Ci risiamo. Siamo nuovamente in quel periodo dell’anno in cui, ciclicamente, si parla dello spostamento della franchigia da St.Louis. A far tornare d’attualità l’argomento è stata la conferenza stampa di mercoledì scorso nella quale il governatore del Missouri Jay Nixon ha affrontato l’argomento della prossima scadenza dell’accordo tra squadra e città che era stato alla base dello spostamento della franchigia da Los Angeles venti anni fa.
Il tempo stringe, infatti, perché il 28 genaio prossimo l’accordo scadrà, ed i Rams potranno decidere se rinnovarlo (ipotesi piuttosto improbabile) o trasformarlo in accordo rinnovabile di anno in anno, il che, ovviamente, significherebbe che la franchigia potrebbe decidere andarsene in qualsiasi momento.
Facciamo un piccolo riassunto della situazione. Quando i Rams si spostarono a St.Louis nel 1995, l’accordo prevedeva la costruzione di un nuovo stadio, L’Edward Jones Dome, ed il suo mantenimento ad un livello che lo includesse tra i primi otto della NFL (più precisamente nel top 25%). L’accordo è tutt’ora in corso di validità, poiché al sua durata era di 30 anni, ma nel caso in cui lo stadio non raggiungesse i parametri di qualità imposti, i Rams possono esercitare l’opzione di terminare l’accordo trentennale con dieci anni di anticipo e trasformarlo in accordo su base annuale.
Questo accordo aveva già provocato una prima ristrutturazione dello stadio tra il 2009 ed il 2010, che era consistita nell’applicazione del turf di nuova generazione totalmente rimovibile, nell’installazione di due tabelloni a LCD ed una fascia LCD intorno alla balconata dell’anello centrale, di una generale ristrutturazione delle infrastrutture dedicate a negozi e ristoranti, dove vennero piazzati degli schermi HD in sostituzione dei vecchi monitor, nella totale ricostruzione degli spogliatoi oltre che nella costruzione di nuovi posti a sedere delle categorie più costose.
Nonostante ciò, l’Ed Jones Dome era, nel 2012, il settimo peggior stadio della NFL, per cui si rendeva necessaria una ristrutturazione sostanziale, per poter mantenere i requisiti richiesti. Le proposte avanzate da Rams e St.Louis CVC erano distanti anni luce l’una dall’altra. Il CVC (Convention and Visitor Center) proponeva inizialmente una ristrutturazione “leggera” da 48 milioni di dollari, subito rifiutata dai Rams in quanto non cambiava sostanzialmente la qualità dello stadio, e poi rilanciava con un progetto più ampio dal costo di 124 milioni, 64 dei quali a carico dei Rams, anch’esso però limitato ad interventi di rifinitura non giudicati sufficienti.
La controproposta dei Rams era una sostanziale ricostruzione dello stadio, con un costo totale di 700 milioni di dollari, che comprendevano anche un tetto retrattile, una parete vetrata come quella del Lucas Oil Stadium di Indianapolis ed un sistema di tabelloni simile a quello dello stadio dei Dallas Cowboys.
Il CVC rifiutava a sua volta la proposta dei Rams e, inevitabilmente, la questione veniva affidata ad un arbitrato che, nel Febbraio 2013, diede sostanzialmente ragione ai Rams, indicando il loro progetto come l’unica possibilità, tra le due sul tavolo, di portare il Dome tra i migliori otto della NFL.
Con queste premesse, i Rams possono quindi terminare l’accordo trentennale entro il 28 Gennaio 2015 e, teoricamente, decidere di andare da qualche altra parte, ma non è tutto così semplice.
Innanzitutto i Rams hanno tempo fino al 15 Febbraio per comunicare alla NFL la loro intenzione di spostarsi di sede, ed a quel punto la NFL deve intraprendere tutta una serie di procedure prima che ciò possa accadere. Le più importanti sono assicurarsi che sia stato fatto tutto il possibile per mantenere i Rams in città da parte delle istituzioni di St.Louis e del Missouri, e soprattutto mettere la proposta di spostamento al voto dei proprietari NFL ed ottenerne l’approvazione, cosa non affatto scontata, ricordando anche tutte le difficoltà che ebbe Georgia Frontiere per portare i Rams a St.Louis da Los Angeles.
Già… Los Angeles. La città californiana sembra la destinazione più logica e probabile per i Rams, per una serie di motivi. Innanzitutto perché, nonostante tutto, il nome dei Rams è legato a Los Angeles molto più che a St.Louis o a Cleveland (dove, ricordiamo, la franchigia è nata ed ha vinto il campionato 1945). Secondariamente non è un mistero che la NFL stia cercando di tutti i modi di far tornare una squadra NFL in un mercato così importante, ed è indubbio che se spostamento ci deve essere, l’opzione L.A. sarà la prima ad essere percorsa dalla lega. Inoltre c’è sempre quella storia del pezzo di terra comprato da Stan Kroenke qualche mese fa, dove ci starebbe giusto giusto uno stadio.
