Le mani sulla NFC West

I Los Angeles Rams sbancano il Centurylink Field di Seattle e mettono due mani sul titolo divisionale della NFC West oltre che su uno spot ai playoff che manca ormai dal 2003, quando ancora gli Arieti dimoravano in quel di St.Louis.
La partita era considerata il punto cruciale della stagione non solo per entrambe le squadre. Per i Rams per il definitivo allungo verso la postseason che ora attende solo la matematica per essere confermato, e per i Seahawks per l’ultimo, disperato tentativo di restare aggrappato alla corona divisionale in una stagione piena di (pochi) alti e

(molti) bassi.
Le numerose assenze, soprattutto in difesa, tra le fila dei padroni di casa non avevano impedito ai Seahawks di avere la meglio sui lanciatissimi Eagles, ma Seattle nulla ha potuto contro il perfetto game plan di Sean McVay, il quale ha finalmente continuato ad utilizzare uno straripante Todd Gurley anche dopo il primo drive, ed i risultati si sono visti.
Il numero trenta degli ospiti ha fatto ciò che ha voluto portando palla per 152 yard su corsa, a cui vanno aggiunte le tre ricezioni per 28 yard, ma soprattutto portando la palla per quattro volte nella end zone avversaria, riconfermandosi come uno dei runningback dominanti dell’intera lega. Diversamente da quanto era accaduto con Minnesota e Philadelphia, non abbandonare subito il gioco di corsa per affidarsi quasi totalmente ai passaggi di Goff ha permesso ai Rams di consolidare il risultato e prendere poco a poco le distanze dai Seahawks, che nel frattempo facevano una fatica enorme a produrre qualcosa in attacco, asfissiati da una difesa che non dava tregua a Russell Wilson, dimostrando di aver preparato la partita alla perfezione.
Un incontenibile Aaron Donald metteva a segno ben tre dei sette sack complessivi realizzati dalla difesa, ma per una volta tutti i reparti si esprimevano al loro migliore livello, impedendo ai Seahawks di produrre un gioco di corsa credibile, distruggendo qualsiasi tentativo di Wilson di mettere la palla per aria ed infine limitando al minimo indispensabile le incursioni personali del quarterback avversario.
Aggiungiamo un pizzico (anzi, una bella manciata) di special team, con Pharoh Cooper indiavolato, capace di arrivare a pochi centimetri dalla segnatura durante un ritorno di punt ma soprattutto dando la sensazione di poter tirare fuori il ritorno vincente da un momento all’altro, e la ricetta è completa.
Con tutti questi ingredienti, l’unica cosa che poteva uscire dal forno era un vero e proprio Blow Out da parte dei Rams, che andavano al riposo in vantaggio 34-0 e poi, nel secondo tempo, si portavano fino sul 40-0.
Solo a quel punto, nel terzo quarto, i giri del motore iniziavano a calare, Gurley lasciava il posto a Malcolm Brown, Goff (un paio di drive più tardi) veniva sostituito da Sean Mannion ed i Seahawks riuscivano a non finire a zero grazie ad un bel drive di Wilson, che si concludeva con un passaggio in touchdown per il suo quasi omonimo Willson.
I Rams segnavano ancora due punti grazie ad una safety per un intentional grounding di Wilson dentro la sua end zone (irreprensibile dal punto di vista regolamentare, piuttosto discutibile nelle intenzioni, in quanto si trattava di un palese fraintendimento tra QB e ricevitore sulla traccia da effettuare).
Pochissimi gli errori dei Rams. Si contano l’intercetto lanciato da Goff su un quarto e uno, il fumble causato da un sack, fortunatamente recuperato da un compagno di squadra, un drop di Kupp ad inizio partita su un terzo down cruciale che ha costretto i Rams a calciare un field goal e la trasformazione sbagliata da Zuerlein sull’ultimo touchdown. Da rimarcare anche la tenuta nervosa e mentale, che ha fatto sì che i Rams non si siano fatti trascinare sul piano della rissa nonostante un paio di tentativi operato dagli avversari di buttarla in caciara.
In casa Seahawks la delusione è stata grande. Dopo la partita con gli Eagles si pensava probabilmente di riuscire a riagguantare i Rams in vetta alla classifica, ma la “tempesta perfetta” arrivata da Los Angeles ha colto di sorpresa un po’ tutti.
Impossibilitati a correre, se non con le invenzioni di Wilson, i Seahawks hanno tentato le vie aeree, senza fortuna, bloccati da una difesa che ha sfoderato una delle migliori prestazioni degli ultimi anni.
I numeri sono abbastanza impietosi: 14/30 per 142 yard ed 1 TD per Wilson, con la metà delle yard guadagnate provenienti dall’unico drive decente messo in piedi da Seattle, quello della segnatura, 20 e 19 yard guadagnate su corsa dai due runningback McKissic e Davis, meglio dei quali ha fatto Wilson con cinque corse per 39 yard. Ma sono soprattutto i numeri di squadra a dare l’idea della disfatta.149 yard totali con un misero 4/14 sui terzi down, dieci dei quindici drive duranti tre azioni o meno, metà campo avversaria superata solamente quattro volte. Insomma, una Caporetto su tutta la linea, con Pete Carroll ed i suoi assistenti incapaci di trovare delle alternative anche dopo la pausa di metà tempo.
La via per la postseason si fa adesso durissima per Pete Carroll, che deve vincere le ultime due partite e sperare nei risultati altrui per poter aspirare a continuare a giocare anche a Gennaio.
Per i Rams, invece, si tratta di mantenere il sangue freddo e non perdere  la concentrazione. Le prossime due partite saranno contro Titans e 49ers, entrambe abbordabili ma allo stesso tempo pericolosissime perché il rischio di sottovalutare gli avversari credendosi già arrivati è davvero dietro l’angolo.
Difficile, però, che McVay non abbia già in mente una routine motivazionale specifica per non far perdere la giusta tensione ad una squadra che ha la fortuna di non avere nulla da perdere, avendo già fatto meglio delle ultime tredici stagioni. Una vittoria (o una sconfitta di Seattle) nelle ultime due giornate consegnerà lo scettro divisionale ai Rams. Da lì in poi, però, sarano tutti affari degli avversari…

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