È tempo di offseason, almeno per noi che, eliminati dai Packers al Divisional Round, non abbiamo più nulla da chiedere a questa stagione. Tempo di resoconti finali, dunque, che faremo anche noi a breve, cercando di ragionare su quello che è stato, quali erano le aspettative e come la stagione si è sviluppata. Ora, però, forse vale la pena di fare il punto della situazione, perché a Los Angeles tutto sembra apparentemente tranquillo, mentre in realtà ci sono una miriade di micro scosse, una sorta di sciame sismico che sembra voler preludere ad un vero e proprio terremoto, forse proprio il mitico Big One che sulla faglia di Sant’Andrea aspettano da un momento all’altro.
Mentre in geologia “da un momento all’altro” può significare anche qualche centinaio di anni, nella NFL può voler dire che proprio in questo momento si stanno prendendo decisioni importanti che impatteranno, e non poco, sul futuro dei Rams. Le voci si rincorrono, i fatti non sono di certo incoraggianti e chiunque sembra quasi obbligato a dover dire la sua sulla situazione. E chi siamo, noi, per sottrarci al coro delle illazioni e delle voci di corridoio?
Tutto ha inizio due settimane fa, esattamente il 14 gennaio, quando i Detroit Lions mettono sotto contratto Brad Holmes, da 18 anni ai Rams, passato da public relations intern a direttore del settore scouting, promuovendolo a Vice presidente esecutivo e General Manager. Un bel salto ed un’ottima possibilità di carriera per Holmes, e tutti quanti, a Los Angeles, sono contenti per lui e per la sua crescita professionale. Holmes, come vice GM sceglie Ray Agnew, direttore del personale dei Rams.
Poi tocca a Brandon Staley che, qualche giorno dopo la sconfitta di Green Bay, annuncia il suo passaggio ai Los Angeles Chargers, dove ricoprirà il ruolo di head coach. Una carriera lampo per Staley, che passa immediatamente all’incasso dopo aver mostrato al mondo come si possa fare meglio, in una sola stagione, anche di un guru come Wade Phillips, che di difese ne capisce un po’.
Staley non ci pensa un minuto e cerca di portare ai Chargers anche Kevin O’Connell, offensive coordinator ma, soprattutto, l’uomo che McVay ha voluto ai Rams per far crescere meglio Jared Goff. L’offerta per O’Connell e per il posto di Offensive Coordinator, e non essendo migliorativa rispetto all’attuale ruolo svolto in seno ai Rams, McVay può opporsi e far valere il contratto che lega O’Connell a Los Angeles. Staley, però, non molla l’osso, e chiama a sé il coach dei linebacker (nonché assistente dell’Head Coach) Joe Barry, che diventa il Defensive Passing Game Coordinator, con delega ai linebackers, dei Chargers.
Stesse competenze, ma con delega ai defensive backs, per Aubrey Pleasant, che passa ai Detroit Lions dopo quattro stagioni in cui ha sviluppato fior di cornerback come Darious Williams e reso decenti giocatori inizialmente disastrosi come Troy Hill.
Infine, ieri Shane Waldron, Offensive passing Game coordinator, ha annunciato che andrà a fare l’Offensive Coordinator ai Seattle Seahawks.
Sette persone, tra allenatori e dirigenti, hanno lasciato i Rams per altri lidi in quattordici giorni, e la diaspora non sembra terminare.
Come se non bastasse, dopo le due conferenze stampa di fine stagione di McVay e Snead, è esploso, apparentemente dal nulla, il caso Goff. Dopo che a precisa domanda se Goff sarà ancora il QB dei Rams l’anno prossimo, dopo i problemi di fine stagione (non parliamo dell’infortunio ma del panchinamento contro i Seahawks nella wild card in favore di Wolford, mossa che Goff non ha digerito per niente), entrambi hanno risposto “Goffi is a Ram, at the moment”, si sono scatenate le voci più disparate su ipotesi di trade con qualsiasi quarterback libero (Watson, ad esempio) o in procinto di liberarsi (Stafford o Rodgers) all’orizzonte.
Cerchiamo di mettere in fila i fatti.
McVay ha dichiarato a fine stagione che durante l’off season sarà necessario riconsiderare ogni aspetto della stagione e fare una valutazione su tutti i giocatori, in tutti i ruoli e che in questa fase valutazione rientrano tutti i giocatori, nessuno escluso. Alla domanda precisa su Goff ha risposto che vale anche per lui. Non ha detto che Goff non è più il QB titolare dei Rams, ma che tutti subiranno una valutazione e verranno prese decisioni di conseguenza. Trarre da queste frasi la convinzione che McVay voglia far fuori Goff è decisamente una interpretazione piuttosto estrema. Per dire: se McVay ha detto che tutti, nessuno escluso, verranno valutati, significa che ciò vale anche per Aaron Donald, no? Beh, non credo proprio che questo stia a significare che McVay vuole far fuori Donald.
