E sono tre!!!

Parlando di Los Angeles Rams, quest’anno l’unico argomento sembra essere Jared Goff ed il suo debutto in campionato, che appare sempre più lontano e non cessa di far discutere gli esperti di tutto il globo, tutti intenti a scrutare l’orizzonte del campo di allenamento dei Rams per cercare di individuare una qualsiasi novità al riguardo.
Nel mentre, i Rams continuano ad allenarsi come se nulla fosse e, soprattutto, continuano a collezionare vittorie nel silenzio più totale. Forse bisognerebbe toccare il tempo a tutti questi espertoni assiepati davanti allo spogliatoio in attesa del Golden Boy con il numero sedici e fargli presente che là fuori si stanno perdendo una squadra che, dopo quattro partite, è al comando della NFC West e, nonostante le vittorie siano arrivate in maniera tutt’altro che esaltante, sembra tutt’altro che intenzionata a smettere.
La vittima di questa settimana sono gli Arizona Cardinals che, al contrario dei Rams, dopo tre settimane si trovano al fondo della classifica divisionale ad interrogarsi se la loro “finestra di gloria” si sia già chiusa e sia ora di ripensare gli obbiettivi stagionali e ritarare le aspettative ad una stagione non all’altezza di quelle vissute a Phoenix dall’arrivo di Bruce Arians alla guida della squadra.
Un’altra vittoria targata difesa, per i Rams, perché se è vero che i punti li hanno messi a segno Brian Quick, autore di ben due touchdown su passaggi di Keenum, e Zuerlein, è stato il reparto difensivo, con una prestazione superba, a tenere lontani i Cardinals dalla end zone quel tanto che è bastato per portare a casa il 17-13 finale.
I Rams hanno disputato la loro solita partita piuttosto debole in attacco, con una linea tanto brava a proteggere Keenum quanto incapace di aprire varchi sfruttabili per un Todd Gurley che deve ancora ritrovare lo smalto e le performance che gli sono valsi il titolo di rookie dell’anno nella stagione 2015. Con Keenum in cabina di regia non ci si possono aspettare  prestazioni scoppiettanti, ma un paio di acuti il quarterback dei Rams li ha piazzati, e se non fosse per l’ormai cronica attitudine al drop dei suoi ricevitori, il bottino avrebbe potuto essere maggiore.
Keenum si è anche improvvisato scrambler in più di una occasione, andandosi a conquistare un paio di primi down oramai dati per persi, oltre ad una corsa di quasi venti yard annullata dall’ennesima penalità di Greg Robinson, croce e delizia di questa linea offensiva. E sempre Robinson, inopinatamente troppo oltre la linea di scrimmage, annullava una vera e propria magia di Keenum che, uscito indenne da tre tentativi di sack praticamente già dati per certi, riusciva a trovare Kendricks su un gioco rotto e guadagnare una trentina di yard.
Fortunatamente Keenum riusciva a a tenere validi due passaggi per Brian Quick, sul primo dei quali il ricevitore si liberava con una bella mossa di due marcatori e si catapultava intoccato in touchdown nel primo quarto. Il secondo, invece, era una bella e difficile presa sotto marcatura stretta nel quarto periodo, dopo che un ottimo ritorno di punt da 47 yard di Tavon Austin aveva messo i Rams in buona posizione di campo.
L’attacco dei Cardinals, invece, pur mettendo insieme dei numeri quasi doppi rispetto ai Rams (420 a 288 il total offense in favore di Arizona) non riusciva ad incidere più di tanto, contenendo la pass rush avversaria per tre quarti per poi crollare nel finale, quando Donald e Quinn portavano scompiglio nel backfield offensivo dei Cardinals e permettevano ai Rams di portare a casa l’intera posta.
La difesa dei Rams pare aver trovato il proprio equilibrio anche nel backfield, con Trumaine Johnson leader incontrastato di un manipolo di difensori che hanno in McDonald, Gaines (ottimo rientro il suo) e Joyner un terzetto di colpitori piuttosto temibile, ai quali si aggiunge un Mark Barron che non ha dimenticato come si intercettano i palloni vaganti pur giocando in una posizione ibrida tra safety e linebacker.
Il quarterback di Arizona, Carson Palmer, pur trovando spesso e volentieri in John Brown il suo bersaglio preferito (10 ricezioni su 16 lanci indirizzatigli da Palmer per un totale di 144 yard guadagnate), stante la particolare cura prestata a Larry Fitzgerald limitato a sole cinque ricezioni, oltre al touchdown per Floyd allo scadere del primo tempo non riusciva a mettere a referto molto altro. Un intercetto e tre sack completavano il suo score, e proprio su uno di questi sack Palmer colpiva violentemente il tereno con la testa procurandosi una probabile commozione cerebrale che lo obbligava a lasciare spazio a Drew Stanton. Lo scorso anno proprio Stanton giocò una partita straordinaria contro i Rams, ma quest’anno la musica è decisamente cambiata.
Un intercetto subito da Barron appena dentro il two minutes warning ed un altro da McDonald sull’Hail Mary finale sul quale il Defensive Coordinator dei Rams Gregg Williams ha fatto una chiamata spettacolare. La settimana scorsa aveva mandato tre uomini in rush ed otto a coprire, mentre questa volta ha fatto in maniera diversa: sei ad attaccare il quarterback e cinque a coprire contro la formazione a soli tre ricevitori dei Cardinals. Il risultato è stato di sicuro effetto, dal momento che la forte pressione esercitata su Stanton lo ha costretto a lanciare quando i suoi ricevitori non erano ancora nemmeno nelle vicinanze della end zone, e l’intercetto è stato quasi un gioco da ragazzi per McDonald.
I Rams si trovano quindi 3-1 in testa alla division in virtù della vittoria contro i Seahawks, anch’essi a quota 3-1, ma non è tutto oro quello che luccica in California. Le vittorie sono sempre vittorie, belle o brutte che siano, ma sono sempre state accompagnate da questa sensazione di casualità, da questa costante incostanza del gioco offensivo che non fa dormire sonni tranquilli ai tifosi blu oro. Il giorno che la difesa avrà una giornata storta o forse anche solo normale, in California ci sarà probabilmente un brutto risveglio collettivo, anche se il risultato di una giornata simile lo abbiamo già visto alla prima giornata, quando i Rams hanno giocato una delle loro peggiori partite dell’era Fisher.
Le stesse sensazioni, come dicevamo in apertura, si stanno palesando in casa Cardinals. La spinta di Arians si è già esaurita? Il livello della squadra ha già iniziato a diminuire? Da quanto visto ieri sera sembra che i Cardibnals non siano più la squadra delle scorse stagioni, e la classifica sta lì impietosa a sottolinearlo. Dove risieda effettivamente il problema non è chiaro, ma Arians farà bene a mettere insieme i pezzi in fretta se non vorrà fare un salto indietro di qualche decade.
Per finire una curiosità. A St.Louis i Cardinals erano una delle squadre più odiate, a causa dell’abbandono della città nei primi anni 90 per trasferirsi a Phoenix. Chissà per chi avranno tifato ieri sera gli orfani di Cardinals e Rams. Il meteorite?

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