Dopo aver sbancato San Diego nel Monday Night della scorsa settimana, i Chicago Bears affrontano una seconda trasferta consecutiva andando a vincere nettamente in casa dei St.Louis Rams.
Orfani del runningback titolare Matt Forte, i Bears trovano in Jeremy Langford un ottimo rimpiazzo, ma soprattutto possono contare su uno Zach Miller che, dopo essere stato a secco per quattro anni, ha iniziato a segnare touchdown a raffica (uno lunedì scorso, due ieri sera), e guidati da una difesa attenta e con pochissime sbavature si portano a casa l’intera posta anche stavolta.
E dire che i Rams, che nel primo drive offensivo delle ultime partite avevano sempre faticato assai collezionando una lunga striscia di three-and-out consecutiva, sembravano invece lanciati verso una partita tutta in discesa. Un paio di ottime play action su Gurley coglievano la difesa di Chicago in contropiede, ed arrivavano un completo su Cook (che magicamente non droppava il pallone, ma come sempre ci avrebbe pensato più tardi) ed uno per lo stesso Gurley per un guadagno complessivo di sessanta yard. Per coprire le rimanenti 20 yard bastavano tre corse dello stesso Gurley che segnava il touchdown di apertura di quella che sembrava poter essere una grande giornata per i padroni di casa.
Il sorriso sulla faccia di Fisher svaniva immediatamente, complice il primo dei tanti svarioni della difesa, che si faceva uccellare da un passaggio da due yard sul tight end Zach Miller, il quale lo trasformava in una maestosa cavalcata da 87 yard per il touchdown dell’immediato pareggio.
L’attacco dei Rams rientrava in campo ma mostrava subito di essere tornato quello delle scorse settimane, invece di rimanere quello del primo drive offensivo. Conquistato a fatica un primo down con un passaggio su Marquez, i Rams erano costretti al punt, ed era solamente la dabbenaggine di Mariani, che tentava di ritornare un punt pur avendo due difensori a un metro di distanza nel momento della ricezione del pallone, a regalare a St.Louis una nuova possibilità. Mariani perdeva malamente il pallone nel placcaggio e Maurice Alexander lo recuperava mettendo così i Rams in ottima posizione (le 17 offensive) per aumentare il punteggio sul tabellone.
Al primo tentativo arrivava il touchdown di Austin sul solito end around, ma il primo dei tre holding di serata di un disastroso Greg Robinson riportava i Rams dieci yard indietro e, praticamente, segnava un punto di non ritorno per St.Louis. Da qui in avanti, infatti, l’attacco dei Rams scompariva dal radar, consegnando la partita nelle mani di Cutler, Miller e Langford.
Arrivavano sì 3 punti da Zuerlein, ma era un po’ un canto del cigno per l’offense in maglia blu.
La difesa faceva buona guardia ed i Bears erano costretti al punt, senonché, al primo tentativo successivo, Tre Mason pensava bene di commettere fumble. McClennin forzava il turnover e recuperava anche il pallone, ed i Bears rispondevano anch’essi con un field goal di Gould andando ad impattare lo score al termine del primo quarto di gioco.
Nel secondo quarto l’attacco dei Rams si fermava praticamente da solo, ed i Bears mettevano in piedi il loro solito drive da almeno 10 giochi che logora la difesa, mangia il tempo sul cronometro e, possibilmente, frutta sette punti. Era ancora Zach Miller l’obiettivo di Cutler, ma stavolta bastavano due yard per segnare il touchdown del sorpasso. Nota a margine: i Rams avrebbero anche fermato il drive sulle proprie 4 yard, ma nell’azione che portava all’incompleto di Cutler su Martellus Bennett ci pensavano Trumaine Johnson (defensive holding) e Mark Barron (roughing the passer) a commettere le due penalità (una sola non bastava, meglio andare sul sicuro) che regalavano un primo tentativo e goal sulle due yard agli avversari.
