Mancano poco più di 20 giorni al 25 luglio, data in cui si apriranno le porte del training camp 2013 dei St.Louis Rams, ed è quindi quasi ora di provare a tracciare un profilo di ciò che ci aspetta e, soprattutto, ci si aspetta dalla stagione 2013 della franchigia del Missouri.
Potremmo usare l’ormai classico stereotipo del “c’è fermento a Rams Park”, per indicare lo stato d’animo dell’organizzazione di St.Louis in vista della nuova stagione ma, appunto, sarebbe un abusatissimo luogo comune che viene ripetuto ogni anno di questi tempi per ognuna delle 32 franchigie della National Football League. Eppure c’è un’atmosfera particolare, quest’anno, perché le mosse del front office sia in fase di draft che in fase di free agency, e la gestione dell’intera off season autorizzano i tifosi a sognare e gli addetti ai lavori a non sottovalutare una squadra che negli ultimi anni non ha praticamente mai mantenuto ciò che ha promesso.
Archiviata con grande delusione l’era Spagnuolo, il primo anno della gestione Fisher ha già fatto intravedere gli ampi margini di miglioramento di questa franchigia, e l’offseason 2013 ha confermato che il nuovo coaching staff ed il front office hanno le idee chiarissime sui programmi, sui giocatori e sulle strategie, cosa non da poco per una franchigia in cui la disorganizzazione, le liti interne e le battaglie tra ego diversi l’hanno fatta da padrone nell’ultimo decennio, sperperando un tesoro come il “Greatest Show on Turf” che aveva deliziato tifosi ed appassionati ad inizio secolo.
Il punto cardine del rinnovamento dei Rams è costituito da Jeff Fisher, head coach e Les Snead, General Manager. In un anno e mezzo di lavoro hanno rivoltato la squadra come un calzino imprimendo un deciso cambio di rotta rispetto alle ultime stagioni, e tutto fa pensare che già nel 2013 si potrebbero raccogliere i frutti di questo nuovo corso.
La base di partenza è l’ottimo comportamento del 2012 in una division, la NFC West, che si è trasformata da cenerentola in Division di ferro grazie alla presenza dei Forty Niners, finalisti lo scorso anno e finalisti di Conference nel 2011, e dei Seahawks, da più parti indicati come i probabili successori dei Baltimore Ravens al comando della lega.
Dopo tre anni di alti e bassi, durante i quali l’aver dovuto cambiare tre sistemi offensivi diversi non ha certamente aiutato, per non parlare dell’anno letteralmente buttato al vento cercando di imparare il complicatissimo playbook di Josh McDaniels per giunta senza l’ausilio di un QB coach dedicato, Sam Bradford si trova di fronte al primo vero momento della verità nella sua breve carriera NFL.
La riconferma di Schottenheimer come offensive coordinator ha comportato finalmente un passo avanti anche per Bradford, che quest’anno avrà più controllo e più autonomia sul playbook, il che significherà che non potrà più nascondersi dietro l’eventuale paravento delle decisioni del coaching staff. L’altro grosso ostacolo alla crescita della prima scelta del 2010 è sempre stato caratterizzato dalla scarsa competitività del parco ricevitori a disposizione, ed anche questo possibile alibi è stato molto indebolito grazie ad un draft che ha portato a Rams Park due ricevitori esplosivi, veloci ed elusivi come Tavon Austin e Stedman Bailey. Aggiungendo la sorprendente esplosione di Austin Pettis nei minicamp primaverili e, soprattutto, l’acquisizione di un tight end dello spessore di Jared Cook, il personale a disposizione di Bradford rappresenta un deciso miglioramento rispetto agli anni scorsi, nonostante l’addio di Danny Amendola e Brandon Gibson che, praticamente da soli, avevano tenuto in piedi la baracca lo scorso anno. E non dimentichiamo i due rookie della scorsa stagione Brian Quick e Chris Givens che, con un anno di esperienza sulle spalle, potranno rappresentare delle ottime alternative ai “fenomeni” del 2013.
Un altro tassello fondamentale è la linea d’attacco, che quest’anno sembra aver trovato la propria configurazione definitiva con l’acquisizione in free agency del left tackle Jake Long, reduce da una stagione sotto par a Miami anche a causa di un infortunio, con il relativo spostamento sul lato destro di Roger Saffold per ancorare i lati esterni. Il rientro di Rokevious Watkins dovrebbe dare spessore anche all’interno, garantendo una solidità sia in protezione passaggio che in apertura dei buchi che manca ormai da tempo.
Per chiudere il discorso sull’attacco non si può dimenticare il backfield, che sarà orfano di un monumento quale Steven Jackson e vedrà protagonisti tre giocatori con un totale di due anni di esperienza NFL. Fisher non è mai stato un amante del “running by committee”, ma sembra proprio che quest’anno dovrà rivedere le proprie convinzioni. Con Richardson per le corse esterne e Pead che può essere usato in tutte le situazioni, la sorpresa dell’anno potrebbe arrivare proprio dal terzo runner, Zach Stacy, draftato al settimo giro lo scorso aprile ma con un curriculum universitario di tutto rispetto, sebbene in un college non di primissimo piano.
Poche le novità in difesa, tra le quali spicca il nuovo defensive coordinator, ruolo che lo scorso anno era stato occupato di fatto dal coach dei linebacker Blake Williams a causa della squalifica del padre Gregg, coinvolto nello scandalo denominato “Bountygate”.
Dopo un tentativo, fortunatamente fallito, di ingaggiare Rob Ryan, la scelta di Fisher è caduta sull’ex coach della secondaria difensiva dei Lions Tim Walton, un nome che è una garanzia per la prosecuzione del “modello Tennessee Titans” installato da Fisher con ottimi risultati.
L’incognita più grossa è rappresentata dalla secondaria difensiva. Se i ruoli di cornerback sono di fatto assegnati a Janoris Jenkins e Cortland Finnegan, quello di safety è meno blindato. Darian Stewart, al rientro dall”infortunio dello scorso anno, dovrebbe essere un titolare praticamente sicuro al posto di Quentin Mikell, ma lo spot lasciato vacante da Chris Dahl (fortunatamente andato a fare danni a San Francisco) è ancora tutto da assegnare con il rookie TJ McDonald, il free agent Matt Giordano ed il veterano Rod McLeod a giocarsi le proprie chance per una maglia da titolare.
Il pacchetto di linebacker formato da James Laurinaitis, Jo-Lonn Dunbar e Josh Hull vedrà l’innesto del rookie Alec Ogletree, che probabilmente prima della fine della stagione avrà “rubato” il posto da titolare ad uno dei due linebacker esterni.
Infine, la linea difensiva che lo scorso anno ha messo a segno più sack di tutti si ripresenta con Long e Quinn agli estremi e Brockers ed uno tra Cudjo e Langford in mezzo, con l’arduo compito di riconfermarsi per quanto riguarda la pass rush e di ricompattarsi per quanto riguarda il gioco di corsa, non sempre impeccabile nel 2012.
Riconfermati Hekker e Zuerlein a calciare rispettivamente i punt ed i field goal/free kick, l’unico reale pericolo che avvertiamo per il 2013 è la quasi totale assenza di sostituti all’altezza dei titolari.
Condizione fondamentale per avere una stagione positiva sarà indubbiamente la salute dei titolari. Se i Rams incappassero in una serie di infortuni come nella stagione 2011 sarà un’altra lunghissima annata. Se, invece, la squadra resterà relativamente sana come successo lo scorso anno, siamo sicuri che i cornuti del Missouri sapranno ritagliarsi il loro spazio in questa stagione 2013.