Ci sono però alcuni ostacoli che si frappongono al trasferimento dei Rams a Los Angeles, primo fra i quali costituito dalle condizioni imposte dalla AEG (Anschutz Entertainment Group). Cosa c’entra la AEG? C’entra, perché è l’azienda che ha offerto alla NFL un progetto per la costruzione di uno stadio a Los Angeles, che dovrebbe ospitare la franchigia di quella città. Il Farmers Field, così si chiamerebbe lo stadio in base ad un accordo trentennale stipulato con l’omonima azienda assicurativa, è un progetto davvero avveniristico, dal costo di 1,2 miliardi di dollari, che permetterebbe alla città di Los Angeles di avere il migliore impianto di tutta la NFL ed uno dei più moderni ed avanzati al mondo. In cambio, però, oltre alla proprietà dello stadio, AEG vorrebbe una quota importante nella proprietà della squadra (o delle squadre, visto che il progetto parla della possibilità di ospitare due franchigie) che ne usufruirebbe. Per uno Stan Kroenke che ha preferito comprare la quota restante dei Rams piuttosto di condividerla con altri proprietari, pensiamo sia molto difficile accettare una clausola del genere.
La mossa del governatore Nixon, comunque, non ha altro scopo che prendere altro tempo ed obbligare i Rams a restare a St.Louis almeno un altro anno, durante il quale si potrà discutere più serenamente dei progetti appena abbozzati di un nuovo stadio nei sobborghi della città del Missouri. Dalle prime indiscrezioni trapelate, però, si tratterebbe addirittura di uno stadio scoperto, per poterlo meglio utilizzare tutto l’anno e non solo per le otto/dieci partite annuali dei Rams.
Per esplorare tutte le condizioni possibili, che comprendono alcuni punti fermi come ad esempio creare un impianto fruibile dalla comunità per tutto l’anno e non esclusivamente destinato alle partite dei Rams, il governatore Nixon ha assoldato l’avvocato Bob Blitz e l’ex presidente della Anhauser-Busch Dave Peacock. Quest’ultimo, oltre ad essere ben conosciuto e rispettato dalla comunità e dal mondo imprenditoriale, ha al suo attivo anche un passato da consulente per la NFL nel settore pubblicità e marketing.
Cosa riusciranno ad ottenere Blitz e Peacock da Kroenke non è facile prevederlo. Quello che si può prevedere con una certa sicurezza, però, è che i Rams giocheranno a St.Louis ancora per almeno il 2015. Ogni ipotesi per il futuro oltre il 2015 è al momento totalmente campata per aria, compresa quella che prevede il trasferimento della franchigia a Londra (sebbene per noi Ramsfan europei sarebbe sicuramente un’opportunità favolosa…).
Il tempo stringe, infatti, perché il 28 genaio prossimo l’accordo scadrà, ed i Rams potranno decidere se rinnovarlo (ipotesi piuttosto improbabile) o trasformarlo in accordo rinnovabile di anno in anno, il che, ovviamente, significherebbe che la franchigia potrebbe decidere andarsene in qualsiasi momento.
Facciamo un piccolo riassunto della situazione. Quando i Rams si spostarono a St.Louis nel 1995, l’accordo prevedeva la costruzione di un nuovo stadio, L’Edward Jones Dome, ed il suo mantenimento ad un livello che lo includesse tra i primi otto della NFL (più precisamente nel top 25%). L’accordo è tutt’ora in corso di validità, poiché al sua durata era di 30 anni, ma nel caso in cui lo stadio non raggiungesse i parametri di qualità imposti, i Rams possono esercitare l’opzione di terminare l’accordo trentennale con dieci anni di anticipo e trasformarlo in accordo su base annuale.
Questo accordo aveva già provocato una prima ristrutturazione dello stadio tra il 2009 ed il 2010, che era consistita nell’applicazione del turf di nuova generazione totalmente rimovibile, nell’installazione di due tabelloni a LCD ed una fascia LCD intorno alla balconata dell’anello centrale, di una generale ristrutturazione delle infrastrutture dedicate a negozi e ristoranti, dove vennero piazzati degli schermi HD in sostituzione dei vecchi monitor, nella totale ricostruzione degli spogliatoi oltre che nella costruzione di nuovi posti a sedere delle categorie più costose.
Nonostante ciò, l’Ed Jones Dome era, nel 2012, il settimo peggior stadio della NFL, per cui si rendeva necessaria una ristrutturazione sostanziale, per poter mantenere i requisiti richiesti. Le proposte avanzate da Rams e St.Louis CVC erano distanti anni luce l’una dall’altra. Il CVC (Convention and Visitor Center) proponeva inizialmente una ristrutturazione “leggera” da 48 milioni di dollari, subito rifiutata dai Rams in quanto non cambiava sostanzialmente la qualità dello stadio, e poi rilanciava con un progetto più ampio dal costo di 124 milioni, 64 dei quali a carico dei Rams, anch’esso però limitato ad interventi di rifinitura non giudicati sufficienti.
