Whose House? Rams House!

“The Battle for L.A.” non è nè il disco del 1999 dei Rage Against The Machine, nè il falso allarme che nel 1942 fece pensare ad un nuovo attacco giapponese da Ovest, tre mesi dopo Pearl Harbor. Gli unici aerei che solcavano i cieli sopra il Los Angeles Coliseum  domenica pomeriggio erano quelli che recavano due eloquenti striscioni che invitavano i Chargers a tornarsene a San Diego e togliersi dai piedi da una città che non sarà mai loro.
In futuro non si sa, ma almeno per adesso Los Angeles è chiaramente dei Rams, che conquistano la terza vittoria consecutiva sbarazzandosi 35-23 dei Los Angeles Chargers in un “derby” che Los Angeles non viveva dal 1992, quando a sfidarsi per la supremazia cittadina furono i Rams ed i Raiders.
Tutto abbastanza facile per i ragazzi di McVay, che sfoderano una prestazione offensiva talmente dominante da far passare in secondo piano i problemi evidenziati dalla difesa in una partita che ha rispettato le aspettative che prospettavano uno shootout.
Del resto con un attacco guidato da un mai domo Philip Rivers, che ha trovato l’ottima sponda di Melvin Gordon e Mike Williams, i Chargers hanno cercato di rispondere colpo su colpo ad un attacco avversario che sembrava inarrestabile, arrendendosi solo a causa di alcuni errori evitabili.
Nonostante tutto, però, non si è mai avuta la sensazione che i Chargers potessero scappare via e portarsi a casa l’intera posta, nemmeno quando Gurley ha perso il pallone in uno dei suoi rarissimi fumble ad inizio partita, oppure quando Goff si è fatto intercettare da un ottimo e reattivo Derwin James, il quale però ha pensato bene di non terminare la sua corsa in end zone e prendersi il touchback, costringendo invece il suo attacco a ripartire dalla una yard. Occasione ghiotta per l’aggressiva difesa dei Rams, che ha forzato un punt poi bloccato da Littleton, con palla recuperata in end zone da Countess per i sei punti che erano appena svaniti con l’intercetto subito da Goff.
Proprio il numero sedici dei padroni di casa ha tenuto il palcoscenico con una prestazione che testimonia della grossa crescita rispetto allo scorso anno. I numeri, peraltro egregi (29/36 per 354 yard, 3 TD e 1 intercetto), non dicono tutto della crescita di Goff. Il progresso più evidente riguarda la presenza nella tasca. Goff si muove con una tranquillità estrema, nemmeno scalfita dal primo (e unico, per ora) sack da inizio stagione, sfruttando fino all’ultimo secondo il tempo garantitogli da una linea d’attacco che si sta candidando ad essere considerata una delle migliori della lega. In particolare abbiamo contato un’azione nella quale Goff ha lanciato dopo otto (OTTO!) secondi, senza avere un difensore vicino a minacciarlo e senza che i cinque linemen commettessero holding. Non è così frequente vedere scene del genere, nella NFL di oggi.
Mancano forse i tight end, all’appello di questo attacco capace di segnare più di 30 punti a partita, ma i blocchi di Higbee ed Everett valgono le ricezioni di Cooks, Woods e Kupp o le corse di Gurley e Brown.
Un po’ deludenti, per motivi differenti, le due difese. I Chargers erano senza Bosa e Liuget, ma l’assoluta mancanza di idee per fermare l’attacco ei Rams partiva dalla panchina, dove il defensive coordinator Gus Bradley non è stato in grado di rispondere praticamente a nulla di quello che i Rams gli hanno presentato in campo. Ormai è risaputo che i Rams amano stabilire il gioco di corsa per lavorare di play action, e sebnene siamo coscienti che non sia per niente facile, i Chargers hanno subito senza quasi reagire, la predominanza offensiva avversaria. Poca, se non nulla, la pressione su Goff. Molto timida la copertura della secondaria. Inseistente il secondo livello, con Gurley e Brown che venivano placcati sempre dopo un guadagno cospicuo, quando riuscivano a superare la linea di difesa avversaria.
A parti invertite una prestazione altalenante condizionata dalla perdita per infortunio di due pilastri della secondaria come Talib e Peters. Non si conosce ancora l’entità dell’infortunio per entrambi (e per Dominique Easley), ma a prima vista il solo Peters rischia di non esserci giovedì notte contro i Vikings.
Nonostante il trattamento di favore riservato al front three (praticamente tutti sempre raddoppiati), la linea di difesa dei Rams ha portato una buona pressione su Rivers, sul quale il solo Suh è riuscito a mettere le mani una volta, affrettandone comunque i lanci. Si attendeva con trepidazione il momento in cui un attacco avesse finalmente testato in profondità la secondaria, e chi meglio di Rivers poteva provarci? Tutto sommato gli è andata abbastanza bene: 18 su 30 per 226 yard con diversi palloni lunghi giocati bene, ma alla fine non è bastato per evitare la sconfitta.
Rams in emergenza in difesa anche a causa della settimana corta, quindi, una sfida in più per McVay in vista della partita contro i Vikings. Chargers in emergenza vittorie, invece. Che si ritrovano con una sola vittoria dopo tre giornate, non proprio il ruolino di marcia immaginato in estate. I Chargers avranno già domenica prossima una ghiotta occasione per rifarsi, ospitando i 49ers freschi orfani di Garoppolo.
 

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