Due parole sul draft dei Rams

Chi ci segue da tempo sa quanto poco ci piacciano le chiacchiere pre draft (e chi ci segue da poco lo avrà certamente intuito stante l'assoluta assenza delle stesse da queste pagine). Altrettanto poco ci piacciono i cosiddetti “Draft Grades” che tutti gli addetti ai lavori si impegnano a stilare dopo le scelte annuali dei rookies da parte delle franchigie NFL, essendo fermamente convinti che per giudicare una classe di draft siano necessari almeno due se non tre anni per vedere come i giocatori scelti si sono disimpegnati.
 
Di cosa parliamo, vi chiederete dunque, il giorno dopo il draft? Beh, qualche considerazione sulle scelte può certamente essere fatta senza bisogno di dare giudizi lapidari quanto frettolosi sulla bontà o meno delle stesse, pratica che tanto piace ai commentatori da ambo le parti dell'oceano.
Iniziamo con il dire che abbiamo apprezzato la prima scelta effettuata dal front office dei Rams. Sostenere che il reparto dei runningback fosse già a posto così è quantomeno superficiale, come analisi. I Rams avevano una buona profondità nel ruolo, ma certamente la qualità di un Gurley non era presente né in Mason, né in Cunningham né in Stacy. Anzi, proprio la profondità nel ruolo ha permesso di scegliere Gurley nonostante l'infortunio al ginocchio patito la scorsa stagione non gli permetterà, presumibilmente, di dare il suo contributo sin da subito. E' una scelta per il futuro che, se Gurley mantiene le promesse, sarà roseo, date le qualità mostrate al College da questo giocatore.
Non ci siamo nemmeno preoccupati particolarmente della mancata chiamata di un offensive lineman, anche perché l'esperienza recente ci ha dimostrato (ed i numeri a livello di lega lo confermano) che i tanto strombazzati uomini di linea “da primo giro” si rivelano solo dei contratti milionari a fronte di prestazioni sul campo mediocri. Ben vengano, quindi, i quattro giocatori di linea offensivi pescati nei giri successivi, con il dichiarato intento di ricavare almeno uno o due buoni giocatori dall'intero lotto.

E' stato un draft prettamente offensivo, ma è un orientamento comprensibile, dal momento che da almeno due anni a questa parte il problema maggiore dei Rams non è certo costituito dalla difesa. Nonostante ciò è arrivato anche il QB che tutti si aspettavano (nel senso della scelta, non del giocatore scelto, ovviamente). E' stato preferito lo “sconosciuto” Mannion al più quotato Hundley, scelto poi dai Packers, ma a ben guardare Mannion è un tipo di quarterback più affine allo stile di football di Jeff Fisher. Mannion pare destinato ad essere il backup di Foles nell'anno di contratto che lega l'ex Eagle ai Rams, per poi vedere come evolveranno le cose al termine della stagione 2015.
Particolarmente intrigante sembra essere la scelta di Bud Sasser, ricevitore di casa a Missouri. I numeri dicono cose interessanti su di lui, e siamo particolarmente curiosi di vedere se riuscirà a conquistarsi un posto a tavola in una batteria di ricevitori che assomiglia molto a quella dei runner: molta profondità ma qualità di poco sopra la media senza nessun chiaro leader.
Archiviata la fase delle scelte, in questi giorni la “carne da macello” per il camp verrà rimpolpata dalla firma degli undrafted free agent. Una fase da tenere d'occhio, dal momento che i Rams hanno sempre trovato ottimi giocatori tra questi presunti scarti (un esempio su tutti: Bennie Cunningham).
Infine, un paio di considerazioni “strategiche”. Quest'anno i Rams avevano meno scelte rispetto agli scorsi anni, ma alla fine sono riusciti a recuperarne tre aggiuntive grazie alla trade con i Panthers ed a quella con i Jets. Le capacità di “venditore” di Les Snead sono ormai arcinote, ed ogni anno no si smentisce mai riuscendo sempre a trovare qualche buon affare.
La trade di Stacy ai Jets, dai più accolta con sano scetticismo, ne è l'esemplificazione. Una volta selezionato Gurley, Stacy aveva chiesto di andarsene, ed il pericolo era quello di perderlo al training camp e di doverlo tagliare. Chi si lamenta per la contropartita, dovrebbe semplicemente guardare la produzione di Stacy dello sorso anno, quando da runningback titolare è diventato la riserva nemmeno di Mason ma addirittura di Cunningham nel giro di un paio di partite. Il valore di un giocatore lo decreta il campo, e quello di Stacy era davvero ai minimi storici per cui, a nostro avviso, una settima scelta va bene comunque.
Avanti con le OTA, adesso, che la stagione si avvicina.

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