La casa dei Rams non è più inviolata. A Cogliere la prima vittoria da squadra ospirte al SoFi Stadium sono gli arcirivali dei 49ers grazie a due calci di Gould, il secondo dei quali allo scadere, che regalano la vittoria a San Francisco per 23-20 dopo una partita che ha cambiato più volte anima durante tutti i quattro quarti.
L’incontro era iniziato con una sagra del turnover, ben quattro nel solo primo quarto. Iniziava Malcolm Brown perdendo la palla a causa del placcaggio di Ward, ma i Niners non approfittavano del realo, perché pochi giochi più tardi Aaron Donald deflettava un passaggio di Mullens e Fuller si impossessava dell’ovale per il suo terzo intercetto nelle ultime due partite. I Rams ricavavano tre punti da questo turnover, ma San Francisco rispondeva per le rime, mandando in touchdown il redivivo Mostert con una corsa da otto yard.
Nel drive successivo Jared Goff sbagliava completamente il passaggio (o Woods sbagliava la traccia? Non lo sapremo mai) e depositava un pallone morbido e comodo nelle mani di Richard Sherman, anche lui al rientro dopo l’infortunio patito in week 1. Ancora una volta, però, San Francisco non capitalizzava, perché nell’azione immediatamente successiva Sebastian Joseph-Day strappava la palla dalle mani di Wilson, e Morgan Fox ricopriva il fumble restituendo la palla ai Rams.
Le due squadre sembravano cercare un omento di stasi per riordinare le idee, e nessuno dei due attacchi riusciva a prevalere sulle difese. Co pensava ancora Goff a movimentare la partita quando, a trenta secondi dalla fine, andava in scramble e, invece di lanciarsi a terra piedi in avanti, cercava di guadagnare una inutilissima yard supplementare, ottenendo il solo risultato di perdere la palla sul placcaggio e restituirla ai Niners, che cercavano di portare il vantaggio ad un touchdown pieno prima dell’intervallo, ma il calcio di Gould dalle 50usciva di un niente sulla destra.
Al rientro in campo, tutti si aspettavano la reazione dei Rams ad un primo tempo molto sottotono, ma Goff, sempre lui, non era d’accordo, e lanciava un pessimo pallone nelle mani di Kinlaw il quale, quasi incredulo, percorreva le 27 yard che lo separavano dalla end zone avversaria mettendo così a segno un insperato touchdown.
I Rams salivano di tono in difesa, erigendo muri sulle corse e spegnendo quei pochi tentativi di lancio di Mullens, ma l’attacco di casa continuava a non ingranare, ed alla fine del terzo quarto sembrava che San Francisco riuscisse a mettere in ghiaccio la partita con un altro field goal di Gould. Matt Gay rispondeva subito con un calcio da tre punti, e poi la difesa di Los Angeles metteva a segno un colpo che girava completamente l’inerzia dell’incontro.
Subito dopo il kickoff a seguito della segnatura di Gay, Mostert cercava di correre, ma ancora una volta Donald, nonostante un holding solare, riusciva a placcarlo dietro la linea provocando anche un fumble, che Troy Hill recuperava e riportava in touchdown.
Sul 17-13 per San Francisco la partita sembrava saldamente in mano ai Rams. Una difesa monumentale fermava Mullen, ed il rookie Cam Akers si mangiava tutto il campo con due corse, aprendo il quarto periodo con un touchdown che portava i Rams avanti di tre punti e, apparentemente, ben lanciati per segnare altri punti.
Invece l’attacco si inceppava nuovamente, tra chiamate cervellotiche di McVay, indecisioni di Goff ed una difesa ospite che riusciva a ritrovare il bandolo della matassa per mettere sotto pressione il quarterback avversario.
Tra un punt e l’altro, Gould riusciva ad impattare con un altro calcio a poco più di tre minuti dalla fine. Era tutto apparecchiato per un drive finale dei Rams condito a base della segnatura (field goal o touchdown) della vittoria, ma sia il cuoco in cucina che il cameriere in sala sbagliavano le ordinazioni, ed i Niners si ritrovavano serviti al tavolo due minuti e dieci secondi (e tutti i time out) per arrivare in raggio da field goal.
