La vittoria è un gentile omaggio

Occhi puntati sul Los Angeles Coliseum, questa settimana, dove andava finalmente in scena il debutto della prima scelta assoluta Jared Goff, quarterback da California per ottenere il quale i Rams avevano venduto ai Tennessee Titans (possessori dell’agognata prima posizione al draft) tutto il vendibile in termini di scelte per i futuri draft lo scorso aprile, diventato ben presto un oggetto misterioso per la clamorosa decisione di non farlo scendere in campo da parte del coaching staff dei Rams che non lo riteneva ancora pronto per il grande palcoscenico.
Dopo dieci settimane di gioco (undici con il bye) Fisher aveva però deciso di cambiare, non si sa quanto spontaneamente, ed improvvisamente il buon Jared da rookie non in grado di scendere in campo si era trasformato nel giocatore su cui i Rams faranno affidamento da qui a fine campionato e per gli anni futuri.
Guardando la partita di Goff /17/31 per 137 yard, 0 TD, 0 int e 1 sack), il debutto è stato abbastanza positivo, considerando anche le condizioni in cui è stato fatto giocare. L’apprensione del coaching staff era chiara ed evidente nelle chiamate offensive che, in caso di passaggio, non sono mai state particolarmente aggressive o rischiose. Il game plan era semplicissimo: lancia slant veloci o poppettini in mezzo al campo, mai più di sette /dieci yard, possibilmente anche meno, non restare con la palla in mano per troppo tempo e mai, assolutamente mai, liberare il braccione sul profondo, a scanso di equivoci.
Con un piano simile, tutto quello che si chiedeva a Goff era di non commettere errori, non provocare turnover e di non perdere la partita con decisioni avventate. Missione compiuta, quindi, per la quale potremmo assegnare un bel sette in pagella, se non fosse che alla fine della fiera la partita l’ha persa. Non lui, certo, ma ciò che resterà negli annali statistici sarà che l’esordio di Goff è coinciso con una sconfitta, peraltro giunta in maniera piuttosto rocambolesca a 36 secondi dal termine, dopo che i Rams avevano completamente dominato difensivamente dei Dolphins apparsi incapaci di far funzionare una cosa qualsiasi, anche la più semplice.
La partita sta praticamente tutta in un paio di cifre: 3 terzi down convertiti complessivamente dalle due squadre su un totale di 24 tentativi (con i Dolphins a convertire il loro unico terzo down a 5:34 dalla fine), 18 punt totali, rarissime puntate nella metà campo avversaria (i Dolphins sono arrivati nella red zone avversaria solo a 4 minuti dal termine della partita, mentre i Rams non ci si sono nemmeno mai trovati). La classica partita dei Rams 2016, quindi, dove la difesa fa gran parte del lavoro cercando di non prendere più dei pochissimi punti che l’asfittico attacco riesce a segnare.
Nonostante le bellicose dichiarazioni di Suh e compagni, che avevano promesso di rendere “miserabile” il pomeriggio di Goff, il front seven dei Dolphins ha dovuto fare un superlavoro sulle corse, più che sui passaggi, dove in effetti la pressione sul quarterback avversario non ha avuto modo di svilupparsi più di tanto anche a causa delle precise scelte offensive di Boras e Fisher. Con Todd Gurley apparentemente in giornata positiva, capace di segnare un bel touchdown di corsa nel secondo drive offensivo sfruttando i blocchi finalmente perfetti della propria linea d’attacco, i Rams sembravano riuscire ad obbligare la difesa di Miami a rispettare entrambe le fasi offensive, ma una volta accertato che Goff non avrebbe mai testato il profondo, i defensive back si chiudevano ulteriormente andando nuovamente ad ingolfare l’area centrale che Boras continuava ad ostinarsi a colpire con le corse di Gurley, con il risultato che il numero 30 dei Rams veniva completamente azzerato nel secondo tempo.
