Essere tifoso Rams in questo particolare periodo storico ha qualche vantaggio. Oltre ad avere un Vince Lombardi fresco fresco in bacheca, non ci si deve nemmeno agitare troppo verso fine aprile quando, solitamente, tutto il resto della NFL impazzisce per il draft.
Sfatato questo mito, che sopravviveva da decenni, che al draft si costruiscono le franchigie vincenti, e trasformate le scelte in validissima merce di scambio per giocatori già ridati e consolidati, I Rams hanno ormai fatto l’abitudine a guardare gli altri scannarsi per dei prospetti che, in molti casi, provocheranno solamente attacchi di bile e genereranno montagne di rimpianti sulle scelte sbagliate. “Avessimo preso il giocatore Y invece di quel bidone di X che i nostri scout ci avevano assicurato essere il prospetto del millennio…”.
Quest’anno, oltre ad osservare il primo giro, i Rams hanno osservato anche il secondo, avendo la prima scelta al numero 104, ben dentro il terzo giro, e si sono concessi momenti di grande ilarità, come quando Les Snead ha raccontato di come alcune squadre che non avevano scelta al primo giro, lo avessero chiamato per sapere cosa fare durante il primo giro, oppure quando un sorpresissimo McVay ha interrotto la conferenza stampa per commentare la scelta dei Patriots che, pare, il coach dei Rams sparava scendesse fino alla 104.
Alla fine, comunque, al di là della vulgata popolare che voleva i Rams assolutamente inattivi “perché non hanno praticamente scelte”, i loro sette giocatori i neocampioni del mondo li hanno scelti comunque, seguendo la stessa tattica studiata in questi ultimi anni: una o due need primarie e poi una manciata di prospetti da buttare nel carnaio del camp per cercare le gemme preziose che, nelle ultime stagioni, non sono mai mancate (ed aggiungiamo anche gli undrafted free agents).
La prima scelta dei Rams è andata sull’offensive lineman da Wisconsin Logan Bruss, che si metterà immediatamente in gioco assieme a Bobby Evans, Coleman Shelton e Tremayne Anchrum per il posto da titolare lasciato vacante da Austin Corbett.
Poi Snead ha iniziato a rimpinguare la secondaria difensiva con Decobie Durant, defensive back da South Carolina State e Troy Hill, cavallo di ritorno da Cleveland acquisito via trade.
Come da tradizione McVay ha usato una scelta per un running back (Kyren Williams da Notre Dame), ma vista la situazione del reparto corse, non ci sentiamo di stigmatizzare la scelta. Un RB da 200 libbre dovrebbe integrarsi benissimo nella zone run di McVay.
Quentin Lake, safety di UCLA e Derion Kendrick, CB da Georgia vanno ad aggiungere profondità alla secondaria difensiva assieme a Russ Yeats, safety da Kansas State. Prima di Yeats, i Rams hanno pensato anche all’altra necessità impellente selezionando Daniel Hardy, edge da Montana State. Ci si aspettava una scelta più aòlta per un ruolo che era tra i più scoperti. Evidentemente il front office ha molta fiducia in questo giovane talento, oppure qualcosa bolle ancora in pentola sul mercato dei free agent.
A chiudere il circo delle scelte, arriva un offensive tackle da Michigan State, tale AJ Arcuri. Quest’ultima scelta ridimensiona un po’ le aspettative che avevamo nel vedere il nostro Max Pircher giocarsi un posto al sole già da quest’anno. Sappiamo che nulla riuscirà a fermare il nostro portabandiera altoatesino, ma avrà in Arcuri sicuramente un avversario in più da battere.
Tutto sommato non un brutto draft, detto che, come sempre, questa classe di draft andrà rivalutata nel 2025 (vi do un piccolo suggerimento: andate a rivedervi la classe del 2019, che aveva ricevuto votazioni medio/basse…), ma i Rams si sono mossi bene, cercando di massimizzare il valore delle scelte a propria disposizione.
Ci saranno riusciti? Mah, appuntamento in Arizona a metà febbraio per vedere come sarà andata.