Riassumiamo brevemente: all'ingresso in campo per la partita di domenica scorsa contro gli Oakland Raiders, cinque giocatori dei Rams (Tavon Austin, Stedman Bailey, Chris Givens, Kenny Britt e Jared Cook) sono entrati in campo prima del resto della squadra, ed invece della solita presentazione con fuochi d'artificio, fumo, luci e gadget assortiti, hanno trotterellato verso il centro del campo con le mani alzate, nel gesto reso famoso dalla comunità di Ferguson e ribattezzato "Hands up, don't shoot", per ricordare la tragedia dello scorso agosto nella quale un giovane ragazzo venne ucciso a colpi di pistola da un agente di polizia in circostanze non ancora del tutto chiarite.
Proprio nei giorni scorsi il Gran Giurì aveva deciso di non incriminare Darren Wilson, il poliziotto che sparò a Mike Brown, e questa decisione aveva segnato una nuova ripresa delle violenze, degli scontri e dei saccheggi nel sobbogro di Saint Louis.
Il dipartimento di Polizia della Contea di St.Louis aveva visto nel gesto dei cinque giocatori una solidarietà con i rivoltosi, una sorta di approvazione delle violenze avvenute nei giorni scorsi e, soprattutto, un'accusa ad un ufficiale di polizia che il Gran Giurì aveva deciso di non incriminare.
Credo che nessuna persona sana di mente abbia pensato una cosa del genere vedendo il gesto dei cinque giocatori, e l'abbia piuttosto considerato un gesto di solidarietà con una comunità colpita dagli avvenimenti di questi ultimi mesi.
Jeff Roorda, un ex poliziotto ora membro della St.Louis Police Officers Association, aveva addirittura diffuso un comunicato stampa in cui si chiedeva una punizione per i cinque giocatori e delle scuse ufficiali da parte loro, dei Rams e perfino della NFL, chiudendo con quella che sembrava più che altro una minaccia di boicottaggio. Scriveva infatti Roorda:
"I'd remind the NFL and their players that it is not the violent thugs burning down buildings that buy their advertiser's products. It's cops and the good people of St. Louis and other NFL towns that do. Somebody needs to throw a flag on this play. If it's not the NFL and the Rams, then it'll be cops and their supporters".
La NFL aveva già fatto pubblicamente sapere che non avrebbe preso alcun provvedimento nei confronti dei giocatori o della società, ed i giocatori stessi avevano ben spiegato i motivi del loro gesto, e cioè quella di non lasciare la comunità di Ferguson da sola e, allo stesso tempo, di attirare l'attenzione della nazione su quanto avvenuto.
Questa mattina il capo della Polizia della Contea di St.Louis Jon Belmar, aveva dichiarato di aver ricevuto una lunga e cordiale telefonata da parte di Kevin Demoff, con la quale il Vicepresidente dei Rams si scusava con il corpo di polizia per il comportamento dei propri atleti.
Immediata la replica di Demoff, che confermava la telefonata ma non le scuse, dichiarando invece di essersi detto dispiaciuto per come la Polizia aveva interpretato il gesto dei giocatori.
Demoff chiariva ulteriormente dicendo:
"At no time in any of the conversations did I apologize for the actions of our players. We do believe it's possible to support our players' 1st Amendment rights and law enforcement as well".
A questo punto, sconfessata la dichiarazione di Belmar, l'account twitter ufficiale della Polizia della Contea di St.Louis rilasciava la seguente frase:
"Apology: "expression of regret for not being able to do something" @kdemoff: "I regretted any offense their officers may have taken."
Una sfida a colpi di dizionario, quindi, che non fa certo onore al corpo di polizia. Una vicenda che sta degenerando, e che speriamo si chiuda al più presto.