Una grande difesa annichilisce Peyton Manning

La sorpresa della giornata arriva da un Ed Jones Dome pieno per metà di tifosi avversari, come oramai prassi consolidata a St.Louis, dove alle lamentele per un possibile spostamento della franchigia fa da contraltare una percentuale di presenza dei tifosi di casa che spesso stenta a raggiungere il 50% del pubblico totale. A dispetto della scarsa passione dimostrata dai fans casalinghi, i Rams hanno tirato fuori ieri sera il classico coniglio dal cilindro battendo senza mezzi termini i Denver Broncos, fin qui considerati tra i maggiori indiziati a vincere il Super Bowl di Phoenix il prossimo Febbraio.
Che i Broncos fossero favoriti, e nemmeno di poco, non era né un mistero né una sorpresa, vista la differenza tecnica oggettivamente esistente tra le due compagini, soprattutto in attacco, ma una partita praticamente perfetta da parte degli Arieti ha completamente scombinato ogni pronostico, portando i padroni di casa alla vittoria.
Assorbito senza particolari problemi il nuovo cambio in cabina di regia, dove Shaun Hill riprendeva le redini dell’attacco lasciate nell’intervallo della partita di apertura del campionato contro i Vikings, i Rams usavano la difesa per neutralizzare l’attacco atomico di Super Peyton. Obbligato subito a ricorrere alla palla in aria, visto l’improduttivo esito delle prime corse tentate ed il doppio vantaggio ottenuto dai Rams, Peyton Manning ha disputato una delle peggiori partite in maglia Broncos, non riuscendo a trovare, nel corso della partita, quella sincronia con i ricevitori indispensabile al suo tipo di gioco.
Proseguendo nell’ottimo lavoro fatto domenica scorsa contro i Cardinals, il defensive coordinator dei Rams Gregg Williams aveva studiato un approccio alla partita particolare, cercando di mettere in difficoltà un computer vivente come Peyton Manning con una moltitudine di fronti diversi e continui spostamenti ed aggiustamenti per cercare di rendere difficile la lettura della difesa ed i conseguenti aggiustamenti sulla linea a cui il quarterback dei Broncos ci ha abituati in questi anni.
La tattica ha avuto effetto, mettendo a dura prova la tenuta della linea d’attacco dei Broncos e mandando Manning in confusione, tanto che in ben due occasioni il quarterback di Denver non è riuscito a sfruttare due erroracci in copertura che avevano lasciato soli due ricevitori avversari. Una vera rarità per Manning, abituato a sfruttare ogni minimo errore avversario. Ieri, però, Manning aveva il suo le da fare ad evitare la grossa pressione a cui la linea di difesa lo ha sottoposto, e sebbene sia stato sackato solo due volte, spesso e volentieri ha dovuto affrettare il rilascio della palla sentendo il fiato sul collo di Quinn, Donald e compagnia cantante.
Certo, se uno guarda i freddi numeri vede che Manning ha comunque lanciato per 389 yard con una percentuale di completi del 63%, ma tutto questo, unito a due intercetti da parte di Ogletree e Johnson, ha fruttato solamente sette punti, grazie ad un passaggio di 42 yard per Emmanuel Sanders, che la solita incomprensione sulle coperture tra Jenkins e McLeod ha lasciato solo soletto a ricevere il pallone di Manning.
