Per il proprio esordio casalingo, i Buccaneers si chiedevano quale versione dei Los Angeles Rams si sarebbe presentata al Raymond James Stadium. Quella brutalmente sconfitta dai Niners nel season opener o quella capace di rimandare a casa i Seahawks con solo tre punti sul tabellone ed una sconfitta bruciante? Ed i Buccaneers stessi, sarebbero stati quelli dell’esordio vincente di Atlanta o quelli travolti senza scusanti a Phoenix domenica scorsa?
Alla fine entrambe le squadre hanno messo in campo un misto di quanto visto nelle prime due giornate di gioco, e la vittoria è andata ai Rams che hanno saputo rimediare una volta di più rispetto ai Buccaneers ai numerosi errori commessi da entrambe le formazioni durante una partita brutta ma, alla fine, emozionante.
Spesso vediamo partite a “botta e risposta”, durante le quali ad una segnatura di una squadra segue immediatamente quella dell’avversario, in un’altalena di emozioni tipica di uno sport giocato ad alti livelli. In questo caso il botta e risposta c’è stato, inutile negarlo, ma anziché rincorrersi con le segnature ed i colpi di classe, Rams e Bucs si sono sfidate a suon di errori, talvolta tanto marchiani da risultare incredibili. Per tutto l’incontro, infatti, ad un errore di una delle due squadre ne seguiva subito dopo un altro da parte dell’avversario, mantenendo un equilibrio apparente dovuto, però, alla scarsa qualità delle contendenti.
I Rams, incapaci di superare la goal line nelle scorse due partite, hanno finalmente messo a segno dei touchdown (ben 5!), ma alla fine devono ringraziare Aguayo per aver sbagliato una trasformazione ed un field goal e soprattutto Jameis Winston per essersi impappinato con la palla nel momento decisivo della partita con il cronometro a zero e la palla della vittoria sulle cinque avversarie.
I Rams hanno fatto vedere confortanti segni di miglioramento in attacco, anche se Gurley è stato nullo o quasi per tutto il primo tempo e parte del secondo, uscendo solo alla distanza e finendo con due touchdown segnati, ma la prestazione dell’intero reparto è stata molto altalenante, e Keenum è passato da un inizio con drop in sequenza ad un touchdown su lancio profondo per Quick (!) ad un intercetto ritornato in touchdown assolutamente incomprensibile per tornare a lanciare sul profondo a Tavon Austin, capace di liberarsi dell’avversario con una mossa da videogioco per poi andare con tuta calma in touchdown.
Troppo spesso Keenum è sembrato non sapere bene cosa fare della palla che gli scottava in mano. Un paio di volte ha tirato via la palla per non prendersi un sack, puntualmente arrivato quando ha insistito a cercare un ricevitore libero che non c’era. Pensare di fare tutta la stagione con lui, che dimostra ogni giorno di più di essere un buon quarterback di riserva e niente più, mette un po’ in ansia i tifosi di Los Angeles, anche perché non si troveranno spesso squadre disposte al regalo continuo come i Buccaneers.
In difesa poco da dire sul front seven, abbastanza attento sulle corse e capace di portare una buona pressione su Winston, mentre decisamente da rivedere la secondaria. Alla fine si è portata a casa la vittoria, ma la difesa di Los Angeles ha subito 405 yard su passaggio, denunciando le gravi carenze che già preoccupavano in preseason per quanto riguarda il pacchetto dei defensive back. Ad un certo punto, addirittura, sembrava che Winston e Mike Evans giocassero in solitaria. Il ricevitore era sempre libero, ed il quarterback gli passava la palla (ovviamente) con la facilità con cui si scherzano i bambini al parco giochi.
I Buccaneers hanno sentito forse più del dovuto la mancanza di Doug Martin, ma l’impressione è che con questa linea di difesa, comunque, anche lui avrebbe faticato non poco a guadagnarsi qualche yard. Piuttosto ha un po’ deluso le aspettative Winston. Non certo nei numeri, perché un 36/58 per 405 yard e 3 TD (con un intercetto più che fortuito) è un bell’andare, ma pur mettendo bene la palla in aria ha sempre dato l’impressione di non riuscire ad incanalare la partita nei binari che portano a Tampa Bay, non riuscendo praticamente mai ad azionare lo scambio per portarla lontano dalla linea che porta a Los Angeles.
Il finale di partita è emblematico di questa incapacità di Winston. Dopo aver subito da Ethan Westrbook il touchdown che sembrava chiudere i conti per i Rams, Winston si scrollava di dosso il brutto fumble che aveva causato la segnatura e riportava i Buccaneers sotto nel punteggio con un drive composto da sette passaggi (di cui solo uno incompleto) che facevano percorrere al suo attacco le 75 yard che lo separavano dalla segnatura, ripetendosi subito dopo il touchdown con cui Tavon Austin sembrava aver di nuovo sigillato la partita.
