Rieccoci, finalmente. Dopo un viaggio da odissea e qualche giorno per rimettere a posto alcuni arretrati ed incombenze legate agli impegni presi per resocontare il Super Bowl, possiamo finalmente dedicarci a noi.
Partiamo dalle sensazioni post partita. Rabbia? Si, un po’, perché la partita era ampiamente alla nostra portata. Delusione? No, perché anche se l’attacco ha giocato male, i Rams hanno dimostrato di essere una squadra vera. Scoramento? Per nulla. Atlanta rappresenta il punto di partenza per una squadra che ha completamente svoltato rispetto a solo due anni fa ed è pronta a ripercorrere i fasti dei primi anni del nuovo secolo cercando di non ripetere i medesimi errori, partendo dal presupposto che abbiamo uno dei migliori head coach in circolazione, uno dei migliori quarterback in circolazione, uno dei migliori running back in circolazione, il miglior giocatore difensivo in circolazione ed una squadra giovane e talentuosa che, con qualche innesto mirato, può tranquillamente puntare a Miami 2020 ed a restare ai vertici per gli anni a venire.
Ad Atlanta abbiamo pagato caro lo scotto dell’inesperienza. Non è un caso che il vecchio volpone Wade Phillips, dopo una regular season in cui a volte venivano dei dubbi sulla bontà della sua difesa, ha sfoderato le sue armi migliori proprio nelle partite che contavano, tirando fuori una prestazione maiuscola dopo l’altra da parte del reparto difensivo, compreso il Super Bowl di Atlanta, che ha visto la difesa di Los Angeles limitare l’attacco di New England a soli 13 punti segnati. Alzi la mano chi avrebbe mai pensato che, concedendo solo 13 punti agli avversari, avremmo perso la partita.
Non vedo mani alzate. Bene. Su questo siamo allineati.
Non è unmistero che la partita l’abbiamo persa in attacco, e molto più in sideline che non in campo.
Certo, Goff ha commesso errori di letture e valutazione piuttosto importanti, ma diamo anche credito alla difesa dei Patriots di averlo messo nelle condizioni di non poter giocare a suo agio. La linea offensiva ha purtroppo toppato la partita più importante, ma anche in questo caso la prestazione della linea di difesa di New England ha condizionato fortemente il rendimento di Withworth e compagni. Il fronte a sei che hanno dovuto affrontare, con frequenti blitz , stunt e incroci assortiti ha messo in crisi un reparto fin qui solidissimo, e la prestazione pessima ha avuto ripercussioni sia sul gioco di corsa che su quello di passaggio.
Gurley e Anderson non hanno trovato i soliti spazi nel loro zone running, e la play action non è stata così efficace come al solito.
Francobollati alla perfezione Cooks e Woods, avrebbe dovuto giocare un ruolo importante Josh Reynolds, e si è vista tutta la differenza tra lui ed il titolare Cooper Kupp. Dopo un paio di palloni persi malamente, Goff ha probabilmente abbassato il livello di fiducia nei suoi confronti e lo ha cercato meno spesso, anche se era spesso libero nel medio corto, esattamente la porzione di campo che New England aveva deciso di sacrificare. Con il fronte a sei, McVay ha dovutro spesso optare per tenere dentro i tight end come bloccatori extra, e questo ha tolto un’altra arma possibile a Goff (ricordiamo Everett ed Higbee decisivi sia contro Dallas che contro New Orleans).
Alla difesa non c’è quasi nulla da dire. White e Burkhead hanno iniziato ad ammassare yard su corsa solo alla fine, quando la stanchezza si è fatta sentire e comunque gli assegnamenti erano forzatamente cambiati, con una difesa non più mi rata al contenimento ma in cerca di un turnover che potesse regalare ancora qualche speranza.
Qualche considerazione in più si può fare nei confronti di McVay, che è stato completamente preso in mezzo da Bill Belichick e non è riuscito a rispondere adeguatamente, continuando ad utilizzare il gameplan iniziale.
L’ateggiamento “prendo tutto io” questa volta non ha funzionato, ed il grosso errore di McVay è stato il non trasformarlo in un “prendo quello che la difesa mi concede”. Sappiamo tutti quanti che la difesa è sempre una coperta corta. Se ti toglie qualcosa da qualche parte, lascia scoperto qualcos’altro da un0altra parte. Tutto sta al riconoscerlo ed approfittarne. Che è poi quello che ha fatto Tom Brady.
Come dicevamo all’inizio, smaltita la delusione resta la consapevolezza che la squadra c’è, e basta davvero poco per renderla ancora più competitiva. Sarà compito di Les Snead e Sean McVay migliorarla e portarla nuovamente sui palcoscenici che le competono per storia e tradizione.
Prima di chiudere, vi devo delle scuse. Avevo promesso delle dirette da Atlanta sulla nostra pagina Facebook, ma ho avuto grossi problemi di connessione. Il telefono si connetteva solo in 2G (impensabile fare una diretta video), e la rete wifi dello stadio si è ingolfata abbastanza in fretta, lasciandomi senza connessione per tutta la partita. Sarà per la prossima volta, quando mi attrezzerò meglio.
E la prossima volta sarà Miami 2020, giusto?