Invece di recuperare lo svantaggio, i Rams restituivano palla ai Bears in poco più di un minuto, anche se stavolta riuscivano a ricacciare Chicago dentro le proprie 15 yard grazie ad un ottimo punt di Hekker e ad una penalità di uno special teamer avversario.
Problemi per i Bears? Meno di zero. Jeremy Langford correva nel mezzo per tre yard e poi, sfruttando l’eccessiva aggressività della linea di difesa avversaria, riceveva uno screen pass da Cutler e lo trasformava in un’altra galoppata, stavolta da 83 yard, per il touchdown dell’effettivo K.O.
Mancavano ancora 5 minuti all’intervallo, ma i Rams erano praticamente al tappeto e non davano alcun segno di vita.
Nel terzo quarto i Bears cercavano di controllare la partita riuscendoci abbastanza bene. Gurley veniva utilizzato con il contagocce, per cui la difesa di Chicago doveva preoccuparsi solamente delle possibili invenzioni di Foles. Possibili, appunto, ma non trasformate in realtà.
Arrivavano tre punti da Zuerlein, ai quali nel quarto periodo rispondeva Gould con altri due calci tra i pali.
Fisher tentava il tutto per tutto, ma stavolta le sue magie negli special team non riuscivano. Hekker lanciava un incompleto su un quarto tentativo dalle proprie 23 dopo che la difesa dei Bears aveva ottimamente intuito e coperto la finta di punt, e nel drive successivo Foles lanciava un pallone imprendibile a Quick per chiudere un improbabile quarto e sei.
Langford si incaricava di segnare un altro touchdown portando lo score sul 37-13 finale, ma c’era ancora il tempo per qualche azione interessante.
Foles lanciava un intercetto tremendo, e durante il ritorno di Young il rookie Jamon Brown, nel tentativo di placcare il difensore dei Bears, si procurava una brutta frattura alla gamba. Basti sapere che la TV non ha mostrato il replay dell’azione da un’angolazione dove si vedeva meglio l’infortunio perché le immagini erano particolarmente poco adatte al pubblico più facilmente impressionabile.
Aaron Donald coronava la sua ottima (anche se purtroppo inutile) prestazione recuperando un fumble forzato da McDonald e riportandolo per 40 yard.
Infine, faceva il suo ingresso in campo Case Keenum, in sostituzione di un Nick Foles al limite dell’irritante. Keenum comunque, non faceva altro che smistare cinque palloni consecutivi a Mason per far finire la partita.
Prestazione tra l’assurdo e l’allucinante per i Rams, non tanto in difesa che, nonostante i due big play costati 14 punti, ha ben contenuto l’attacco dei Bears, quanto in attacco.
Foles non pervenuto ancora una volta, Gurley inspiegabilmente dimenticato per lunghi tratti dell’incontro, una linea d’attacco già decimata dagli infortuni che ora dovrà fare a meno anche di Brown, del cui brutto infortunio si è già detto, e dell’altro rookie Havenstein, il quale sembra aver sofferto un infortunio alla caviglia. Se si esclude il produttore seriale di holding che risponde al nome di Greg Robinson, rimane il solo centro Tim Barnes dei cinque titolari di inizio stagione, e visti i nomi (perlopiù sconosciuti) dei sostituti, non c’è da dormire sonni tranquilli per il coaching staff di Rams Park.
Il grosso problema di questa squadra, tra le altre cose, resta la pessima percentuale di conversione dei terzi down, una situazione che nemmeno l’arrivo di Wes Welker sembra poter risolvere. Certamente anche lui ha bisogno di più tempo per trovare la sintonia don i compagni, ma le sensazioni non sono affatto buone, sia per i problemi della linea di cui abbiamo parlato prima, sia per lo scarso apporto del parco ricevitori nella sua interezza.
