Un’altra brutta vittoria, la terza consecutiva, riporta in Rams in pari con il record aprendo anche improbabili spiragli per una eventuale wild card. Il 15-12 con cui St.Louis ha battuto i Buffalo Bills fuori casa, è brutta per il gioco espresso, soprattutto in attacco, ma viene ovviamente accolta con piacere dallo staff, dai giocatori e dai tifosi.
Ancora una volta a salvare la baracca è la difesa, vero e proprio punto di forza di una squadra giovane e completamente rinnovata rispetto alle scorse stagioni, riducendo ai minimi termini uno degli attacchi su terra più prolifici della lega. Il duo Spiller e Jackson èì stato ottimamente contenuto da linea e linebacker, ed entrambi i runner di Buffalo hanno terminato la partita ampiamente sotto le 100 yards. Se si escludono un paio di corse da oltre dieci yards, per tutto il pomeriggio tutte le corsie sono state chiuse efficacemente privando l’attacco dei Bills della sua arma migliore. Poco meglio è andata a Fitzpatrick, una vecchia conoscenza dei Rams, che lo draftarono nel 2005. Il barbuto quarterback da Harvard ha finito con dei numeri abbastanza positivi (25/33 per 247 yard), se si considera che la linea di difesa lo ha messo costantemente sotto pressione, e soprattutto ha lanciato a Lee Smith l’unico touchdown segnato dall’attacco di casa, ma ha mancato diverse occasioni e, in generale, ha accumulato yard inutili quando non serviva a nulla, finendo per farsi intercettare da Dunbar durante il tentativo di recuperare la partita a trenta secondi dala fine.
In attacco sono stati i soliti Rams di quest’anno, sonnacchiosi, inconcludenti, imprecisi, incapaci di muovere la palla sia sulle corse, dove la difesa dei Bills chiudeva ogni buco a Jackson e Richardson, sia sui passaggi, complice anche il solito Bradford impreciso e frettoloso. Tutto questo fino al quarto quarto, ovviamente, quando sembra che Bradford e compagni innestino una marcia in più per recuperare.
Nell’ultimo periodo Bradford si trasforma letteralmente e, sebbene mantenga qualche imprecisione di troppo (il drive finale viene tenuto vivo da un miracolo di Pettis che riceve una palla lanciata leggermente arretrata rispetto alla posizione del ricevitore), riesce anche a dimostrare ai suoi sempre più crescenti detrattori che la leadership per condure una squadra alla vittoria ce l’ha, prendendosi anche molte responsabilità in prima persona. Come già successo con i Niners, anche a Buffalo Bradford chiude personalmente un paio di importantissimi primi down con delle keeper che hanno il duplice effetto di tenere vivo il drive ed onesta la difesa, che non può più permettersi di mandare in rush solo tre giocatori e coprire con gli altri otto in situazione di passaggio.
Per una volta le cose girano anche per il verso giusto, perchè quando Bradford si fa intercettare da Stephon Gilmore, il ritorno in touchdown viene annullato per una spinta nella schiena del defensive end Kyle Moore nei confronti di Barry Richardson, e nel drive finale ben due volte George Wilson mette le mani su un pallone lanciato da Bradford, ma in entrambi i casi non riesce a controllarlo ed intercettarlo.
Alla fine é Gibson a ricevere il pallone che porta i Rams in vantaggio 13-12 a meno di un minuto dalla fine, mentre sulla seguente trasformazione da due tocca a Givens ricevere il pallone e segnare i due punti che portano il vantaggio dei Rams a tre punti.
Tutto sommato le due squadre possono avanzare le medesime recriminazioni, perchè entrambe hanno prodotto uno sforzo difensivo encomiabile, vanificato in parte da una prestazione on all’altezza del proprio attacco. I Rams hanno avuto in più la determinazione di Bradford, che ha fatto un altro passo avanti nella sua maturazione, dopo che per la terza volta in tre anni ha dovuto ricominciare da zero, con un playbook nuovo, una linea d’attacco poco affidabile e troppo eterogenea ed un parco ricevitori pieno di talento ma con una propensione all’infortunio davvero preoccupante.
A St.Louis un pensierino alla wild card si inizia a farlo, anche se è decisamente prematuro, a questo punto della ricostruzione societaria, pensare di riuscire a conquistarsi la post season.