Sono finiti i facili entusiasmi della regular season. I Rams riprendono da dove avevano lasciato, perdendo 17-13 contro gli Arizona Cardinals, che ormai non battono dal 2006. A differenza della scorsa stagione, però, si vede la luce in fondo al tunnel.
La prestazione dei Rams non ha minimamente ricordato quella delle ultime due stagioni, dove spesso e volentieri si giocava mezza partita per poi crollare nell’altra metà, oppure si riusciva a restare in bilico nel punteggio ma sempre con la sensazione di riuscirci a stento e per casi fortuiti.
ieri sera, invece, si è avuta la netta impressione che i Rams avrebbero potuto vincere la partita, e che la differenza l’abbia fatta una manciata di episodi.
Bradford ha esordito con una sconfitta e tre intercetti (anche se l’ultimo è arrivato sull’hail mary pass finale), ma l’autorevolezza con cui ha tenuto il campo e assorbito i colpi che la difesa dei Cardinals non gli ha risparmiato, ha confermato che il ragazzo ha un radioso futuro davanti a sè. Spagnuolo ha optato per consegnargli le chiavi della squadra e caricarlo subito di responsabilità, facendolo lanciare per ben 55 volte (57 se si contano i due sack). Se si considera che 55 è il record in carriera per Tom Brady, e che quarterback di esperienza come Favre e Manning hanno lanciato di più in una partita solo una volta in carriera, si comprende appieno come sia stato davvero un battesimo di fuoco per Bradford. A qualche errore da principiante (soprattutto il primo intercetto ma anche alcune letture errate) peraltro ampioamente preventivati, Bradford ha contrapposto un notevole sangue freddo, una grande presenza nella tasca ed uno spirito combattivo fenomenale. Si guardi ad esempio il fumble recuperato, oppure il placcaggio (seppur goffo) in occasione dell’intercetto che sembrava aver chiuso la partita nei due minuti finali.
Promosso a pieni voti Bradford, dunque, ma il rookie non è stato la sola nota lieta della giornata.
Una sorpresa abbastanza positiva è stata il nuovo arrivato nel reparto dei ricevitori Mark Clayton. Clayton, con cui Bradford si era allenato molto in primavera prima del draft, provenendo entrambi da Oklahoma, è subito diventato il go-to-guy di Bradford, come testimoniano le sue 11 ricezioni. E se si contano anche i due o tre drop (di cui uno sarebbe stato un sicuro touchdown), la prestazione di Clayton non può che essere positiva. Quando poi avrà trovato la condizione al 100% diventerà un’arma importante nell’attacco di St.Louis.
Note molto positive sono arrivate anche dalla difesa. Ad eccezione di un drive in cui hanno concesso 76 yards su 5 corse e permesso ai Cardinals un facile TD, il pacchetto difensivo ha giocato un’ottima partita. Ottima la pressione su Anderson da parte della linea di difesa, ottimo il pacchetto di linebacker, buone le coperture, soprattutto consoderando che per piu’ di metà partita hanno giocato quattro safety a causa degli infortuni ai cornerback titolari e riserve. Una bella sorpresa è stata quella di Craig Dahl, ma da sottolineare sopra tutti l’eccellente partita di Chris Long. Un vero animale che spesso i Cardinals hanno dovuto raddoppiare se non triplicare per rallentare e fermare.
Ovviamente non tutto è andato bene, anche perchè altrimenti saremmo qui a parlare di una vittoria. Il fumble di Clifton Ryan che avrebbe probabilmente chiuso il discorso, ancora grida vendetta. Riesci a fermare un attacco degli avversari, recuperi un fumble, stai per segnare. Non dico che dovresti sprintare come un centometrista, vista anche la tua stazza, e mi sarebbe anche andato bene il placcaggio a 10 yards dalla end zone, perchè l’inerzia della partita sarebbe stata tutta dalla nostra parte. Ma, porca miseria, almeno tenere la palla e non farsela strippare come un novellino… Almeno questo da Clifton Ryan me lo aspettavo. E che dire dell’intercetto mancato da Bartell, con la palla che gli scivola dalle mani?
Una nota a parte la merita il coaching staff. A parte non aver capito bene la gestione del tempo a fine partita, sinceramente non abbiamo ben compreso nemmeno la distribuzione delle chiamate offensive.
Va bene testare il rookie, va bene dargli fiducia, ma 55 passaggi? E solo tre portate di palla nel primo quarto per Steven Jackson? Una volta si diceva che la chiave era stabilire il gioco di corsa per preparare il terreno al gioco aereo, mentre qui si è partiti subito andando per via aerea e restando a terra molto di rado.
E’ anche vero che, oltre alle invenzioni di Jackson, spesso e volentieri non c’era spazio per correre. La linea d’attacco ha fatto un egregio lavoro nel proteggere Bradford, ma ha deluso nell’aprire varchi per il gioco di corsa, e Shurmur ha pensato bene di chiamare un bel po’ di passaggi corti in sostituzione del gioco di corsa.
Ad ogni buon conto, archiviata la prima, domenica prossima ci sono i Raiders, che ieri sera hanno mostrato tutti i loro carateristici limiti. La partita, sulla carta, è di quelle da vincere.