Una vittoria “speciale”

Una vittoria davvero “speciale” quella ottenuta dai Rams contro i campioni in carica dei Seahawks domenica sera all’Ed Jones Dome. Speciale perché una larghissima parte in questa vittoria l’hanno avuta gli Special Team di St.Louis, autori di alcuni giochi fondamentali.
Dopo che la difesa degli arieti ha costretto i Seahawks ad accontentarsi di un field goal sul primo drive offensivo, si inizia con uno strepitoso ritorno di kickoff da 75 yards di Benny Cunningham, che raccoglie lo squib kick di Seattle e li prende in contropiede, mancando il touchdown per un soffio a causa del placcaggio disperato di Jermaine Kearse, ultimo ostacolo tra lui e la end zone. Da questo ritorno arriva il touchdown di Tre Mason, primo in carriera, per un vantaggio che i Rams manterranno fino al termine dell’incontro.
Ma questo ritorno di kickoff non è che l’inizio dei fuochi artificiali. I Rams sembrano poter controllare la partita con una difesa molto attenta sia sulle corse di Lynch che sui passaggi di Wilson, e raddoppiano il punteggio grazie ad un touchdown pass di Davis per Cunningham.
Sul drive successivo, il coach degli special team Fassell decide di mettere in pratica una cosa provata in allenamento giovedì e venerdì scorsi. Visionando i filmati, infatti, ha notato che la i Seahawks tendono a calciare sempre verso sinistra. Lo schema installato da Fassell per sfruttare questa peculiarità si chiama “Mountaineer”, perché la sua esecuzione si basa sui due gemelli da West Virginia Tavon Austin e Stedman Bailey. Austin, e tutto lo special team dei Rams, si sposta tutto alla propria sinistra, come se il pallone fosse stato calciato in quella direzione. Il punt, come previsto, va dalla parte opposta, dove Stedman Bailey lo raccoglie in tutta solitudine sulla linea delle dieci yard e lo riporta in touchdown quasi indisturbato. Una esecuzione perfetta, tanto che anche la regia televisiva rischia di perdersi il ritorno dopo aver stretto l’inquadratura su Austin.
I Rams si trovano avanti 21-3, una situazione ormai arcinota per la squadra di Fisher, che sia contro Dallas che contro San Francisco si era trovata a condurre le danze alla fine del primo tempo per poi perdere inopinatamente.
Anche in questa occasione la rimonta dei Seahawks sembrava dietro l’angolo. Sbagliato un field goal con Zuerlein, i Rams andavano al riposo sul 21-6, dopo aver concesso un altro field goal ad Hauscka, ma nel secondo tempo subivano molto il ritorno di Seattle.
Wilson saliva in cattedra e si incaricava di sbloccare personalmente quel gioco di corsa che Lynch, ben limitato dal front seven di casa, non riusciva a far partire. In effetti si può quasi dire che Wilson giocava quasi da solo la partita contro i Rams, trovando prima un touchdown personale con una perfetta bootleg da 19 yard che mandava a spasso Ogletree, e poi con un lancio millimetrico in end zone per  Helfet, che riceveva a pochi millimetri dalla linea laterale. Fallita la trasformazione da due, i Rams erano ancora avanti 21-19, ma i Seahawks sembravano in grado di riprendersi la partita e portare a casa una vittoria.
I Rams si svegliavano dal torpore ed infilavano un drive in attacco molto efficace, con Austin Davis che distribuiva palloni con precisione a Quick, Givens e Kendrick, con quest’ultimo che catturava un pallone in end zone per il vantaggio che sembrava essere decisivo.
Wilson non si dava per vinto e trascinava Seattle ad una segnatura rapidissima, in un drive dove la difesa dei Rams riusciva a farsi infilare ripetutamente dai passaggi e dalle corse del quarterback avversario, che trovava pronto alla ricezione Baldwin per il touchdown che riavvicinava le due squadre.
Con 3:14 ancora sul cronometro i Seahawks non tentavano l’onside kick, confidando nella propria difesa che, nel secondo tempo, sembrava aver preso le misure dell’attacco dei Rams.
Carrol aveva fatto bene i propri i conti, perché nonostante un Austin Davis indemoniato capace di trasformare una perdita di terreno in un “chest pass” (ché a chiamarlo “shovel” ci va del coraggio) per Jared Cook, i Rams si trovavano sulle proprie 18 yards costretti al punt con ancora 2 minuti e 55 secondi sul cronometro.
In questa situazione arrivava l’altra magia del coaching staff di casa. Fisher chiamava la finta di punt, consapevole che calciare la palla agli avversari avrebbe significato concedergli il field goal della vittoria, per come stava giocando la difesa. Alla peggio gli si sarebbe consegnata la palla sulle 20, per cui la situazione non cambiava di molto.
Invece Johnny Hekker, che aveva già qualche precedente con i Seahawks ed i trick plays, lanciava un pallone perfetto per Benny Cunningham, che si era sganciato dal ruolo di personal protector e si trovava liberissimo oltre la linea del primo down.
Partita chiusa? Macchè. C’era ancora il tempo di un brivido, esattamente come successo durante la sola altra vittoria dei Rams contro Tampa Bay. Tre Mason conquistava un primo down che sembrava poter mettere la parola fine alla partita, ma anziché buttarsi a terra una volta superato il secondo palo della catena, si faceva prendere dall’euforia e cercava di guadagnare altro terreno. Smith prendeva la palla al balzo e gli faceva saltare via la palla con un perfetto pugno da dietro, ed in quel momento ai tifosi di casa si ghiacciava il sangue nelle vene.
La palla rimbalzava qua e là, sembrava essere preda di Harkey, ma sbucava fuori nuovamente, prima di essere ricoperta sotto una pila di giocatori. Richard Sherman sembrava aver preso possesso dell’ovale, ma quel che succede sotto la pila dei giocatori non è mai dato sapere, ed alla fine gli arbitri assegnavano la palla a St.Louis. Poiché le immagini non mostravano le necessarie evidenze per stabilire chi avesse realmente ricoperto il fumble, la chiamata sul campo (palla recuperata dai Rams) non poteva essere rivista, per cui i padroni di casa mantenevano il possesso del pallone e si inginocchiavano per sancire il 28-26 finale.
Una vittoria tutto sommato meritata per i Rams che, oltre alle “magie” degli special team, hanno finalmente mostrato una buona difesa ed un attacco efficiente, almeno nel primo tempo. Si è finalmente rivista una discreta pressione in linea di difesa, e sono arrivati anche tre sack, e per una volta dal punto di vista disciplinare la squadra è stata pressochè impeccabile. Superato il blackout del terzo quarto, Austin Davis ha condotto i Rams alla vittoria con una prestazione davvero convincente, mentre Tre Mason si è definitivamente candidato per un posto nel running-by-committee che vedeva già presenti Stacy (rimasto inutilizzato perché non ancora al 100%) e Cunningham.
Per quanto riguarda i Seahawks, al netto delle molte e pesanti assenze, qualcosa sembra essersi rotto nel meccanismo offensivo. Lynch non riesce a far partire il gioco di corse, ed il reparto ricevitrori, ulteriormente impoverito dalla partenza di Percy Harvin dopo quella di Golden Tate in off season, non rioesce a supportare il grande lavoro di Wilson. Il quarterback, da parte sua, sembra essere l’unico punto fermo di questa squadra, in questo momento. Sopperendo con le sue grosse qualità alle carenze della propria linea offensiva, riesce comunque a mandare avanti l’attacco, ma non può sempre fare tutto da solo.

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