Monday Night Horror

Le tradizioni sono importanti. Nel football sono quasi considerate sacre. Sarà forse per quello che i Rams non hanno voluto rompere la tradizione che li vuole sconfitti contro i Miami Dolphins. Rams e Dolphins si sono incontrate 15 volte nella storia della NFL, ed i Rams hanno vinto solamente nel 1976 e nel 2001, ed anche in questa occasione sono stati i Delfini ad avere la meglio per 23-15.

Il risultato dice molto della partita, perchè i 15 punti dei Rams sono arrivati tutti su field goal, ed anche piuttosto lunghi (ben due oltre le 50 yard con un terzo uscito di poco da 57 yard), il che significa che l0attacco guidato da Matt Stafford non ha mai varcato la end zone avversaria, mentre i Dolphins lo hanno fatto due volte, in apertura di partita con un bell’end around di Washington e nel terzo quarto con un passaggio ricevuto in end zone per una yard da Tyrek Hill, il quale, pur giocando menomato per un infortunio al polso ed essendo cercato poco dal proprio QB, è riuscito a mettere di nuovo punti a tabellone dopo la più lunga astinenza della sua carriera, che durava da week 1.

Non è stata una bella partita. I due attacchi sono stati crutti da vedere, un po’ meno quello di Miami ma più che altro perchè la difesa dei Rams ha commesso più errori di quella cei Dolphins. L’andamento della partita, infatti, è stato chiaro fin dall’inizio, con i Dolphins che subivano la pressione del front seven avversario e sembravano sul punto di dover terminare il primo down offensivo, per poi trovare due jolly per scardinare la difesa di casa ed andare a segno.

Questo è stato il leit motive della serata per Miami quando era in attacco. Grande pressione da parte di Turner, Verse, Young e Fiske, molti giochi negativi fermati nel backfield offensivo e poi l’intuizione di Tagovailoa (anzi “Tongavailoa” come l’ha chiamato Joe Buck per tutta la partita) ad uccellare una secondaria nettamente non all’altezza del front seven per Los Angeles.

Ed anche quando arrivava il break che poteva finalmente svoltare la partita, come in occasione dell’intercetto di Rozeboom (!!!), l’attacco di Los Angeles restituiva subito palla agli avversari con un fumble sulla prima azione dopo il cambio di possesso.

A parti invertite succedeva quasi lo stesso, perchè anche i Rams venivano spesso bloccati dietro la linea di scrimmage dalla difesa ospite ma, al contrario dei Dolphins, non riuscivano mai a trovare il guizzo necessario a muovere la catena, alternando punt a field goal.

Un dato più di tutti fotografa la partita dei Rams: la conversione dei terzi down è stata un misero 3/12, con due conversioni arrivate nell’ultimo disperato drive.

L’inabilità di chiudere i terzi down, unita all’incapacità di trovare soluzioni sia sul gioco aereo che in quello di corsa, hanno condannato i Rams ad una inevitabile sconfitta.

Quello che ha sorpreso più di tutto è stata la prestazione orribile della linea d’attacco, che recuperava due titolari in Steve Avila e Jonah Jackson e che vedeva Joe Noteboom andare a sostituire l’infortunato Rob Havenstein. Probabilmente non è stata una buona idea cambiare 3/5 di linea in un colpo solo, anche considerando che nelle ultime partita sia Beaux Limmer che Justin Dedich non avevano certamente sfigurato.

Questa vittoria tiene in vita una fiammella di speranza per i Dolphins, che vanno a 3-6, anche se molto flebile, visto che la Division sembra ormai andata, e bisognerà anche capire l’entità degli infortuni a Fuller (concussion) Conner e Jones per le prossime partite.

In casa Rams, invece, ci si lecca le ferite e si vedono Cardinals e 49ers allontanarsi, rendendo l’obiettivo playoff sempre più difficile da raggiungere. Con la prestazione di lunedì sera, poi, sarà ben difficile tenere testa a squadre più organizzate e strutturate di questi Dolphins che comunque, senza commettere grossi errori, sono riusciti a portarsi l’intera posta a casa.

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