A differenza dello scorso anno, i Los Angeles Rams arrivano all’ultima di regular season con la possibilità di saltare il turno di wild card conquistando il seed numero due della NFC, per cui questa volta niente riserve in campo e niente regali natalizi (beh… parliamone) ai rivali divisionali di San Francisco che. Con un record di 4-11, sono davanti ai soli Arizona Cardinals nella NFC.
I Rams devono nuovamente fare a meno di Todd Gurley, tenuto precauzionalmente a riposo per far riposare il ginocchio che gli sta dando qualche problema da un paio di settimane, e di Lamarcus Joyner, anch’egli leggermente acciaccato, ma dall’altra parte del campo la lista degli indisponibili/infortunati è lunga quanto la quaresima, e durante la partita se ne aggiungeranno altri, per terminare una stagione non certo propizia dal punto di vista sanitario per i Niners.
La posta in gioco è importante, ed i Rams fanno subito capire che non c’è trippa per gatti e dopo un quarto e poco meno di tre minuti hanno già forzato e recuperato un fumble con Talib, effettuato tre intercetti con Littleton (2, di cui il secondo ritornato in touchdown) e Countess, e segnato 21 punti a fronte del solo field goal concesso a Robbie Gould in chiusura del primo quarto. Aggiungiamoci il carico dei colpi e delle pressioni portate su Nick Mullens, ed abbiamo un quadro abbastanza completo dell’inizio partita ai mille all’ora da parte della difesa dei padroni di casa.
Da quel momento in poi si è trattato di amministrare la partita con C.J.Anderson ancora una volta oltre le 100 yard di corsa, Jared Goff con quattro touchdown pass,ma solo 199 yard guadagnate anche a causa dei “campi corti” lasciatigli dalla difesa dopo i turnover, due ricezioni in touchdown a testa per Cooks e Reynolds, Aaron Donald che non batte il recod di sack di Strahan (anche perché dall’altra parte non c’è Brett Favre che si accuccia appositamente… diciamocelo…) e la consapevolezza che, a differenza dello scorso anno, i Rams sono bell’e pronti ad ospitare al Coliseum una tra Chicago, Dallas o Seattle, per cercare di arrivare fino al gran finale di Atlanta. Corsi e ricorsi storici: Atlanta, città della squadra che fece perentoriamente fuori i Rams dai playoff nel 2017, ma anche città nella quale i Rams vinsero il Super Bowl XXXIV sorprendendo un po’ tutti quanti.
I 49ers hanno fatto un po’ la vittima sacrificale di questa giornata, ed i 32 punti messi sul tabellone sono arrivati prevalentemente nel secondo tempo, quando i Rams hanno iniziato a far girare le seconde e terze linee, ma non si poteva chiedere molto di più ad una squadra devastata dagli infortuni e senza delle reali motivazioni che non fossero quelle di permettere a George Kittle di stabilire il nuovo record di yard guadagnate in stagione da un tight end, superando Gronkowski ma soprattutto Travis Kelce, che aveva stabilito il nuovo record poco prima. Con il touchdown da 43 yard che fissa il punteggio finale sul 48-32, Kittle ha così guadagnato 1377 yard in 88 ricezioni, finendo lassù in cima alla classifica dei tight end.
Mentre per San Francisco è tempo di bilanci e di decisioni per il futuro, a Los Angeles arriva il momento tanto atteso della post season, obiettivo centrato senza particolari patemi d’animo, sebbene motivi di preoccupazione ce ne siano eccome.
Preoccupa la condizione del ginocchio di Gurley. C.J. Anderson è sicuramente un buon sostituto che, quando chiamato, ha risposto con quasi 300 yard in due partite, ma le difese che ha affrontato (Arizona e San Francisco), non permettono di dormire sonni tranquilli affermando che anche se Gurley non ce la dovesse fare siamo in una botte di ferro con il neo arrivato. Avere Gurley in campo, sano, ci lascerebbe più tranquilli, anche perché nel caso di un rematch contro i Bears avrà il dentino bello avvelenato.
Preoccupa anche la difesa, esattamente come ha preoccupato per tutta la stagione. Non contiamo il secondo tempo, dove i titolari hanno lasciato quasi tutti il campo, ma nei primi due quarti, a fianco dei fumble e degli intercetti, sono arrivati anche alcuni segnali che dicono che i problemi cronici della difesa dei Rams (vulnerabile sulle corse centrali, invisibile nel mezzo sui tight end, spesso al placcaggio con sufficienza) non sono stati risolti, e nulla ci porta a credere che verranno risolti in queste due settimane.
I casi sono due: o Wade Phillips è un mago e fino ad ora ci ha tenuto nascosti gli aggiustamenti atti a correggere i grossi buchi della difesa, oppure anche quest’anno, e decisamente più a sorpresa, i Rams sono destinati ad uscire abbastanza presto dalla contesa, perché sappiamo tutti che ai playoff l’attacco serve a segnare punti, ma la difesa serve ancor più a non prenderne. Sembra una banalità, ma in post season, in partita secca, l’importanza della difesa è vitale, in quanto non esistono seconde occasioni o “prossime giornate”.
La grossa incognita che pesa sui Rams 2018 sta tutta qui. L’attacco preoccupa fino ad un certo punto, anche se nelle ultime partite con Chicago e Philadelphia qualcosa sembra essere cambiato, in peggio, anche in fase offensiva.
