L’ora della verità

A poco più di 24 ore dalla partita che chiuderà la stagione NFL e che decreterà se ad alzare il Vince Lombardi Trophy saranno i Los Angeles Rams o i Cincinnati Bengals, è il momento perfetto per fare alcune considerazioni sulla stagione appena passata senza essere condizionati dal risultato finale.

Da qualche stagione, ormai, il mantra che precede il campionato, per i Rams, è sempre il solito: “Super Bowl or bust”. Ma è davvero così?

Davvero se domani vincessero i Cincinnati Bengals sarebbe un fallimento per i Rams? Noi crediamo proprio di no, e vediamo perchè.

La partita di domani vede di fronte due franchigie che, negli anni ’90, è stato davvero difficile supportare. I Rams hanno avuto un po’ più di fortuna rispetto ai Bengals, ma si è trattato per lo più di una fiammata a cavallo del nuovo secolo, un inizio di possibile dinastia spento sul nascere da quella che una dinastia lo sarebbe diventata per i due decenni successivi e, soprattutto, da una serie di decisioni e comportamenti disfunzionali da parte di una franchigia che non aveva un orizzonte, un obiettivo, una guida sicura. Parliamo del Greatest Show on Turf, orchestrato magistralmente da quel genio di Mike Martz e tenuto assieme da quel grande coach che si chiama Dick Vermeil, uno per cui la Hall of Fame arrivata giovedì sera non poteva essere più meritata.

Quando Martz lo spinse, nemmeno troppo garbatamente, fuori dalla scena per prendersi lo scettro del comando, fu l’inizio della fine. Arrivò un altro Super Bowl, si, perchè la squadra era davvero forte, ma venne perso, perchè mancava la guida, il collante, l’orizzonte di cui parlavamo prima. Warner cacciato in malo modo, una squadra styellare smantellata in poco tempo ed il ritorno all’anonimato, stretti tra coach improbabili come Jim Haslett, Scott Linehan, Steve Spagnuolo ed infine l’ineffabile Jeff Fisher che, nonostante tutto il male che se ne possa dire e pensare, risollevò un po’ la squadra preparando il terreno a nuovo genio offensivo che risponde al nome di Sean McVay.

McVay: un ciclone, un tornado che ha preso una squadra ed un’intera organizzazione e l’ha rivoltata come un calzino, ridandole dignità e riportando quello spirito vincente che aveva caratterizzato la storia dei Rams prima del baratro di fine secolo.

I Bengals sono stati meno fortunati, gli ci è voluto molto più tempo e, purtroppo per loro, non hanno nemmeno avuto la fiammata che ha portato ai Rams un titolo. Hanno costruito. Hanno sbagliato, molto e spesso, ma alla fine hanno azzeccato le scelte dei giocatori. Con Burrow che supplisce alle carenze di Zac Taylor, sono diventati una squadra in grado di impensierire chiunque, e se metteranno a posto lalinea offensiva, saranno problemi per chiunque.

Si, perchè i Bengals la linea offensiva ha la medesima consistenza delle prime scelte al draft dei Rams per i prossimi anni: inesistente.

Va bene, proprio inesistente no, ma è chiaramente l’anello debole della catena, in Ohio, ed è facile che se non sapranno ripetere i miracoli delle ultime partite, sarà una lunga giornata per Burrow e compagni. Ma finora così non è stato. O meglio, le giornate sono state lunghe, si. Per gli avversari.

Si scontrano due filosofie opposte. Il vecchio (costruire partendo dal draft, sbagliare e ricominciare daccapo) ed il nuovo (il draft è sopravvalutato, scambiamo le nostre scelte per giocatori già pronti, in maniera da velocizzare il processo di crescita dei giocatori e della squadra).

Chi avrà ragione? Lo sapremo domenica sera. In ogni caso, ci sentiamo di poter dire che per i Rams l’obiettivo è stato raggiunto e la vittoria sarebbe la classica ciliegina su una torta già ricca.

La rade Goff/Stafford non sarà valutata diversamente, in caso di vittoria e di sconfitta. Chi segue queste pagine sa che non abbiamo mai lesinato critiche a Stafford, rofse a volte persino in maniera esagerata, ma sarebbe disonesto non riconoscere l’apporto del QB arrivato da Detroit in questa stagione.

Poteva fare meglio? Certamente si. Poteva fare peggio? Altrettanto certamente. Ha fatto meglio di quanto avrebbe fatto Goff? Non lo sapremo mai, e non amiamo addentrarci in dibattiti di questo tipo che non arrivano a nulla. Sappiamo che, come detto ad inizio stagione, nel bene e nel male il nostro quarterback è ora Matt Stafford, e lo supporteremo sia in caso di vittoria che in caso di sconfitta. L’importante è stare lontani dal can can mediatico, da chi vuole per forza trovare un dualismo inesistente, da chi pensa che a football giochi solo il quarterback e le altre siano comparse.

Aaron Donald avrebbe da dire qualcosa al riguardo. E con lui Jalen Ramsey, Von Miller, ma anche Cooper Kupp e Beckham, per non parlare degli infortunati Higbee e Woods.

I Rams sono favoriti. È un fatto, non è presunzione. Non ci piace il maniavantismo, e pensiamo davvero che i Rams porteranno a casa l’intera posta. Guai a distrarsi, però.

Capito?

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