Una delle mille statistiche che appaiono in sovrimpressione durante le partite NFL, indicava che nel passato le squadre partite con un record 4-3 sono arrivate ai playoff nel 50% dei casi, mentre quelle partite con un record 3-4 avevano guadagnato l’accesso alla post season solo nel 20% dei casi, ed i cronisti scherzavano sul fatto di non dover far vedere a Jeff Fisher questa statistica.
In realtà a Jeff Fisher la statistica che dovrebbe interessare di più è quella relativa a come proseguono la stagione le squadre che perdono il loro QB titolare per almeno sei mesi e non hanno in casa un rimpiazzo adeguato. Mentre i Carolina Panthers festeggiano la loro terza vittoria stagionale, infatti, i Rams si trovano ad interrogarsi sul proprio già incerto futuro per la stagione 2013 dovendo fare a meno di Sam Bradford, infortunatosi seriamente al ginocchio sinistro (rottura del legamento crociato anteriore) a cinque minuti dal termine dell’incontro perso 30-15 a Charlotte.
E’ stato un incontro stregato fin dall’inizio, per i Rams, che andavano sotto 7-0 fin dalla prima azione offensiva. Bradford arretrava per lanciare mentre Quick si liberava nel profondo, ma al momento del lancio l’ex di turno, la safety Quentin Mikell, colpiva il braccio del quarterback di St.Louis quel tanto che bastava per far sì che il lancio, invece di giungere nelle mani di Quick, si dirigesse preciso tra le grinfie di Captain Munnerlynn, che ringraziava e riportava in touchdown per 45 yards, complici anche alcuni goffi tentativi di placcaggio miseramente falliti da parte dei giocatori dei Rams che non erano in grado nemmeno di spingere fuori dal campo un giocatore che stava danzando in equilibrio precario sulla linea laterale.
Nel drive successivo Bradford si vedeva negata la conversione del terzo down dal primo dei tanti drop che costelleranno il pomeriggio dei ricevitori in maglia bianca ma, dopo un three&out dei Panthers, riusciva a portare il proprio attacco sulla linea della 1 yard avversaria, e Fisher decideva di giocarsi il quarto down con mezza yard da guadagnare. I Panthers difendevano egregiamente e forzavano l’incompleto, confermandosi come una delle migliori difese nella red zone. La posizione di campo era però infame, ed un’ottima difesa dei Rams permetteva a Sims di placcare Tolbert nella propria end zone per una safety.
I Rams sembravano avere preso il ritmo, e dopo la safety marciavano nuovamente verso l’end zone avversaria guadagnando terreno con una ottima corsa di Zac Stacy, a conferma dei grandi progressi fatti da quando il rookie ha preso in mano il gioco di corsa, ma ci pensava il buon Tavon Austin ad interrompere bruscamente il drive con un fumble che ancora Munnerlynn recuperava per i Panthers.
La difesa ci metteva nuovamente una pezza costringendo Carolina ad accontentarsi di un field goal, ma di restare in partita i Rams non ne volevano proprio sapere.
Bradford trovava Austin per uno strepitoso touchdown da 63 yards, ma la prima scelta 2013 doveva ancora una volta masticare amaro e vedersi annullare la segnatura a causa di uno stupidissimo quanto inutile fallo di tripping di Jake Long.
Un altro drop, stavolta ad opera di Pettis, costringeva i Rams a mandare Zuerlein in campo per il field goal che fissava il punteggio sul 10-5
Il drive successivo era quasi un one-man show, con Cam Newton finalmente decisivo sia con i suoi passaggi che con un paio di scramble che portavano la palla sulla una yard, da dove Tolbert sfondava per mettere a segno il 17-5 con cui le squadre andavano al riposo.
La partita appariva piuttosto segnata, per i Rams, non tanto perché inferiori tecnicamente o non in grado di tenere testa a Carolina, quanto perché tutti i miglioramenti registrati nelle ultime due settimane in materia di esecuzione e disciplina parevano improvvisamente annullati, con le vecchie abitudini che riaffioravano periodicamente a bloccare i drive offensivi (penalità e drop) e prolungare quelli difensivi (placcaggi mancati, copertura dei ricevitori sospetta). Addirittura in occasione del terzo e undici giocato da Newton dalle 23 offensive si rivedeva il famigerato “TCOD” (The Cushion Of Death), con Trumaine Johnson che marcava Ted Ginn a 15 yards, con il risultato di concedergli il primo down e quasi il touchdown.