Non è più tempo di fare troppi pensieri, comunque: tra due settimane sarà “O dentro O fuori”, esattamente quello che aspettiamo da settembre.
I Rams devono nuovamente fare a meno di Todd Gurley, tenuto precauzionalmente a riposo per far riposare il ginocchio che gli sta dando qualche problema da un paio di settimane, e di Lamarcus Joyner, anch’egli leggermente acciaccato, ma dall’altra parte del campo la lista degli indisponibili/infortunati è lunga quanto la quaresima, e durante la partita se ne aggiungeranno altri, per terminare una stagione non certo propizia dal punto di vista sanitario per i Niners.
La posta in gioco è importante, ed i Rams fanno subito capire che non c’è trippa per gatti e dopo un quarto e poco meno di tre minuti hanno già forzato e recuperato un fumble con Talib, effettuato tre intercetti con Littleton (2, di cui il secondo ritornato in touchdown) e Countess, e segnato 21 punti a fronte del solo field goal concesso a Robbie Gould in chiusura del primo quarto. Aggiungiamoci il carico dei colpi e delle pressioni portate su Nick Mullens, ed abbiamo un quadro abbastanza completo dell’inizio partita ai mille all’ora da parte della difesa dei padroni di casa.
Da quel momento in poi si è trattato di amministrare la partita con C.J.Anderson ancora una volta oltre le 100 yard di corsa, Jared Goff con quattro touchdown pass,ma solo 199 yard guadagnate anche a causa dei “campi corti” lasciatigli dalla difesa dopo i turnover, due ricezioni in touchdown a testa per Cooks e Reynolds, Aaron Donald che non batte il recod di sack di Strahan (anche perché dall’altra parte non c’è Brett Favre che si accuccia appositamente… diciamocelo…) e la consapevolezza che, a differenza dello scorso anno, i Rams sono bell’e pronti ad ospitare al Coliseum una tra Chicago, Dallas o Seattle, per cercare di arrivare fino al gran finale di Atlanta. Corsi e ricorsi storici: Atlanta, città della squadra che fece perentoriamente fuori i Rams dai playoff nel 2017, ma anche città nella quale i Rams vinsero il Super Bowl XXXIV sorprendendo un po’ tutti quanti.
I 49ers hanno fatto un po’ la vittima sacrificale di questa giornata, ed i 32 punti messi sul tabellone sono arrivati prevalentemente nel secondo tempo, quando i Rams hanno iniziato a far girare le seconde e terze linee, ma non si poteva chiedere molto di più ad una squadra devastata dagli infortuni e senza delle reali motivazioni che non fossero quelle di permettere a George Kittle di stabilire il nuovo record di yard guadagnate in stagione da un tight end, superando Gronkowski ma soprattutto Travis Kelce, che aveva stabilito il nuovo record poco prima. Con il touchdown da 43 yard che fissa il punteggio finale sul 48-32, Kittle ha così guadagnato 1377 yard in 88 ricezioni, finendo lassù in cima alla classifica dei tight end.
Mentre per San Francisco è tempo di bilanci e di decisioni per il futuro, a Los Angeles arriva il momento tanto atteso della post season, obiettivo centrato senza particolari patemi d’animo, sebbene motivi di preoccupazione ce ne siano eccome.
Preoccupa la condizione del ginocchio di Gurley. C.J. Anderson è sicuramente un buon sostituto che, quando chiamato, ha risposto con quasi 300 yard in due partite, ma le difese che ha affrontato (Arizona e San Francisco), non permettono di dormire sonni tranquilli affermando che anche se Gurley non ce la dovesse fare siamo in una botte di ferro con il neo arrivato. Avere Gurley in campo, sano, ci lascerebbe più tranquilli, anche perché nel caso di un rematch contro i Bears avrà il dentino bello avvelenato.
Preoccupa anche la difesa, esattamente come ha preoccupato per tutta la stagione. Non contiamo il secondo tempo, dove i titolari hanno lasciato quasi tutti il campo, ma nei primi due quarti, a fianco dei fumble e degli intercetti, sono arrivati anche alcuni segnali che dicono che i problemi cronici della difesa dei Rams (vulnerabile sulle corse centrali, invisibile nel mezzo sui tight end, spesso al placcaggio con sufficienza) non sono stati risolti, e nulla ci porta a credere che verranno risolti in queste due settimane.
I casi sono due: o Wade Phillips è un mago e fino ad ora ci ha tenuto nascosti gli aggiustamenti atti a correggere i grossi buchi della difesa, oppure anche quest’anno, e decisamente più a sorpresa, i Rams sono destinati ad uscire abbastanza presto dalla contesa, perché sappiamo tutti che ai playoff l’attacco serve a segnare punti, ma la difesa serve ancor più a non prenderne. Sembra una banalità, ma in post season, in partita secca, l’importanza della difesa è vitale, in quanto non esistono seconde occasioni o “prossime giornate”.
La grossa incognita che pesa sui Rams 2018 sta tutta qui. L’attacco preoccupa fino ad un certo punto, anche se nelle ultime partite con Chicago e Philadelphia qualcosa sembra essere cambiato, in peggio, anche in fase offensiva.
Non è più tempo di fare troppi pensieri, comunque: tra due settimane sarà “O dentro O fuori”, esattamente quello che aspettiamo da settembre.