Quando un runningback corre per 255 yard non si sa mai bene se è merito suo, della sua linea offensiva o demerito della difesa che gli concede la prestazione mostruosa. Nel caso di Saquon Barkley, che nel Sunday night della dodicesima giornata ha stabilito il record per yard corse in una partita nella storia dei Philadelphia Eagles si tratta di un concentrato di tutti e tre i fattori.
Se hai una linea d’attacco dominante come quella di Philadelphia, incontri una difesa che fino ad ora non aveva mai dovuto fronteggiare, in questa stagione, un mismatch di tale portata e che in un modo o nell’altro era sempre riuscita a mettere una pezza alle proprie carenze, ed a portare palla c’è un fenomeno come Saquon Barkley, la prestazione storica è solo in balia del caso. Nel senso che solo un caso fortuito può impedire che si verifichi.
I Los Angeles Rams sono partiti a mille in attacco, come non gli succedeva dalla scorsa stagione, avendo collezionato una serie di primi quarti e primi tempi in generale da galleria dell’orrore, ed anche in difesa la scelta di Chris Shula di tornare ad una più classica 4-3 invece delle formazioni imbottite di defensive back viste ultimamente, sembrava dare l’effetto voluto, cioè quello di rallentare un attacco che fa del gioco di corsa il suo punto nevralgico.
All’inizio la strategia sembrava funzionare. Un field goal ed una serie di three and out era tutto ciò che gli Eagles riuscivano a portare a casa nel primo quarto e nella prima parte del secondo.
Poi, come se si fosse acceso un interruttore, improvvisamente l’attacco in maglia biancoverde si assestava, e per i Rams scendeva la notte, complice anche una difesa degli Eagles che saliva di livello ed iniziava a farsi sentire soprattutto in linea, portando pressione su Stafford e vincendo molti duelli uno contro uno, specialmente con il tackle di destra Warren McClendon, spesso imitato dal suo collega di sinistra Alaric Jackson, che subivano l’aggressività di Graham e Williams. Quando andava bene Stafford prendeva il colpo ed era costretto a scaricare in fretta nel nulla o lanciare palloni pericolosissimi in mezzo alla difesa avversaria. Quando andava male, arrivava il sack (saranno 5, alla fine della partita).
Ma gli Eagles non erano solo Saquon Barkley. Erano anche Jalen Hurts che faceva Jalen Hurts, cioè faceva impazzire la pass rush dei Rams muovendosi come una gazzella dietro la linea di scrimmage, trovando completi grazie alla sua mobilità e andandosi a prendere le yard ed i primi down necessari con le sue gambe quando la secondaria non gli lasciava altre opzioni.
Nel secondo tempo il divario tra Rams ed Eagles si è fatto ancora più evidente, e Philadelphia non ha avuto problemi a prendere il largo, controllare la partita e aumentare ancora le distanze con le corse di Barkley.
Difficile dire cosa non abbia funzionato a Los Angeles, perchè le premesse di inizio partita erano sicuramente altre. Kyren Williams autore di due fumble non ha certo aiutato la causa, ma la solita incapacità dell’attacco dei Rams di chiudere i terzi down ha giocato un ruolo importante, se non fondamentale, in questa sconfitta.
Per assurdo i Rams dovrebbero giocarsi sempre i quarti down, a vedere le percentuali di conversione: 3 su 3 contro 0 su 8, ma è chiaro che si tratta di una forzatura che, però, torna utile per sottolineare che non convertire nemmeno un terzo down in tutta la partita non è certo il modo migliore di giocare un attacco efficiente.
Mentre la difesa di Philadelphia è riuscita ad aggiustarsi dopo aver subito un po’ troppo nel primo tempo, quella di Los Angeles non è mai riuscita a trovare una contromisura adeguata non solo contro le corse di Barkley, ma in generale contro il game plan avversario, una volta che gli Eagles hanno capito come attaccarla dopo le indecisioni iniziali.
Se per gli Eagles si tratta di un passo decisivo verso il titolo divisionale e la conferma di aver ormai superato i problemi di inizio stagione, paradossalmente per i Rams non si tratta di una sconfitta che deve gettare nello sconforto.
La situazione della division è talmente equilibrata (Cardinals e Seahawks a 6-5, Rams e 49ers a 5-6) e nessuna delle altre tre squadre sembra essere imbattibile, che le chance di playoff sono ancora assolutamente sul tavolo. Certo, se c’è una cosa che questa partita ci ha detto è che i Rams non sono attrezzati per arrivare fino in fondo, e che probabilmente la corsa in postseason sarebbe assai breve, ma giocare ancora a gennaio oltre la fine della stagione è comunque un obiettivo che McVay può e deve perseguire per proseguire nel lavoro di rimodellamento della squadra post Super Bowl.