Nel secondo tempo la partita, che era stata nervosetta già nella prima frazione di gioco, diventava decisamente cattiva. I Panthers non gradivano un colpo (assolutamente legale, bisogna dire) che costringeva Cam Newton a riprendere fiato in panchina per un paio di down, e cominciavano ad andare un po’ sopra le righe ad ogni fine azione. I Rams cascavano nella trappola come polli, e dopo una fagiolata generale a metà campo era Chris Long a farne le spese, espulso quale unico colpevole di una rissa in cui i colpi proibiti non mancavano a entrambe le parti.
I nervi saltavano, e ad ogni fine azione gli arbitri, non particolarmente imparziali nell’occasione, dovevano destreggiarsi nel separare le piccole risse che nascevano un po’ ovunque in mezzo al campo, dando però l’impressione di sanzionare sempre le reazioni (giustamente, peraltro) e mai le provocazioni.
Gano metteva ancora un field goal aumentando il vantaggio di altri 3 punti, poi i Rams tentavano il tutto per tutto per cercare la rimonta, e trovavano uno splendido passaggio da 73 yards di Bradford per Quick, il quale stavolta teneva ben saldo il pallone tra le mani e veniva placcato sulle sette offensive.
Zac Stacy prima con una corsa, poi con un passaggio, mettva a segno il ruo primo touchdown da profesionista, ed i Rams sembravano davvero in grado di recuperare lo svantaggio.
La diofesa, però, era ormai fuori controllo. Il nervosismo era palpabile e si tramutava in Janoris Jenkins troppo occupato a litigare con Steve Smith per impedirgli di ricevergli in faccia il pallone del 27-12 che chiudeva virtualmente l’incontro.
I Rams tentavano ancora il recupero che, con il passare dei minuti, sembrava sempre più impossibile, ma il nervosismo della difesa contagiava anche il reparto offensivo, che sprecava un drive con una serie di penalità infantili.
Gano metteva l’ennesimo field goal portando i punti dei Panthers a 30, e le residue speranze di rimonta dei Rams si dissolvono tra le mani di Brian Quick, che droppa un altro pallone dentro la end zone avversaria, costringendo St.Louis ad accontentarsi del field goal di Zuerlein che fissa il punteggio sul 30-15 finale.
In realtà, con dieci minuti sul cronometro e 15 punti di distacco, tutto sarebbe ancora possibile, ma non con questi Rams e, soprattutto, non dopo che Bradford subiva l’infortunio che metteva fine alla sua stagione su uno scramble fuori dal campo.
Il futuro dei Rams appariva in tutta la sua tristezza sotto le spoglie di Kellen Clemens, un quarterback chiaramente non all’altezza del compito di sostituire Sam Bradford, che terminava la partita con un fumble perso al quarto down.
Le folte schiere di Bradford-haters che nelle settimane scorse affermavano con arrogante sicumera che avrebbero volentieri preso chiunque al posto del #8, vedranno le loro speranze avverate. Al momento non si sa ancora quale sarà la strategia del front office di St.Louis, ma si spera che sia migliore di quella che ha portato alla situazione attuale, scegliendo di iniziare la stagione con soli due quarterbck a roster (e fin qui nulla di strano, lo fanno in tanti), con l’aggravante, però, dio non tenere il terzo quarterback nemmeno in practice squad e soprattutto ben sapendo che, in caso di infortunio al quarterback titolare, Kellen Clemens non sarebbe stato certamente la risposta aeguata.
La situazione appare simile al 1999, quando un infortunio simile privò i Rams del quarterback titolare Trent Green. A differenza di allora, però, non c’è nessun Kurt Warner all’orizzonte che possa prendere il comando e pilotare la squadra verso una stagione positiva.