La truppa dei ricevitori dei Rams, nella quale includiamo anche i tight end, sono probabilmente la più grossa delusione della squadra per la stagione 2013. Non perché siano scarsi, intendiamoci, ma il rapporto tra aspettative e rendimento è probabilmente il peggiore di tutti.
Tutti, o quasi, erano convinti di poter rivedere in campo un attacco simile al rimpiantissimo Greatest Show on Turf, e questo grazie al draft 2013 fortemente orientato alla velocità ed esplosività di Tavon Austin e del suo compare a West Virginia Stedman Bailey.
Per tutta la preseason abbiamo ascoltato il coaching staff magnificare le doti del folletto con il numero 11, di come il playbook prevedesse dei giochi particolari disegnati specificamente per trarre vantaggio dalla sua velocità ed elusività, tanto da doverli tenere fuori dalle partite di preseason per non svelare la nuova arma letale agli avversari.
Poi la regular season è iniziata, ma di questi fantomatici giochi strabilianti non c’era nessuna traccia. Anzi, Bailey pascolava tranquillo in panchina senza metere piede in campo nemmeno per sbaglio, ed Austin si trovava invischiato in traiettorie assurde che anziché sfruttare la sua velocità per cercare gli uno contro uno con i difensori avversari, lo portavano in mezzo al campo ad incrociare, quando non addirittura eseguire delle comeback o degli hook, costringendolo quindi a fermare la propria corsa anziché sfruttarla appieno.
Sicuramente non ha aiutato nemmeno il gioco di corsa inesistente che ha permesso alle difese avversarie di dedicarsi con maggior tranquillità alla copertura dei ricevitori, ed il risultato è stato evidente per tutti: un attacco potenzialmente devastante ingolfato da chiamate e traiettorie discutibili che non ne sfruttavano per nulla le potenzialità.
A questa disfatta hanno contribuito anche i due ricevitori che avrebbero dovuto accompagnare Bailey ed Austin in questo primo anno da pro, forti della loro stagione da rookie decisamente positiva. Brian Quick e Chris Givens.
Il primo ha subito una regressione quasi totale. Per gran parte della stagione ci si è chiesti se fosse addirittura in campo, tanto invisibile era diventato, per non parlare dei drop collezionati nelle rare occasioni in cui veniva chiamato in causa da Bradford o Clemens.
Givens ha sorprendentemente chiuso la stagione con zero touchdown messi a segno, senza essersi mai riconfermato quella mina vagante sul profondo che sembrava poter diventare dopo la splendida annata 2012 (chi si dimentica più il favoloso touchdown di apertura contro i Patriots a Londra, probabilmente l’unica cosa positiva di quella partita?).
Austin, poi, ha subito più di tutti l’enorme quantità di penalità stupide causate dai Rams, ritrovandosi con quasi 200 yards annullate tra ricezioni e ritorni per irregolarità commesse dai compagni di squadra. Molti osservatori (un po’ distratti) fanno risalire alla partita dei tre touchdown contro Indianapolis il momento in cui Austin è definitivamente esploso, dimenticandosi che già nelle partite precedenti Tavon aveva messo a segno delle splendide azioni poi rese inutili dalle penalità (come ad esempio il touchdown pass da oltre 60 yards annullato per un tripping di Jake Long contro Carolina).
Pur con tutte le scusanti del caso, comunque, anche Austin ci ha messo del suo per rendere questa stagione peggiore di quanto ci si potesse aspettare, perché vanno bene le traiettorie strane, va bene l’eccessiva attenzione dei dbacks avversari, va bene tutto, ma in molte partite il numero 11 è completamente sparito dai radar, spesso perdendosi e nascondendosi dietro le marcature, incapace di trovare la separazione soprattutto quando i difensori avversari la mettevano sul piano prettamente fisico.
Quando Austin ha iniziato ad ingranare, puntuale come le tasse è arrivato l’infortunio che non gli ha permesso di terminare la stagione, ma che d’altro canto, ha obbligato Schottenheimer ad usare Bailey, il quale non ha deluso le aspettative. Nonostante il poco tempo a disposizione, Bailey ha onorato immediatamente il campo diventando in poche partite una certezza su cui contare per la stagione 2014, dando la stura agli inevitabili lamenti di chi accusa (non del tutto a torto, visti i risultati) il coaching staff di averlo dimenticato in panchina per troppo tempo durante la stagione.
Parlando di delusioni, non possiamo dimenticare Jared Cook, un altro giocatore arrivato con mille aspettative che, dopo averle più che rispettate nella partita inaugurale contro Arizona, è sparito dalla circolazione per diversi turni per poi uscire nuovamente alla luce nel finale di stagione.
Alla fine Cook risulta essere il miglior ricevitore della squadra, statisticamente, ma la sua costante inabilità a liberarsi dei linebacker (anche quelli più scarsi) è stato il leitmotiv della sua stagione.
Nei (molti) momenti bui di Cook ha fatto una ottima stagione Lance Kendricks che, dopo quattro anni ed un grave infortunio, sta finalmente ripagando tutte le energie spese su di lui, facendo dimenticare le annate mediocri a cui ci stava purtroppo abituando.
Nell’attacco di Schottenheimer i tight end vengono spesso e volentieri usati come fullback, ed in questo ruolo sia Kendrick che Harkey hanno disputato delle ottime partite aprendo la strada per Stacy.
Nonostante il reparto ricevitori sia formato da giocatori al primo e secondo anno, non è escluso che qualcuno saluti già la compagnia a fine del prossimo training camp, ed il maggior candidato a levare le tende, se non dimostra unì’inversione di rotta nella propria evoluzione che lo riporti ai livelli del 2012, sarà proprio Brian Quick, la cui stagione si può tranquillamente paragonare a quella di Isaiah Pead tra i runningback.
Per la prossima stagione si spera che Schottenheimer abbia finalmente capito come coinvolgere nel proprio attacco Tavon Austin senza dover aspettare cinque/sei partite come quest’anno, e crediamo che dal lato opposto lo spot di ricevitore sia stato conquistato da Bailey. Per il resto vediamo tutto un po’ rimescolato, con i posti da WR3 a WR6 tutti in gioco tra i veterani e l’eventuale rookie draftato il prossimo maggio, sempre che non arrivi l’acquisizione di un ricevitore di esperienza in free agency.
Oltre ai due ex West Virginia non vediamo davvero altri sicuri di mantenere la propria posizione, ed il prossimo training camp potrebbe portare davvero molte sorprese interessanti.