Ricordate la storia del dottor Jeckyll a Mister Hyde di un paio di settimane fa? Ebbene, siamo di fronte all’ennesimo nuovo capitolo scritto dai Rams, questa volta in casa dei finora imbattuti Arizona Cardinals. Largamente sfavoriti dal pronostico, i Rams hanno invece giocato la solita straordinaria partita difensiva senza che, per una volta, l’attacco si ingegnasse troppo nel disfare tutto quanto di buono veniva costruito.
Intendiamoci, nonostante la vittoria per 24-22 su una delle squadre più in forma del momento, i Rams non sono improvvisamente diventati la squadra da battere nella NFC, ma sicuramente hanno dimostrato di essere un team da non prendere sottogamba, capace di avere giornate memorabili a fare da contraltare a giornate da incubo, e di avere l’upset sempre a portata di mano. Un comportamento piuttosto schizofrenico determinato con molta probabilità dalla giovane età dei giocatori, i quali debbono ancora raggiungere quella maturità che dà loro stabilità e continuità nelle prestazioni.
Come dicevamo in apertura, grande protagonista della partita è stata ancora una volta la difesa, abile a recuperare con giocate strepitose i grossi guadagni concessi poco prima, finendo per riuscire quasi sempre a limitare i danni. Perfetto esempio di questa difesa “schizofrenica” è Janoris Jenkins, vera croce e delizia della secondaria, capace di concedere un guadagno importante per aver perso la concentrazione sul ricevitore o di commettere una interferenza plateale in end zone piazzando l’attacco avversario sulla una yard, per poi intercettare il quarterback avversario con un equilibrismo alla “Tyree” (del resto lo stadio è il medesimo…), bloccando la palla contro il proprio casco mentre cade a terra sull’intervento che restituisce la palla alla propria squadra.
E così anche il resto della difesa, che consente guadagni rapidi e veloci nel mezzo lasciando i cornerback a marcare i ricevitori ad otto/dieci yard di distanza per poi distruggere la linea d’attacco avversaria andando a placcare il quarterback o il runner diverse yard dietro la linea di scrimmage, una volta che l’attacco avversario ha trovato la via veloce per arrivare a bussare alle porte della end zone.
Carson Palmer (29/46 per 352 yd, 1 TD, 1 INT), Larry Fitzgerald (7 per 99 yd) e Chris Johnson (16 per 83 yd) hanno avuto successo per tutta la giornata in termini di guadagno di terreno, come testimoniano i loro numeri, ma quando si è trattato di mettere la palla in end zone non c’è stato verso. Eccezion fatta per il TD pass su David Johnson che ha portato i Cardinals sul 22-24 a pochi minuti dalla fine, Arizona è sempre stata costretta a mandare in campo Catanzaro per mettere punti sul tabellone, ed ovviamente tutto ciò ha inciso sul risultato finale.
Dal canto loro, i Rams hanno finalmente smesso di distruggere con l’attacco tutto quanto pazientemente costruito dalla difesa. Finalmente Tavon Austin ha mostrato di poter essere considerato anche un ricevitore da “in mezzo al traffico” e non solo un folletto a cui affidare i giochi trucco e gli end around o le reverse, mentre il finalmente titolare Todd Gurley ha fatto vedere perché Fisher e Snead lo hanno draftato sebbene infortunato. Dopo aver aperto la difesa avversaria costringendola a preoccuparsi dei ricevitori e dei tight end (anche se Cook il suo carico di drop settimanali l’ha calato puntualmente…), Cignetti ha cominciato a chiamare alcune azioni per Gurley che gli hanno permesso di mostrare tutto il suo potenziale. Con 19 portate per 149 yard, a Gurley è mancato solo il touchdown, che poteva arrivare a pochi secondi dal termine della partita quando, dopo una galoppata di trenta yard e con le porte della end zone spalancate ad attenderlo, decideva saggiamente di scivolare a terra sulle dieci yard avversarie per mantenere il possesso del pallone e permettere all’attacco di St.Louis di mangiarsi il rimanente tempo senza dare opportunità (per quanto remotissime) ai Cardinals di pareggiare la partita. Un segno di maturità tecnica eccellente in una squadra nella quale queste qualità sono sempre mancate.
Capitolo a parte per Nick Foles, il quale ancora una volta ha mostrato sprazzi di bel gioco (splendido il passaggio in touchdown per Stedman Bailey), a momenti nei quali non si riusciva bene a capire a chi stesse lanciando. E’ stata una partita dura, per Foles, spesso colpito (legalmente) a lancio effettuato per la sua continua propensione a restare nella tasca fino all’ultimo secondo possibile, ma al termine della partita il saldo tra le sue azioni positive e quelle negative è stato chiaramente in favore delle prime, e probabilmente è stato proprio per questo che i Rams questa volta sono riusciti ad uscire vincitori dalla contesa.