Leggermente differente la posizione di Snead, il quale ha ribadito parola per parola quello che ha detto McVay, ma ha aggiunto, a seguito di precisa domanda, che nel caso si rendesse necessario, sostituire Goff sarebbe n’operazione possibile anche a fronte dei pesanti impatti sul cap che l’interruzione del contratto con il QB prevede (34 milioni di dead money nel solo 2021). Anche in questo caso, però, ricavare da questa frase che i Rams stiano cercando di scambiare Goff sul mercato, è piuttosto fuorviante. La frase di Snead, a nostro parere, sta solo a significare che, come è abbastanza ovvio, se si dovesse fare quel tipo di operazione, il modo per farla si troverebbe comunque. Del resto, se pensiamo che squadre come New Orleans e Philadelphia sono fuori di svariate decine di milioni dal cap per la prossima stagione, è assurdo pensare che non giocheranno la prossima stagione per colpa degli sforamenti del tetto salariale: una qualche soluzione la si troverà per forza. Che poi sia favorevole alle squadre (o ai Rams nel caso di Goff) è tutto un altro paio di maniche.
La diaspora dei coach, inoltre, può essere interpretata con diverse chiavi di lettura.
- Le franchigie NFL saccheggiano lo staff dei Rams perché è uno dei migliori e McVay, pur con la sua giovane età, può già vantare una sorta di coaching tree.
- I coach scappano dai Rams non appena possibile, soprattutto quelli offensivi, perché McVay è un accentratore di poteri e non lascia che le bricole agli altri, che appena hanno una mezza occasione si rivolgono altrove per poter agire con più libertà.
- Avere un ricambio di coach così elevato ogni anno è un buon segno. Significa che i Rams possono essere un trampolino di lancio per un alzo in avanti in carriera, per cui non sarà un problema sostituirli, dal momento che ci sarà la fila di bravi coach che vogliono essere assunti da McVay.
Anche la situazione di Goff può essere letta in molte maniere differenti.
- Come già successo per Gurley, prima si fanno fuori i coach di reparto (lo scorso anno Skip Peete, RB coach, quest’anno Shane Waldron, passing game coordinator), e poi si prepara il terreno affinchè non ci siano più le condizioni per Goff di restare. (Ipotesi affascinante, ma perché, allora, McVay avrebbe impedito a O’Connell, che è il suo primo contatto con Goff, di andare ai Chargers?).
- I Rams hanno ingaggiato Devlin Hodges, ex Steelers. Hodges, Wolford e Perkins (quest’ultimo QB dalla practice squad) sono tutti e tre running quarterback, materiale più da RPO che da gioco tradizionale come Goff. Se la competizione deve esere con questi tre, signidfica che i Rams hanno già deciso di procedere verso un’evoluzione dell’attacco più adatta ad un quarterback mobile, per cui cercheranno di disfarsi di Goff. (altra ipotesi affascinante, perché mai nella vita una squadra svilupperebbe due playbook differenti a seconda del quarterback che poi partirà titolare…)
- Visto che l’agente di Goff si è dichiarato irremovibile rispetto ad un’eventuale ristrutturazione del contratto per renderlo più cap-friendly, i Rams stanno cercando di mettere il QB in condizione di mandare via il suo agente e sostituirlo con un altro più incline ad accettare la ristrutturazione. (Qui siamo al fantafootball, perché comunque, alla fine, è il giocatore che decide se ristrutturare o meno. L’agente può fare pressione finchè vuole, ma la firma ce la deve sempre mettere il giocatore, e lo scenario, sinceramente, sembra piuttosto estremo).
Per riassumere tutta la questione, non siamo così convinti che tutto questo andirivieni di coach ogni stagione faccia proprio bene alla franchigia, a Goff o allo stesso McVay.
Abbiamo più volte detto come, a nostro avviso, una prima soluzione sarebbe quella di assumere un offensive coordinator e fargli fare quello per cui un offensive coordinator, affidandogli qualcuno dei compiti che McVay continua ad ostinarsi a mantenere per sé tipo il playcalling in partita (salvo poi presentarsi in conferenza stampa dopo una sconfitta dicendo che deve migliorare in questo aspetto).
Secondariamente bisogna cercare un po’ di stabilità. Come si può pretendere che Jared Goff cresca stagione dopo stagione se ogni anno gli si cambia il coach che lo segue? Per quanto la filosofia possa rimanere la medesima, ogni volta è un rapporto che bisogna ricostruire da zero, e si spreca un sacco di tempo. E questo vale per tutto il resto della squadra, che non sarà certo contentissima di cambiare coach ogni tre per due.
Infine, per Goff sarebbe d’uopo prendere un veterano che gli faccia da mentore, piuttosto che metterlo in una finta competizione con tre sbarbatelli di cui uno solo, alla fine, resterà in giro per tenere la cartelletta.
Perché non penserete DAVVERO che McVay sia intenzionato a dare le chiavi dell’attacco dei Rams ad un Wolford, Perkins o Hodges qualsiasi, vero?