Per i Bears questa vittoria porta una ventata di ottimismo in una franchigia che, fino alla scorsa settimana, vedeva il proprio gioco tutto sommato positivo venire frustrato dai risultati negativi.
Orfani del runningback titolare Matt Forte, i Bears trovano in Jeremy Langford un ottimo rimpiazzo, ma soprattutto possono contare su uno Zach Miller che, dopo essere stato a secco per quattro anni, ha iniziato a segnare touchdown a raffica (uno lunedì scorso, due ieri sera), e guidati da una difesa attenta e con pochissime sbavature si portano a casa l’intera posta anche stavolta.
E dire che i Rams, che nel primo drive offensivo delle ultime partite avevano sempre faticato assai collezionando una lunga striscia di three-and-out consecutiva, sembravano invece lanciati verso una partita tutta in discesa. Un paio di ottime play action su Gurley coglievano la difesa di Chicago in contropiede, ed arrivavano un completo su Cook (che magicamente non droppava il pallone, ma come sempre ci avrebbe pensato più tardi) ed uno per lo stesso Gurley per un guadagno complessivo di sessanta yard. Per coprire le rimanenti 20 yard bastavano tre corse dello stesso Gurley che segnava il touchdown di apertura di quella che sembrava poter essere una grande giornata per i padroni di casa.
Il sorriso sulla faccia di Fisher svaniva immediatamente, complice il primo dei tanti svarioni della difesa, che si faceva uccellare da un passaggio da due yard sul tight end Zach Miller, il quale lo trasformava in una maestosa cavalcata da 87 yard per il touchdown dell’immediato pareggio.
L’attacco dei Rams rientrava in campo ma mostrava subito di essere tornato quello delle scorse settimane, invece di rimanere quello del primo drive offensivo. Conquistato a fatica un primo down con un passaggio su Marquez, i Rams erano costretti al punt, ed era solamente la dabbenaggine di Mariani, che tentava di ritornare un punt pur avendo due difensori a un metro di distanza nel momento della ricezione del pallone, a regalare a St.Louis una nuova possibilità. Mariani perdeva malamente il pallone nel placcaggio e Maurice Alexander lo recuperava mettendo così i Rams in ottima posizione (le 17 offensive) per aumentare il punteggio sul tabellone.
Al primo tentativo arrivava il touchdown di Austin sul solito end around, ma il primo dei tre holding di serata di un disastroso Greg Robinson riportava i Rams dieci yard indietro e, praticamente, segnava un punto di non ritorno per St.Louis. Da qui in avanti, infatti, l’attacco dei Rams scompariva dal radar, consegnando la partita nelle mani di Cutler, Miller e Langford.
Arrivavano sì 3 punti da Zuerlein, ma era un po’ un canto del cigno per l’offense in maglia blu.
La difesa faceva buona guardia ed i Bears erano costretti al punt, senonché, al primo tentativo successivo, Tre Mason pensava bene di commettere fumble. McClennin forzava il turnover e recuperava anche il pallone, ed i Bears rispondevano anch’essi con un field goal di Gould andando ad impattare lo score al termine del primo quarto di gioco.
Nel secondo quarto l’attacco dei Rams si fermava praticamente da solo, ed i Bears mettevano in piedi il loro solito drive da almeno 10 giochi che logora la difesa, mangia il tempo sul cronometro e, possibilmente, frutta sette punti. Era ancora Zach Miller l’obiettivo di Cutler, ma stavolta bastavano due yard per segnare il touchdown del sorpasso. Nota a margine: i Rams avrebbero anche fermato il drive sulle proprie 4 yard, ma nell’azione che portava all’incompleto di Cutler su Martellus Bennett ci pensavano Trumaine Johnson (defensive holding) e Mark Barron (roughing the passer) a commettere le due penalità (una sola non bastava, meglio andare sul sicuro) che regalavano un primo tentativo e goal sulle due yard agli avversari.