Nonostante tutto, però, i Rams apparivano essere la sola squadra in grado di muovere il pallone efficacemente, in alcune fasi della partita. La linea difensiva dei Rams metteva spesso in difficoltà la raffazzonata linea offensiva ospite, già orfana di due titolari e con Tunsil che doveva lasciare la partita abbastanza presto, soffocando qualsiasi tentativo di Tannehill ed Ajayi, il quale riusciva a trovare solamente una volta un varco interessante per un guadagno di 36 yard, per tornare poi nell’anonimato al quale lo obbligava un Alec Ogletree davvero mostruoso sia in chiusura dei buchi che in copertura corta.
Oltre al touchdown di Gurley arrivava anche il field goal di Zuerlein che portava i Rams sul 10-0 alla fine del terzo quarto.
A metà del quarto periodo, poi, i Rams avevano la possibilità di chiudere definitivamente i conti, trovandosi con un quarto tentativo e una yard sulle 30 offensive. Con il senno di poi è facile dire che Fisher avrebbe dovuto giocarsi il quarto tentativo, ma in quel momento il rischio di rivitalizzare una squadra che appariva morta e sepolta con uno stop sul quarto down era tangibile, e Fisher preferiva affidarsi al piede di Greg Zuerlein. Il calcio colpiva il palo di sinistra ed il risultato restava sul 10-0, ma da quel momento si innescava una serie di episodi che giravano tutti in favore dei Dolphins, restituendogli morale e regalandogli campo ed occasioni proprio nel momento cruciale della partita.
Ryan Tannehil, che fino a quel momento poteva vantare un miserabile 12/21 per 57 yard ed un intercetto, vestiva improvvisamente gli improbabili panni del Joe Montana di turno e non sbagliava più un lancio, infilando un incredibile 12/13 per 115 yard e due TD in due drive consecutivi. A dare una mano ci pensavano Ogletree e Donald con due penalità che avvicinavano i Dolphins all’end zone facendogli risparmiare tempo prezioso. Nel primo dei due drive vincenti Tannehill distribuiva palla tra Stills, Landry, Parker ed Ajayi fino a trovare Landry in end zone per il 10-7 che riapriva la partita.
Un incomprensibile playcalling da parte di Boras trasformava quello che avrebbe dovuto essere un drive mangiatempo in un three and out che ridava palla a Miami sulle proprie 25 con 2:11 sul cronometro.
Tannehill stabiliva una connessione con Parker che si trovava sempre al posto giusto, l’ultima volta nella parte destra dell’end zone per la ricezione della vittoria a 36 secondi dal termine.
Bennie Cunningham ritornava il kickoff fino alle 41 dei Rams, ma da lì chiedere il miracolo a Goff dopo averlo limitato per tutto il giorno sarebbe stato decisamente troppo.
I Rams buttavano via quindi una vittoria che avevano letteralmente in tasca con una scellerata gestione del campo in difesa negli ultimi sei minuti, e per l’ennesima volta si ritrovavano a decidere una partita all’ultima azione restando ancora una volta dalla parte sbagliata: quella che perde.
I Dolphins ringraziano per l’inaspettato regalo (coach Adam Gase a fine partita dichiarerà che non ha proprio idea di come sia successo, il che dice tutto…) e collezionano la quinta vittoria consecutiva, che li porta ad una sola vittoria dall’ultimo posto disponibile per una wild card. Certo che bisognerà capire chi sono realmente i Dolphins, se quelli dei primi tre quarti e mezzo, inconcludenti ed incapaci di guadagnare alcunchè, oppure quelli degli ultimi due minuti e due drive, determinati  e cinici.
Per i Rams si tratta ora di rimettersi in carreggiata e prendere una decisione definitiva su Goff. In settimana Fisher, Boras e Weinke (il coach dei QB) hanno insistito sul fatto che il playbook non sarebbe stato scalato in funzione dell’esordio di Goff, ma sarebbe addirittura stato ampliato. Come abbiamo visto ieri sera si trattava di una montagna di balle, ma se ritengono che Goff sia davvero pronto per la NFL non vediamo perché limitarlo così pesantemente. La difesa di New Orleans dovrebbe essere l’ideale per rischiare qualcosina in più. Vedremo se il coaching staff di Los Angeles sarà dello stesso avviso domenica prossima.

I commenti sono chiusi.