Per il resto ben tre quarti down non convertiti, e poco meglio sui terzi down: 4 su 12. Alcuni passaggi ribattuti sulla linea, un paio di drop letali ed anche gli infortuni di Montee Ball, Julius Thomas ed Emmanuel Sanders che non hanno certo aiutato gli uomini in maglia bianca. Sull’infortunio ad Emmanuel Sanders si è anche scatenata una piccola polemica, provocata dal terribile colpo assestatogli da Rodney McLeod. Il colpo è stato decisamente violento, su questo ci sono pochi dubbi, ma, a nostro avviso, assolutamente “pulito” perché portato con la spalla sulla spalla avversaria. L’arbitro ha visto diversamente ed ha chiamato una penalità di “colpo su ricevitore indifeso” che ci può stare, vista l’azione in tempo reale, ma che si è poi rivelata un po’ tirata per i capelli, perché non ci sono stati contatti nelle zone “vietate”. Sicuramente dispiace quando un giocatore deve lasciare il campo per un colpo subito, ma se il contatto è pulito e legale, vien difficile condannare un intervento duro. Vedremo, comunque, cosa ne penserà la commissione di disciplina NFL che, normalmente, assegna delle pesanti multe per i colpi ritenuti illegali.
Tornando alla partita, ma guardando sull’altra sideline, i Rams presentavano nuovamente Hill dietro il centro, come detto all’inizio, ed alla fine dei giochi la scelta di Fisher, tanto criticata nei giorni scorsi, si è rivelata vincente.
Shaun Hill non è mai stato, né mai lo sarà, il franchise quarterback che trascina da solo la squadra, ma è un onesto ed esperto backup che ha mostrato il grosso pregio di fare pochissimi errori. Quello che Fisher aveva chiesto ad Hill era proprio questo: non perdere la partita, non forzare lanci inutili, quando non puoi completare, lancia un incompleto, niente turnover. Escludendo il colpo di fortuna sul fumble, rimbalzatogli proprio in mano, Hill ha eseguito alla perfezione quanto il suo coach gli aveva chiesto. Hill ha trovato anche il tempo e l’occasione di sparare due bombe su Kenny Britt. Con la prima ha testato le condizioni di Talib e la sua copertura su Britt, il quale ha comunque ricevuto il pallone per 33 yard. Nella seconda occasione, aggiustata la traiettoria interna, ha depositato direttamente nelle mani del numero ottantuno un pallone perfetto che il ricevitore ha agguantato e portato in touchdown per una ricezione di 63 yard.
Hill ha trovato anche il tempo di ricevere un proprio lancio, ribattuto sulla linea di scrimmage e rimbalzato sul casco di Robinson, segno che per lui era una di quelle partite in cui ti va bene qualsiasi cosa.
Oltre ad Hill, l’attacco dei Rams ha un altro piccolo eroe della partita: Tre Mason. Il rookie da Auburn, che oramai ha scalzato sia Stacy che Cunningham dal ruolo di running back titolare, convincendo di fatto Fisher a terminare l’esperimento del “run by committee”, ha guadagnato più di 100 yard per la prima volta in carriera, e per non farsi mancare nulla lo ha fatto contro la difesa statisticamente migliore sulle corse dell’intera lega, grazie anche ad un’ottima prestazione della linea d’attacco.
E non possiamo dimenticare neanche Greg Zuerlein, che con i suoi 5 field goal ha pesantemente contribuito al risultato finale di 22-7 per i Rams.
Con questa vittoria, i Rams hanno così avuto la meglio su tre dei quattro finalisti dei Championship 2013, ma al di là dell’exploit, resta il rammarico di cosa potrebbe davvero fare questa squadra con un attacco all’altezza della difesa che si ritrova. Evidentemente le belle speranze di inizio stagione non erano poi tanto velleitarie, soprattutto una volta che la difesa ha finalmente preso a girare come ci si attendeva.
Per i Broncos deve sicuramente suonare un campanello d’allarme, perché la brutta prestazione di ieri sera non è stata un caso isolato. E’ qualche partita che soprattutto l’attacco convince poco, e quando la difesa, come ieri sera, non nasconde i problemi dell’unità offensiva, le cose a Denver cominciano a farsi critiche.
I playoff non sembrano a rischio, ma se fino ad un paio di settimane fa i Broncos sembravano direttamente destinati a Phoenix, ora qualche dubbio in più iniziamo ad avercelo, se il momento no dovesse continuare.

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