La facilità con cui erano arrivate queste due segnature mostravano come l’inerzia della partita fosse tutta dalla parte dei Buccaneers, che avevano la grande occasione del sorpasso negli ultimi due minuti.
Tavon Austin commetteva una ingenuità sul ritorno di kickoff e, invece di lasciarlo rotolare in end zone, cercava di ritornarlo ugualmente finendo per essere placcato sulle proprie sei yard.
La difesa dei Buccaneers inchiodava i Rams costringendoli al punt, che arrivava dopo un’interruzione di più di un’ora dovuta alle condizioni atmosferiche (fulmini). Con 1 minuto e 42 da giocare e tutti e tre i timeout, i Buccaneers partivano dalle proprie 44 ed avevano bisogno di un touchdown per superare i Rams di un punto, e sinceramente sembrava un’impresa più che fattibile, visti i due ultimi drive messi in piedi da Winston. Winston riusciva ad arrivare con relativa calma fino alle 15 avversarie, grazie anche ad una penalità di Barron che regalava il primo down, ma a quel punto succedeva l’inimmaginabile. I Rams mandavano in rush quattro uomini lasciandone sette in copertura. Ovviamente i ricevitori erano tutti chiusi, in una situazione del genere, ma Winston riusciva ad uscire dalla tasca e trotterellare oltre la lionea di scrimmage verso la end zone avversaria. Invece di correre con decisione, però, indugiava e faceva un paio di finte di lancio per, a suo dire, crearsi spazio mantenendo i defensive back in copertura profonda. La tattica poteva anche avere un senso, ma Winston non ha pensato che alle sue spalle c’erano quattro difensori che lo potevano braccare senza problema, una volta liberatisi dalla pass protection. Così toccava a Robert Quinn avventarsi sul quarterback avversario da dietro per mettere il sigillo al 37-32 con cui i Rams portavano a casa l’intera posta.
Al di là dell’ingenuità sull’azione finale, la parola fine alla partita l’ha messa un reparto, la linea di difesa, che ha dominato a tratti la linea d’attacco avversaria, risultando di gran lunga il reparto più affidabile di una squadra, i Rams, che dovrà registrare qualcosa per poter continuare a competere anche con squadre di livello superiore ai Buccaneers (ed ai Rams stessi).
Domenica prossima primo test con Arizona per saggiare la consistenza di una squadra che pare ancora piuttosto molle per poter ambire a qualcosa di più del solito 7-9, anche se un passo avanti è già stato fatto se è vero, come è vero, che per la prima volta da quando Fisher è ai Rams il record alla terza giornata è 2-1 e non 1-2.
Per i Buccaneers la strada è ancora più in salita, perché domenica prossima arrivano i campioni in carica dei Broncos. Sicuramente un test più difficile rispetto a quello di questa domenica. E se tanto mi dà tanto…
Alla fine entrambe le squadre hanno messo in campo un misto di quanto visto nelle prime due giornate di gioco, e la vittoria è andata ai Rams che hanno saputo rimediare una volta di più rispetto ai Buccaneers ai numerosi errori commessi da entrambe le formazioni durante una partita brutta ma, alla fine, emozionante.
Spesso vediamo partite a “botta e risposta”, durante le quali ad una segnatura di una squadra segue immediatamente quella dell’avversario, in un’altalena di emozioni tipica di uno sport giocato ad alti livelli. In questo caso il botta e risposta c’è stato, inutile negarlo, ma anziché rincorrersi con le segnature ed i colpi di classe, Rams e Bucs si sono sfidate a suon di errori, talvolta tanto marchiani da risultare incredibili. Per tutto l’incontro, infatti, ad un errore di una delle due squadre ne seguiva subito dopo un altro da parte dell’avversario, mantenendo un equilibrio apparente dovuto, però, alla scarsa qualità delle contendenti.
I Rams, incapaci di superare la goal line nelle scorse due partite, hanno finalmente messo a segno dei touchdown (ben 5!), ma alla fine devono ringraziare Aguayo per aver sbagliato una trasformazione ed un field goal e soprattutto Jameis Winston per essersi impappinato con la palla nel momento decisivo della partita con il cronometro a zero e la palla della vittoria sulle cinque avversarie.
I Rams hanno fatto vedere confortanti segni di miglioramento in attacco, anche se Gurley è stato nullo o quasi per tutto il primo tempo e parte del secondo, uscendo solo alla distanza e finendo con due touchdown segnati, ma la prestazione dell’intero reparto è stata molto altalenante, e Keenum è passato da un inizio con drop in sequenza ad un touchdown su lancio profondo per Quick (!) ad un intercetto ritornato in touchdown assolutamente incomprensibile per tornare a lanciare sul profondo a Tavon Austin, capace di liberarsi dell’avversario con una mossa da videogioco per poi andare con tuta calma in touchdown.