Invece di recuperare lo svantaggio, i Rams restituivano palla ai Bears in poco più di un minuto, anche se stavolta riuscivano a ricacciare Chicago dentro le proprie 15 yard grazie ad un ottimo punt di Hekker e ad una penalità di uno special teamer avversario.
Problemi per i Bears? Meno di zero. Jeremy Langford correva nel mezzo per tre yard e poi, sfruttando l’eccessiva aggressività della linea di difesa avversaria, riceveva uno screen pass da Cutler e lo trasformava in un’altra galoppata, stavolta da 83 yard, per il touchdown dell’effettivo K.O.
Mancavano ancora 5 minuti all’intervallo, ma i Rams erano praticamente al tappeto e non davano alcun segno di vita.
Nel terzo quarto i Bears cercavano di controllare la partita riuscendoci abbastanza bene. Gurley veniva utilizzato con il contagocce, per cui la difesa di Chicago doveva preoccuparsi solamente delle possibili invenzioni di Foles. Possibili, appunto, ma non trasformate in realtà.
Arrivavano tre punti da Zuerlein, ai quali nel quarto periodo rispondeva Gould con altri due calci tra i pali.
Fisher tentava il tutto per tutto, ma stavolta le sue magie negli special team non riuscivano. Hekker lanciava un incompleto su un quarto tentativo dalle proprie 23 dopo che la difesa dei Bears aveva ottimamente intuito e coperto la finta di punt, e nel drive successivo Foles lanciava un pallone imprendibile a Quick per chiudere un improbabile quarto e sei.
Langford si incaricava di segnare un altro touchdown portando lo score sul 37-13 finale, ma c’era ancora il tempo per qualche azione interessante.
Foles lanciava un intercetto tremendo, e durante il ritorno di Young il rookie Jamon Brown, nel tentativo di placcare il difensore dei Bears, si procurava una brutta frattura alla gamba. Basti sapere che la TV non ha mostrato il replay dell’azione da un’angolazione dove si vedeva meglio l’infortunio perché le immagini erano particolarmente poco adatte al pubblico più facilmente impressionabile.
Aaron Donald coronava la sua ottima (anche se purtroppo inutile) prestazione recuperando un fumble forzato da McDonald e riportandolo per 40 yard.
Infine, faceva il suo ingresso in campo Case Keenum, in sostituzione di un Nick Foles al limite dell’irritante. Keenum comunque, non faceva altro che smistare cinque palloni consecutivi a Mason per far finire la partita.
Prestazione tra l’assurdo e l’allucinante per i Rams, non tanto in difesa che, nonostante i due big play costati 14 punti, ha ben contenuto l’attacco dei Bears, quanto in attacco.
Foles non pervenuto ancora una volta, Gurley inspiegabilmente dimenticato per lunghi tratti dell’incontro, una linea d’attacco già decimata dagli infortuni che ora dovrà fare a meno anche di Brown, del cui brutto infortunio si è già detto, e dell’altro rookie Havenstein, il quale sembra aver sofferto un infortunio alla caviglia. Se si esclude il produttore seriale di holding che risponde al nome di Greg Robinson, rimane il solo centro Tim Barnes dei cinque titolari di inizio stagione, e visti i nomi (perlopiù sconosciuti) dei sostituti, non c’è da dormire sonni tranquilli per il coaching staff di Rams Park.
Il grosso problema di questa squadra, tra le altre cose, resta la pessima percentuale di conversione dei terzi down, una situazione che nemmeno l’arrivo di Wes Welker sembra poter risolvere. Certamente anche lui ha bisogno di più tempo per trovare la sintonia don i compagni, ma le sensazioni non sono affatto buone, sia per i problemi della linea di cui abbiamo parlato prima, sia per lo scarso apporto del parco ricevitori nella sua interezza.
Per i Bears questa vittoria porta una ventata di ottimismo in una franchigia che, fino alla scorsa settimana, vedeva il proprio gioco tutto sommato positivo venire frustrato dai risultati negativi.