In questi primi giorni di free agency, mentre tutti sono concentrati sul turbinio di nomi che si sono accasati da una parte o dall’altra, a Los Angeles il tempo si è fermato ieri sera, quando è diventato ufficiale il taglio di Cooper Kupp. Per un attimo, un lungo attimo, nessuno si è più interessato di Davante Adams, o Pooda Ford, o del contratto di Stafford, di Robinson che va proprio agli odiatissimi rivali di Santa Clara. La notizia del taglio di Kupp, sebbene ampiamente annunciata ed attesa, non ha potuto lasciare indifferente chiunque abbia avuto a cuore le sorti dei Rams in questi ultimi dieci anni.
La scelta di McVay di rinunciare a Cooper Kupp non è stata facile. Sappiamo tutti che le parole di McVay vanno sempre prese con il beneficio di inventario, ma in questo caso credo sia stato abbastanza onesto ed abbia gestito la situazione, sicuramente non piacevole per nessuno, in maniera ottimale. I continui infortuni che hanno tenuto lontano dal campo Kupp negli anni post Super Bowl (18 su 51, le partite che non ha giocato) sono stati sicuramente un fattore nella scelta di provarsi di uno dei migliori route runner della lega, così come anche il suo stipendio (29 milioni quest’anno, 27 l’anno prossimo), che era diventato fuori scala per la sua resa in campo, sebbene questa parte sia ampiamente discutibile, perchè il “contrattone” era stato un premio per l’incredibile stagione che aveva portato a Los Angeles il Lombardi Trophy.
I Rams hanno provato a cercare un partner per una trade, ma oggettivamente, con le cifre in ballo, era una missione uasi impossibile, per cui si è arrivati alla dolorosa decisione di tagliarlo prima che scattasse la deadline per la corresponsione di un roster bonus da sette milioni. In questo modo, la squadra dovrà farsi carico solamente dei 22 milioni residui nel 2025. Dal punto di vista manageriale e finanziario, una decisione ineccepibile.
È indubbio, però, che chiunque, a Los Angeles, non può certo essere contento di questo epilogo. Kupp è stato il vero simbolo della rinascita dei Rams assieme a coach McVay. Arrivato da un college FCS con la seconda scelta al terzo giro del draft 2017, Kupp ebbe un impatto immediato e devastante sull’attacco dei Rams, diventando il bersaglio preferito di Jared Goff, che proprio quell’anno iniziò la sua ascesa all’olimpo dei Quarterback dopo il disastroso debutto sotto Jeff Fisher.
Kupp è diventato immediatamente un simbolo, un punto di riferimento per tutti i tifosi ma anche per lo spogliatoio. È diventato il simbolo dei Rams quanto e forse più di Aaron Donald. La straordinaria annata 2021 terminata con la conquista della Triple Crown (miglior ricevitore della lega per ricezioni, yard e touchdown), del Vince Lombardi Trophy e dl titolo di MVP del Super Bowl LVI, il tutto sublimato e reso perenne in quella fantastica ricezione nell’angolo basso a destra della end zone che valse il titolo per i Rams tanto quanto il sack di Donald su Burrow che terminò la partita.
Kupp è quel tipo di giocatore che, quando va in un0altra squadra, ti fa comunque venir voglia di seguire quell’altra squadra anche solo per sapere come è andato lui.
Per me, personalmente, questo giorno è identico a quello in cui il mitico Paolino Pulici andò a giocare per l’Udinese nel 1982.
Arrivederci, Coop. Spero che, quando sarà il momento, vorrai tornare per firmare il classico contratto da un giorno per ritirarti da membro dei Los Angeles Rams. Ci vediamo tra qualche anno a Canton, dove ti consegneranno la giacca dorata che ti sei guadagnato fin da adesso.