La controproposta dei Rams era una sostanziale ricostruzione dello stadio, con un costo totale di 700 milioni di dollari, che comprendevano anche un tetto retrattile, una parete vetrata come quella del Lucas Oil Stadium di Indianapolis ed un sistema di tabelloni simile a quello dello stadio dei Dallas Cowboys.
Il CVC rifiutava a sua volta la proposta dei Rams e, inevitabilmente, la questione veniva affidata ad un arbitrato che, nel Febbraio 2013, diede sostanzialmente ragione ai Rams, indicando il loro progetto come l’unica possibilità, tra le due sul tavolo, di portare il Dome tra i migliori otto della NFL.
Con queste premesse, i Rams possono quindi terminare l’accordo trentennale entro il 28 Gennaio 2015 e, teoricamente, decidere di andare da qualche altra parte, ma non è tutto così semplice.
Innanzitutto i Rams hanno tempo fino al 15 Febbraio per comunicare alla NFL la loro intenzione di spostarsi di sede, ed a quel punto la NFL deve intraprendere tutta una serie di procedure prima che ciò possa accadere. Le più importanti sono assicurarsi che sia stato fatto tutto il possibile per mantenere i Rams in città da parte delle istituzioni di St.Louis e del Missouri, e soprattutto mettere la proposta di spostamento al voto dei proprietari NFL ed ottenerne l’approvazione, cosa non affatto scontata, ricordando anche tutte le difficoltà che ebbe Georgia Frontiere per portare i Rams a St.Louis da Los Angeles.
Già… Los Angeles. La città californiana sembra la destinazione più logica e probabile per i Rams, per una serie di motivi. Innanzitutto perché, nonostante tutto, il nome dei Rams è legato a Los Angeles molto più che a St.Louis o a Cleveland (dove, ricordiamo, la franchigia è nata ed ha vinto il campionato 1945). Secondariamente non è un mistero che la NFL stia cercando di tutti i modi di far tornare una squadra NFL in un mercato così importante, ed è indubbio che se spostamento ci deve essere, l’opzione L.A. sarà la prima ad essere percorsa dalla lega. Inoltre c’è sempre quella storia del pezzo di terra comprato da Stan Kroenke qualche mese fa, dove ci starebbe giusto giusto uno stadio.
Ci sono però alcuni ostacoli che si frappongono al trasferimento dei Rams a Los Angeles, primo fra i quali costituito dalle condizioni imposte dalla AEG (Anschutz Entertainment Group). Cosa c’entra la AEG? C’entra, perché è l’azienda che ha offerto alla NFL un progetto per la costruzione di uno stadio a Los Angeles, che dovrebbe ospitare la franchigia di quella città. Il Farmers Field, così si chiamerebbe lo stadio in base ad un accordo trentennale stipulato con l’omonima azienda assicurativa, è un progetto davvero avveniristico, dal costo di 1,2 miliardi di dollari, che permetterebbe alla città di Los Angeles di avere il migliore impianto di tutta la NFL ed uno dei più moderni ed avanzati al mondo. In cambio, però, oltre alla proprietà dello stadio, AEG vorrebbe una quota importante nella proprietà della squadra (o delle squadre, visto che il progetto parla della possibilità di ospitare due franchigie) che ne usufruirebbe. Per uno Stan Kroenke che ha preferito comprare la quota restante dei Rams piuttosto di condividerla con altri proprietari, pensiamo sia molto difficile accettare una clausola del genere.
La mossa del governatore Nixon, comunque, non ha altro scopo che prendere altro tempo ed obbligare i Rams a restare a St.Louis almeno un altro anno, durante il quale si potrà discutere più serenamente dei progetti appena abbozzati di un nuovo stadio nei sobborghi della città del Missouri. Dalle prime indiscrezioni trapelate, però, si tratterebbe addirittura di uno stadio scoperto, per poterlo meglio utilizzare tutto l’anno e non solo per le otto/dieci partite annuali dei Rams.
Per esplorare tutte le condizioni possibili, che comprendono alcuni punti fermi come ad esempio creare un impianto fruibile dalla comunità per tutto l’anno e non esclusivamente destinato alle partite dei Rams, il governatore Nixon ha assoldato l’avvocato Bob Blitz e l’ex presidente della Anhauser-Busch Dave Peacock. Quest’ultimo, oltre ad essere ben conosciuto e rispettato dalla comunità e dal mondo imprenditoriale, ha al suo attivo anche un passato da consulente per la NFL nel settore pubblicità e marketing.
Cosa riusciranno ad ottenere Blitz e Peacock da Kroenke non è facile prevederlo. Quello che si può prevedere con una certa sicurezza, però, è che i Rams giocheranno a St.Louis ancora per almeno il 2015. Ogni ipotesi per il futuro oltre il 2015 è al momento totalmente campata per aria, compresa quella che prevede il trasferimento della franchigia a Londra (sebbene per noi Ramsfan europei sarebbe sicuramente un’opportunità favolosa…).