Da registrare il serio infortunio patito da Alec Ogletree, che si è fratturato una caviglia ed è stato sottoposto ad intervento chirurgico. Nei prossimi giorni sapremo se la stagione di Ogletree sarà definitivamente terminata o il linebacker potrà tornare per le ultime partite, anche se le possibilità di quest’ultima soluzione paiono essere piuttosto esigue.
Intendiamoci, nonostante la vittoria per 24-22 su una delle squadre più in forma del momento, i Rams non sono improvvisamente diventati la squadra da battere nella NFC, ma sicuramente hanno dimostrato di essere un team da non prendere sottogamba, capace di avere giornate memorabili a fare da contraltare a giornate da incubo, e di avere l’upset sempre a portata di mano. Un comportamento piuttosto schizofrenico determinato con molta probabilità dalla giovane età dei giocatori, i quali debbono ancora raggiungere quella maturità che dà loro stabilità e continuità nelle prestazioni.
Come dicevamo in apertura, grande protagonista della partita è stata ancora una volta la difesa, abile a recuperare con giocate strepitose i grossi guadagni concessi poco prima, finendo per riuscire quasi sempre a limitare i danni. Perfetto esempio di questa difesa “schizofrenica” è Janoris Jenkins, vera croce e delizia della secondaria, capace di concedere un guadagno importante per aver perso la concentrazione sul ricevitore o di commettere una interferenza plateale in end zone piazzando l’attacco avversario sulla una yard, per poi intercettare il quarterback avversario con un equilibrismo alla “Tyree” (del resto lo stadio è il medesimo…), bloccando la palla contro il proprio casco mentre cade a terra sull’intervento che restituisce la palla alla propria squadra.
E così anche il resto della difesa, che consente guadagni rapidi e veloci nel mezzo lasciando i cornerback a marcare i ricevitori ad otto/dieci yard di distanza per poi distruggere la linea d’attacco avversaria andando a placcare il quarterback o il runner diverse yard dietro la linea di scrimmage, una volta che l’attacco avversario ha trovato la via veloce per arrivare a bussare alle porte della end zone.
Carson Palmer (29/46 per 352 yd, 1 TD, 1 INT), Larry Fitzgerald (7 per 99 yd) e Chris Johnson (16 per 83 yd) hanno avuto successo per tutta la giornata in termini di guadagno di terreno, come testimoniano i loro numeri, ma quando si è trattato di mettere la palla in end zone non c’è stato verso. Eccezion fatta per il TD pass su David Johnson che ha portato i Cardinals sul 22-24 a pochi minuti dalla fine, Arizona è sempre stata costretta a mandare in campo Catanzaro per mettere punti sul tabellone, ed ovviamente tutto ciò ha inciso sul risultato finale.
Dal canto loro, i Rams hanno finalmente smesso di distruggere con l’attacco tutto quanto pazientemente costruito dalla difesa. Finalmente Tavon Austin ha mostrato di poter essere considerato anche un ricevitore da “in mezzo al traffico” e non solo un folletto a cui affidare i giochi trucco e gli end around o le reverse, mentre il finalmente titolare Todd Gurley ha fatto vedere perché Fisher e Snead lo hanno draftato sebbene infortunato. Dopo aver aperto la difesa avversaria costringendola a preoccuparsi dei ricevitori e dei tight end (anche se Cook il suo carico di drop settimanali l’ha calato puntualmente…), Cignetti ha cominciato a chiamare alcune azioni per Gurley che gli hanno permesso di mostrare tutto il suo potenziale. Con 19 portate per 149 yard, a Gurley è mancato solo il touchdown, che poteva arrivare a pochi secondi dal termine della partita quando, dopo una galoppata di trenta yard e con le porte della end zone spalancate ad attenderlo, decideva saggiamente di scivolare a terra sulle dieci yard avversarie per mantenere il possesso del pallone e permettere all’attacco di St.Louis di mangiarsi il rimanente tempo senza dare opportunità (per quanto remotissime) ai Cardinals di pareggiare la partita. Un segno di maturità tecnica eccellente in una squadra nella quale queste qualità sono sempre mancate.
Capitolo a parte per Nick Foles, il quale ancora una volta ha mostrato sprazzi di bel gioco (splendido il passaggio in touchdown per Stedman Bailey), a momenti nei quali non si riusciva bene a capire a chi stesse lanciando. E’ stata una partita dura, per Foles, spesso colpito (legalmente) a lancio effettuato per la sua continua propensione a restare nella tasca fino all’ultimo secondo possibile, ma al termine della partita il saldo tra le sue azioni positive e quelle negative è stato chiaramente in favore delle prime, e probabilmente è stato proprio per questo che i Rams questa volta sono riusciti ad uscire vincitori dalla contesa.
Da registrare il serio infortunio patito da Alec Ogletree, che si è fratturato una caviglia ed è stato sottoposto ad intervento chirurgico. Nei prossimi giorni sapremo se la stagione di Ogletree sarà definitivamente terminata o il linebacker potrà tornare per le ultime partite, anche se le possibilità di quest’ultima soluzione paiono essere piuttosto esigue.