Troppo spesso Keenum è sembrato non sapere bene cosa fare della palla che gli scottava in mano. Un paio di volte ha tirato via la palla per non prendersi un sack, puntualmente arrivato quando ha insistito a cercare un ricevitore libero che non c’era. Pensare di fare tutta la stagione con lui, che dimostra ogni giorno di più di essere un buon quarterback di riserva e niente più, mette un po’ in ansia i tifosi di Los Angeles, anche perché non si troveranno spesso squadre disposte al regalo continuo come i Buccaneers.
In difesa poco da dire sul front seven, abbastanza attento sulle corse e capace di portare una buona pressione su Winston, mentre decisamente da rivedere la secondaria. Alla fine si è portata a casa la vittoria, ma la difesa di Los Angeles ha subito 405 yard su passaggio, denunciando le gravi carenze che già preoccupavano in preseason per quanto riguarda il pacchetto dei defensive back. Ad un certo punto, addirittura, sembrava che Winston e Mike Evans giocassero in solitaria. Il ricevitore era sempre libero, ed il quarterback gli passava la palla (ovviamente) con la facilità con cui si scherzano i bambini al parco giochi.
I Buccaneers hanno sentito forse più del dovuto la mancanza di Doug Martin, ma l’impressione è che con questa linea di difesa, comunque, anche lui avrebbe faticato non poco a guadagnarsi qualche yard. Piuttosto ha un po’ deluso le aspettative Winston. Non certo nei numeri, perché un 36/58 per 405 yard e 3 TD (con un intercetto più che fortuito) è un bell’andare, ma pur mettendo bene la palla in aria ha sempre dato l’impressione di non riuscire ad incanalare la partita nei binari che portano a Tampa Bay, non riuscendo praticamente mai ad azionare lo scambio per portarla lontano dalla linea che porta a Los Angeles.
Il finale di partita è emblematico di questa incapacità di Winston. Dopo aver subito da Ethan Westrbook il touchdown che sembrava chiudere i conti per i Rams, Winston si scrollava di dosso il brutto fumble che aveva causato la segnatura e riportava i Buccaneers sotto nel punteggio con un drive composto da sette passaggi (di cui solo uno incompleto) che facevano percorrere al suo attacco le 75 yard che lo separavano dalla segnatura, ripetendosi subito dopo il touchdown con cui Tavon Austin sembrava aver di nuovo sigillato la partita.
La facilità con cui erano arrivate queste due segnature mostravano come l’inerzia della partita fosse tutta dalla parte dei Buccaneers, che avevano la grande occasione del sorpasso negli ultimi due minuti.
Tavon Austin commetteva una ingenuità sul ritorno di kickoff e, invece di lasciarlo rotolare in end zone, cercava di ritornarlo ugualmente finendo per essere placcato sulle proprie sei yard.
La difesa dei Buccaneers inchiodava i Rams costringendoli al punt, che arrivava dopo un’interruzione di più di un’ora dovuta alle condizioni atmosferiche (fulmini). Con 1 minuto e 42 da giocare e tutti e tre i timeout, i Buccaneers partivano dalle proprie 44 ed avevano bisogno di un touchdown per superare i Rams di un punto, e sinceramente sembrava un’impresa più che fattibile, visti i due ultimi drive messi in piedi da Winston. Winston riusciva ad arrivare con relativa calma fino alle 15 avversarie, grazie anche ad una penalità di Barron che regalava il primo down, ma a quel punto succedeva l’inimmaginabile. I Rams mandavano in rush quattro uomini lasciandone sette in copertura. Ovviamente i ricevitori erano tutti chiusi, in una situazione del genere, ma Winston riusciva ad uscire dalla tasca e trotterellare oltre la lionea di scrimmage verso la end zone avversaria. Invece di correre con decisione, però, indugiava e faceva un paio di finte di lancio per, a suo dire, crearsi spazio mantenendo i defensive back in copertura profonda. La tattica poteva anche avere un senso, ma Winston non ha pensato che alle sue spalle c’erano quattro difensori che lo potevano braccare senza problema, una volta liberatisi dalla pass protection. Così toccava a Robert Quinn avventarsi sul quarterback avversario da dietro per mettere il sigillo al 37-32 con cui i Rams portavano a casa l’intera posta.
Al di là dell’ingenuità sull’azione finale, la parola fine alla partita l’ha messa un reparto, la linea di difesa, che ha dominato a tratti la linea d’attacco avversaria, risultando di gran lunga il reparto più affidabile di una squadra, i Rams, che dovrà registrare qualcosa per poter continuare a competere anche con squadre di livello superiore ai Buccaneers (ed ai Rams stessi).
Domenica prossima primo test con Arizona per saggiare la consistenza di una squadra che pare ancora piuttosto molle per poter ambire a qualcosa di più del solito 7-9, anche se un passo avanti è già stato fatto se è vero, come è vero, che per la prima volta da quando Fisher è ai Rams il record alla terza giornata è 2-1 e non 1-2.
Per i Buccaneers la strada è ancora più in salita, perché domenica prossima arrivano i campioni in carica dei Broncos. Sicuramente un test più difficile rispetto a quello di questa domenica. E se tanto mi dà tanto…