks e Gurley in situazioni critiche, e Johnny Hekker si è trovato a calciare per quattro drive consecutivi per la prima volta in stagione, ed a niente è servita la splendida finta di punt con cui ha chiuso un down, perché dopo quell’azione, i Rams sono stati comunque costretti al punt.
La tattica di Mike Pettine, defensive coordinator di Green Bay, di mettere in campo cinque se non sei defensive back ha pagato alla grande, annullando completamente i ricevitori di Los Angeles sia, quando la copertura non era ottimale, in fase di recupero con interventi provvidenziali a salvare delle probabili ricezioni. Un’intensità del genere non si era ancora vista quest’anno nella secondaria dei Packers, e tutto è sembrato girare a meraviglia, almeno nel primo tempo.
Per i Rams le difficoltà sono proseguite anche in difesa, dove Rodgers ha sfruttato il mismatch con una secondaria che sta patendo più del dovuto l’assenza di Aqib Talib e Marcus Peters alterna giocante grandiose a svarioni clamorosi come quello che permette a Davante Adams di ricevere una bomba di Rodgers per cinquanta yard e preparare il touchdown di Williams che sblocca la partita.
Con l’attacco bloccato e la difesa in affanno, i Rams non potevano far altro che affidarsi agli special team che, alla fine della fiera, sono stati l’elemento decisivo per portare a casa la partita. Hekker ha calciato due punt fenomenali uno dopo l’altro. Mentre il primo ha fatto ripartire i Packers dalle proprie 4, posizione da cui si sono tolti abbastanza agevolmente, il secondo (grazie anche al provvidenziale e millimetrico intervento di Sam Shields) ha piazzato la palla sulla una yard, e da lì i Rams hanno messo a segno la sefaty che poi è risultata fondamentale nell’economia del risultato.
Gli ultimi due minuti del primo tempo hanno tenuto i Rams in partita grazie anche al touchdown pass di Goff su Josh Reynolds, sostituto dell’ancora infortunato Cooper Kupp, consentendo a Los Angeles di portarsi sul 10-8 (fallita la trasformazione da due punti).
La situazione per i padroni di casa migliora un po’ nel secondo tempo, quando sia Phillips che McVay aggiustano qualche particolare in attacco e difesa. Visto che Gurley sembra bloccato, Mc Vay decide di affidarsi di più al gioco aereo, cambiando anche gli assegnamenti in linea offensiva in maniera da assicurare una maggior protezione a Goff. La cosa riesce a metà, perché Goff continua ad essere pressato, ma guadagna quel mezzo secondo in più che a volte fa la differenza. Arrivano così i touchdown di Gurley e Reynolds che portano i Rams avanti di dieci punti e, sembra, in controllo della partita.
La difesa riesce ad arginare meglio soprattutto le corse di Mongomery e Adams, mentre sui passaggi continua ad andare a corrente alternata. Tanto basta, però, per imbrigliare i Packers. Almeno fino alla fine del terzo periodo, quando Adams si invola solitario in touchdown con una corsa da 33 yard.
I Rams allungano con Zuerlein, ma la distanza di soli sei punti non lascia certo tranquilli, anche perché Rodgers si riprende dal leggero appannamento di inizio secondo tempo e ricomincia a martellare la secondaria di Los Angeles, trovando Valdes-Scantling sul profondo per il touchdown del sorpasso.I Rams non si scompongono, ma un dannosissimo holding di Saffoild li costringe ad accontentarsi di un field goal di Zuerlein, che fissa lo score sul 29-27.
Mancano due minuti e nove secondi: una vita per un quarterback come Rodgers, al quale, peraltro, basta anche solo un field goal per portare i Packers alla vittoria. Quante volte l’ha fatto in carriera?
In occasioni come queste, e con giocatori del genere, si gioca conservativi e sicuri. Ad esempio il kickoff in end zone non si ritorna, prendendosi il touchback. Montgomery la pensa diversamente e si fa ingolosire dalla possibilità di ritornare il pallone. Pallone che, però, gli viene letteralmente strappato dalle mani dal placcaggio di Ramik Wilson, che recupera l’ovale mandando nella disperazione la panchina (ed i numerosissimi tifosi al seguito) verde oro e mandando in visibilio giocatori e tifosi di casa.
A quel punto basta solo conquistare un primo down, cosa di cui si incarica Todd Gurley, rinunciando anche a segnare un touchdown pur di mantenere il possesso e far passare il minuto che ancora manca alla fine della partita senza dare anche la possibilità più remota ai Packers di provare il miracolo della rimonta.
Abbiamo letto molte critiche a Gurley per questa sua scelta, ma ci sentiamo di dissentire fortemente. Gurley ha fatto quello che doveva fare, cioè conquistare il primo down e mantenere il possesso di palla. È vero che se avesse segnato i Rams sarebbero stati avanti di nove punti, ma è altrettanto vero che con un minuto a disposizione ci sta benissimo (anche se dovrebbe avere del miracoloso) un touchdown con onside kick recuperato per provare a vincere la partita, per cui bene ha fatto Gurley ad evitare che i Packers potessero anche solo pensare di poter fare una cosa del genere. Del resto se Montgomery avesse fatto quel che il suo head coach gli aveva detto id fare, e cioè prendere il touchback e dare la palla in mano a Rodgers, forse staremmo qui a parlare di un altro risultato, ed è per questo che i giocatori farebbero meglio a seguire le indicazioni del proprio coaching staff, invece di improvvisare soluzioni personali che per una volta che vanno bene, nella stragrande maggioranza dei casi portano solo danno.
Questa partita ha detto molte cose importanti per entrambe le squadre, comunque. Per i Packers c’è la consapevolezza che la squadra c’è, ed a questo punto le prestazioni sconcertanti come ad esempio quella contro i Lions sono solamente un fattore mentale, più che tecnico.
Per quanto riguarda i Rams, l’imbattibilità vacilla, e forse sarebbe addirittura meglio che questa benedetta prima sconfitta arrivasse a breve, in maniera da tranquillizzare una squadra che si sta innervosendo sempre più mettendosi in difficoltà nel recupero delle partite che non si mettono nella maniera ipotizzata fin da subito. Una sconfitta non pregiudica nulla ma, anzi, potrebbe essere il cemento definitivo per lanciare Los Angeles nella seconda parte della stagione, obiettivamente la più difficile da affrontare.

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