È risaputo che lasciare a Tom Brady palla in mano a 44 secondi dalla fine con la possibilità di ribaltare il risultato non è propriamente una buona idea. È altrettanto risaputo che se, oltre a lasciargli la palla, giochi una difesa ancora più assurda della prevent, che prevede tre giocatori a fare pass rush e gli altri otto giocatori a coprire il profondo, con il più vicino in Alabama ed il più lontano direttamente in California, senza nemmeno peritarti di proteggere la sideline, il risultato non può che essere una cavalcata trionfale di un quarterback che quest’anno sta dimostrando ogni settimana che avrebbe fatto meglio a restare a casa e godersi la pensione e che aveva giocato fin lì in maniera nemmeno troppo sufficiente.
Ciò che è accaduto domenica allo stadio di Tampa Bay è qualcosa che va oltre ogni immaginazione.
Da una parte c’era una squadra, i Buccaneers, che cercava disperatamente di interrompere la striscia consecutiva di tre sconfitte ma che, almeno fino al drive finale, dimostrava di avere seri problemi in attacco, dove nemmeno il mostro sacro di Tom Brady poteva fare miracoli con un running game pressochè inesistente e dei ricevitori che giocavano a chi collezionava più drop.
Dall’altra parte c’erano i Rams, con il poco invidiabile record di 1,5 uomini di linea infortunati a partita, che erano costretti a schierare come guardia Bobby Evans, il cui compito era andare a risollevare Stafford dopo aver fatto passare Vita Vea come se nulla fosse. Anche per i Rams, un gioco di corsa deficitario a dir poco faceva da contraltare ad un gioco di passaggio in mano alla controfigura di Matt Stafford, perchè quello visto in queste ultime settimane non può essere lo stesso che calcava il terreno di gioco la scorsa stagione.
Il risultato di questo scontro tra titani era una partita abbastanza soporifera, poco interessante, nella quale solo il guizzo di Cooper Kupp, che si inventava letteralmente una ricezione in touchdown da 69 yard riusciva a portare qualcoaa di interessante da vedere tra un punt e l’altro.
Alla fine ha vinto la squadra che non ha fatto praticamente nulla per meritare la vittoria, ma allo stesso tempo ha perso la squadra che la sconfitta l’ha meritata eccome, per come ha interpretato la fase difensiva per tutta la partita. Raheem Morris continua imperterrito a schierare la soft zone che permette agli avversari di convertire i terzi e lungo a cui il front seven riesce ad arrivare, senza il minimo sforzo. Con i Defensive Backs a 6-10 yard in qualsiasi situazione di campo, ormai anche il defensive coordinator dell’ultima squadra del Burkina Faso ha capito come buggerare la secondaria di Los Angeles.
Le difese hanno chiaramente prevalso sugli attacchi, ma ha senso chiedersi se siano davvero le difese ad avere prevalso o non siano piuttosto stati gli attacchi ad essere davvero improduttivi facilitando il compito degli avversari. Si sono visti errori di esecuzione, una serie di drop da paura da entrambe le parti, runing back che non riuscivano a correre più di due yard perchè la propria linea offensiva nn riusciva ad aprire un buco nemmeno piangendo cinese.
In qualche modo, non si sa bene come, i Rams erano riusciti ad arrivare nel finale in vantaggio 13-9 (partitone, eh?!?), ma poi pensavano bene di regalare sette punti, la rimonta e la vittoria a quel Tom Brady che in maglia Bucs non era mai riuscito a battere i Rams.
L’irritazione di McVay era evidente, nel dopopartita, ma anzichè prendersela con sè stesso, il playcalling piuttosto sciatto, il gameplan deficitario ed un roster che è chiaramente sfuggito di mano, quest’anno, sia a lui che a Les Snead, riusciva ancora a dare colpe a destra ed a manca, anche al povero Kupp, reo di essere scivolato troppo presto mentre cercava di mangiare il tempo sul cronometro e non uscire dal ampo, ed aver permesso a Tampa Bay di avere ancora 44 secondi a disposizione per tentare la rimonta.
Altrettanto evidente era la gioia di Tom Brady per la vittoria, ma il buonumore finiva lì, perchè analizzando la prestazione della squadra anche il supercampione ammetteva che non tutto era andato come desiderato, per usare un eufemismo.
Le stagioni di Tampa e Los Angeles sembrano già ampiamente compromesse, ormai. Certo, matematicamente si potrebbe ancora sperare in un posto ai playoff acciuffato sul filo di lana, ma più realisticamente sarà molto difficile vedere entrambe le squadre ancora in campo a metà Gennaio.
Sia McVay che Bowles hanno annunciato cambiamenti e correttivi per sistemare due situazioni precarie: vedremo nelle prossime settimane se e cosa accadrà.