Mullen, che per tutta la partita aveva dovuto fare affidamento sulle corse perché il gioco aereo lasciava molto a desiderare, si inventava un drive pazzesco, nel quale completava passaggi con una precisione chirurgica. Shanahan aveva il fegato di giocarsi un quarto e una sulle 39 offensive con 35 secondi sul cronometro, e la sua scommessa pagava. Ad avvicinare ulteriormente lo spot del field goal di Gould ci pensava Ramsey, con una penalità inutile, ed il kicker dei Niners, esattamente così come successo lo scorso anno, regalava la vittoria ai suoi con un field goal con l’orologio che andava a zero, completando il secondo sweep consecutivo dei Niners ai danni dei Rams.
Sconfitta indolore? – Analizzando la situazione della NFC, in attesa della partita dei Seahawks che potrebbero riprendersi lo scettro della division, per i Rams questa potrebbe essere una sconfitta non troppo tragica, perché è chiaro come convenga molto di più qualificarsi come seconda migliore wild card per pescare la vincitrice della NFC East, sulla carta nettamente inferiore a tutte le altre qualificate. Invece è una sconfitta piuttosto pesante per i Rams, che vedono in un sol colpo interrompersi la striscia vincente in casa e vedono acuirsi i problemi in attacco già manifestatisi anche in occasione della vittoria con Tampa, dove il risultato li aveva ben mascherati. McVay non è contento, sicuramente, ed il riscatto dovrà arrivare già dalla prossima settimana, con la prima delle due sfide con Arizona, una partita da vincere assolutamente.
Riecco il McVay testardo – Non è un mistero che McVay soffra terribilmente Shanahan. Quattro partite e quattro sconfitte contro di lui, ma più di ogni altra cosa, quattro partite in cui è stato surclassato nelle strategie. È chiaro che qualcosa dovrà cambiare nella preparazione delle partite contro San Francisco, ma queste sono preoccupazioni per la prossima stagione, presumibilmente. Quello che preoccupa è la testardaggine con cui, a volte, McVay si fissa su determinate cose. Ad esempio Cam Akers: è chiaro da tre partite che è il runner più in forma dei tre, in questo momento, eppure viene utilizzato con il contagocce.
Stavolta la difesa non basta – Un inizio così così, come al solito, ma un secondo tempo come da copione per la difesa dei Rams che, nel terzo ed all’inizio del quarto quarto è sembrata semplicemente inarrestabile ed ha cambiato l’inerzia della partita. Poi, però, un momento di rilassamento nell’ultimo drive che è costato la partita. Ci sta, dopo una partita giocata a mille. Questa volta la difesa non ha vinto la partita.
Goff mani di burro – Se la difesa non ha vinto la partita, l’attacco non ha nemmeno venduto i biglietti, e sebbene una chiamata in correità per McVay ci sta tutta per alcune chiamate e decisioni cervellotiche, questa sconfitta passa tutta per le mani di Goff. Mani di burro. Due intercetti evitabilissimi ed un fumble assolutamente ridicolo, per voler guadagnare una yard inutile invece di scivolare. Il trend dei turnover di Goff nelle ultime partite è decisamente preoccupante, ed anche McVay ha perso la pazienza chiamandolo in causa direttamente, cosa che solitamente non fa mai, parlando sempre di “noi abbiamo fatto” e mai di “lui ha fatto” per nessuno dei suoi giocatori. Quest’anno Goff ha avuto la squadra in mano (avete notato come non riceva più gli aggiustamenti via microfono da McVay sulla linea di scrimmage?) ma sembra che oltre alla palla non riesca a tenere in mano nemmeno quella. Aria di crisi nel rapporto tra Goff e McVay?
Ciao Massimo! Una domanda; ma come fai a dire che:”avete notato come non riceva più gli aggiustamenti via microfono da McVay sulla linea di scrimmage?”
Perchè fino al bye della scorsa stagione, che è quando è avvenuto il cambiamento, i Rams andavano sempre sulla linea praticamente senza fare l’huddle, e la lettura della difesa avveniva in concerto con McVay che, a sua volta, aveva il coach dal booth ad aiutarlo, fino a quando le comunicazioni QB/Coach venivano interrotte (15 secondi allo snap). Ora, invece, quando giocano normale fa un huddle normale e si settano sulla linea quando ormai le comunicazioni son interrotte, e quando giocano up tempo fa le chiamate immediatamente, senza aspettare input dall’esterno oltre al gioco da chiamare.